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La smorfia enogastronomica marchigiana

Con il gusto si può vincere!

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Giulia_Canuto

Giulia Canuto

di Giulia Canuto

      Non per essere polemica, ma finalmente le Marche invece di essere emulate hanno emulato qualcosa. Quando si parla di Smorfia – soprattutto in questo periodo dell’anno – subito l’associazione di pensieri freudiana ci porta a Napoli. Ma l’altro giorno, presa da un raptus di pulizie, ho ritrovato in un cumulo di vecchi libri tra la polvere degli scaffali un piccolo volumetto intitolato “La Smorfia Enogastronomica Marchigiana”. La curiosità è stata sempre più forte di me – ahimè, perché se da piccola non mi arrampicavo per cercare dove fosse la marmellata avrei avuto meno cicatrici – e quindi vado a leggere. Gianfilippo Centanni e Rolando Ramoscelli gli autori; Giovanni Fileni «l’editore». E non è un caso di omonima. L’amministratore delegato della nota azienda di pollame, oltre a vincere l’Ethic Award recentemente, in passato si è dedicato alla ricerca delle tradizioni del territorio insieme a due stimati del settore. Ecco come è nata l’idea di questa smorfia. La smorfia è il libro che codifica i sogni in numeri, nella convinzione e speranza che i sogni siano messaggi in codice. E perché quindi se ci sogniamo di mangiare un arrosto, una zuppa o dei tortellini, non potrebbero anche questi essere segni onirici del nostro destino? Che c’è crisi, c’è crisi; ma forse gli italiani, popolo di sognatori, ancora spendono un paio di euro per poter credere che i propri desideri si realizzino. La nostra tradizione, la nostra gastronomia, quella che ha cresciuto i nostri nonni e prima di loro chissà quanti altri, può darci una mano. E allora d’ora in poi taccuino e penna vicino al comodino per annotare al risveglio i cibi “da sogno”. Per esempio se sognate di bere l’acqua si gioca il 40, se è acquavite di Vernaccia Verdicchio o Lacrima si gioca il 53, il vino 21 e il vino cotto 57. Il brodo di pollo vale 28, il cappone lesso 2, il cotechino 22, la minestra di cappelletti 6, le lasagne al forno 69. Se si pensa ad una fetta di ciauscolo bisogna scrivere 13, alla coratella 42, alla galantina alla maceratese 45 e al fritto misto alla marchigiana 89. Se si mangia il cinghiale si gioca il 4, se è coniglio (rigorosamente in porchetta) si gioca il 68, per l’agnello fritto il 32 (arrosto il 9), per il baccalà il 5, per l’olio extravergine di oliva il 40, per il pane 35 (se abbrustolito 15), per la pizza 80. Mentre se si sogna un ciambellotto è il 51 da giocare, il 44 per la tavola apparecchiata, il 55 per il caffè (espresso il 18), 20 per la frutta. E alla fine dei giochi se vi svegliate con la fame giocate il 68, se invece alla fine del sogno siete ingrassati l’8. Buon appetito onirico e in bocca al lupo!



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