Marcia indietro dell’azienda sulle somme per gli incentivi all’esodo e l’integrativo alla cassa integrazione per i 123 dipendenti della Best di Montefano rimasti senza lavoro, e la trattativa con i sindacati si interrompe. Ne hanno dato notizia Fiom Cgil e Fim Cisl, che oggi si erano presentati all’incontro con l’amministratore delegato e il direttore del personale convinti di poter arrivare ad un accordo, «per quanto amaro e difficile», invece si sono trovati davanti ad un «dietrofront ridicolo e inaspettato». Sulla vicenda interviene anche l’Idv.
«Il tavolo sindacale sulla Best si è interrotto – scrivono David Favìa, Paolo Eusebi, Paola Giorgi e Giovanni Torresi, componenti del direttivo – e l’Italia dei Valori stigmatizza fortemente questa intollerabile e inconcepibile marcia indietro dell’azienda sulle somme e gli incentivi all’esodo e l’integrativo alla cassa integrazione per i 123 dipendenti della Best di Montefano.
Dopo aver lasciato i lavoratori per la strada dalla mattina alla sera senza preavviso e cambiando addirittura la serratura nonostante la produttività del sito, ora la Best ha di fatto bloccato la trattativa con i sindacati.
Siamo sbalorditi e, come sempre vicini e solidali ai lavoratori e alla Rsu che si è spesa moltissimo in questo periodo e che ora si vede di fronte a questo dietrofront ridicolo e inaspettato. Come già annunciato durante la visita al presidio della Best di Maurizio Zipponi, responsabile nazionale lavoro e welfare dell’Italia dei Valori e di David Favìa, coordinatore Idv Marche, abbiamo subito presentato un’interrogazione al Ministero dello Sviluppo economico perché convochi al più presto un tavolo con sindacati e impresa per cercare insieme azioni concrete per dare quella serenità occupazionale minata da azioni irresponsabili e lesive della dignità delle persone.
Bisogna inchiodare l’azienda alle sue responsabilità anche a livello civile e penale e considerando che il tavolo locale è fallito, è necessario che intervenga il più presto il Governo. Chiederemo ammortizzatori sociali più lunghi possibili e strumenti, anche giudiziari, per prevenire simili comportamenti da parte delle aziende in futuro. Poi servirà la cassa integrazione e contemporaneamente corsi di formazione e riqualificazione per consentire l’inserimento degli operai e infine fondamentale, è studiare ogni soluzione possibile per rendere appetibile alle aziende un eventuale investimento qui, anche se, come sostenuto da Zipponi, si trattasse di vendere il sito a un euro per incentivare l’investimento sui macchinari e personale».
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ve dovete solo che vergognà tutti quanti