Tavola rotonda sulla crisi edilizia

Parla Massimo Ubaldi dell’Ance Marche

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CRISI-EDILIZIASi è svolta oggi a Macerata, nella sala convegni del ristorante “Le Case”, una tavola rotonda indetta dall’Ance Marche sul tema: “Come rilanciare le costruzioni. Utilizzazione del patrimonio residenziale, invenduto, riqualificazione dell’esistente secondo criteri di eco compatibilità”. In sostanza i presidenti dei settori edili di Confindustria delle cinque province delle Marche hanno affrontato il tema della crisi dell’edilizia, sia pubblica che privata.

Ne parliamo con il presidente dell’Ance Marche Massimo Ubaldi.

Quale è la situazione del settore delle costruzioni nelle Marche?

“In tutta Italia ma in particolare nelle Marche la crisi si è fatta sentire. Nelle Marche abbiamo purtroppo dei dati peggiori che nel resto d’Italia. La cosa ci preoccupa in particolare perché il settore sta vivendo una crisi veramente terribile che rischia di compromettere aziende storiche e di grandi esperienze. Queste se dovessero compromettersi in maniera definitiva sarebbe poi molto difficile andarle a recuperare negli anni avvenire”.

Qualche cifra?

“In questo momento abbiamo circa 5.500 posti di lavoro perduti diretti ma sappiamo che nell’edilizia quello che preoccupa è il settore dell’indiretto che ha un moltiplicatore che va da 5 a 6. Purtroppo le notizie sono molto peggiori”.

State pensando a dei rimedi o a delle proposte da sollevare appunto in questa tavola rotonda di oggi?

“Questa è una delle tante iniziative che stiamo realizzando in questo momento. Perché comunque sono diversi gli argomenti per tentare di rilanciare il settore. Alla base di tutto c’è la difficoltà del credito che in questo momento è completamente chiuso per il nostro settore e questo non ci da la possibilità di far ripartire gli investimenti privati. Tutti sanno a che punto stanno gli investimenti pubblici per cui chiaramente il mercato si avvita. E’ evidente che senza la ripresa del credito poco è possibile fare per cui auspichiamo che i problemi del credito possano risolvere a breve e lì comunque speriamo che anche la politica metta mano perché la politica non può tirarsi fuori da questo problema”.

Cosa chiedete alle istituzioni?

“Oltre a questo intervento che riguarda il settore del credito che nelle Marche ha avuto dei picchi diversi che nel resto d’Italia, comunque ingiustificati. Noi chiediamo che le amministrazioni pubbliche facciano la loro parte perché ancora purtroppo questa è una regione per portare avanti un progetto che ha delle complicazioni. Anche un programma integrato di intervento o un un accordo di programma in generale richiedono tempi lunghi di almeno dieci anni. E questo non è più possibile sia perché il mercato perde di appetito rispetto al progetto ma soprattutto non è possibile per motivi finanziari perchè poi sono le stesse banche che lo mollano e mettono in difficoltà l’imprenditore che aspetta per così tanto tempo per portarlo a termine”

  • A quanto ammonta il patrimonio dell’invenduto?

“Un calcolo preciso non è stato fatto. Certamente ci sono zone in cui l’invenduto è abbastanza pesante. Un po’ meno nelle grandi città e molto di più nelle vallate dove diversi Comuni, negli anni d’oro, hanno moltiplicato i piani regolatori e hanno fatto costruire molto. Lì sicuramente avremo problemi per anni per poter piazzare l’iunvenduto. Certo c’è bisogno probabilmente di qualcosa di speciale per poterlo rimettere in circolazione”.



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