di Emanuele Trementozzi
Situazione lavorativa difficile per i lavoratori del Calzaturificio Hugo Boss di Morrovalle, pronti a dare battaglia qualora l’azienda confermasse le intenzioni di delocalizzare la produzione, mettendo a rischio il posto di lavoro di decine di operai e la situazione delle loro rispettive famiglie. Tutto ha inizio nel gennaio 2009, quando l’inizio della fase acuta della crisi economica porta al licenziamento di 38 operai e operaie su un totale occupazionale di 180 unità. Nel gennaio del corrente anno è stato siglato un Contratto di solidarietà tra parti sociali e dirigenza aziendale, stipulando un concordato di riduzione di orario lavorativo pari al 39% del monte ore, della durata di 12 mesi e riguardante 137 lavoratori su 141. Lo scorso 28 ottobre quindi si è proceduto ad un incontro informativo tra le parti, cui ha fatto seguito la riunione assembleare dei lavoratori; tale incontro ha avuto lo scopo di valutare lo stato di salute dell’azienda e le reali prospettive future legate ai livelli occupazionali. Tale assemblea ha deliberato la richiesta di un nuovo incontro con la classe dirigente, per studiare insieme ai vertici aziendali i riflessi della crisi sui posti di lavoro. Tale assise, dopo alcune reticenze opposte dalla Hugo Boss, ha avuto luogo presso la sede della Confindustria. I sindacati che stanno seguendo la vicenda, Filctem Cgil e Femca Cisl, hanno espresso le loro perplessità sul futuro che incombe sul livello occupazionale dell’azienda e sul comportamento eticamente scorretto dei vertici. Si accusa infatti la dirigenza di proiettare il futuro dell’azienda verso un sempre più accentuato decentramento produttivo. Il prossimo 30 novembre le parti torneranno ad incontrarsi, dato che l’azienda dovrebbe ufficializzare il Piano Industriale e i sindacati torneranno a chiedere un rinnovo del Contratto di Solidarietà senza che siano prese misure drastiche relative al livello occupazionale; unica soluzione possibile al momento per scongiurare esuberi ulteriori di personale. Qualora le richieste non fossero ascoltate, i sindacati si dicono pronti ad adire le via convenzionali per mezzo di vertenze e qualora fosse necessario anche vie extra aziendali, per tutelare il posto di lavoro e il futuro di decine di persone e delle loro famiglie.
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