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Dietro il successo di Benigni
l’opera quotidiana di padre Maggi
“Mi avevano chiesto di collaborare”

MONTEFANO - Il frate dei Servi di Maria e fondatore del Centro studi biblici racconta l'incontro con Franco Marcoaldi, uno degli autori del comico premio Oscar: "Convergenze in tanti temi, saranno solo coincidenze, l'importante è che il messaggio sia passato"

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Alberto Maggi

Alberto Maggi

di Alessandra Pierini

«Molto di quanto vado predicando da anni è  contenuto nella lettura dei dieci comandamenti che ha fatto Roberto Benigni, forse sono solo coincidenze, ma l’importante è che il messaggio sia passato». Così Alberto Maggi, frate dell’ordine dei Servi di Maria, biblista e direttore del Centro studi biblici di Montefano commenta il successo mediatico dell’interpretazione del comico premio Oscar che ha conquistato gli italiani, registrando ascolti da record, con la trasmissione andata in onda su Raiuno nella quale ha analizzato una per una le dieci tavole di Mosè . «Franco Marcoaldi, uno degli autori di Benigni è venuto qui al Centro studi  – racconta padre Maggi -e ha scritto un articolo su Repubblica. Mi ha chiesto di collaborare ma ho rifiutato. So che Roberto Benigni ha letto il mio libro Chi non muore si rivede ma non ho avuto nessun commento».
Fatto sta che a Montefano, tra i frequentatori del centro e tra tutti coloro che seguono padre Alberto Maggi e il Centro studi attraverso la rete, in molti hanno rintracciato nei concetti espressi da Benigni, i temi e il lavoro decennale del biblista.
Tra questi l’ex sindaco di Montefano Pier Marino Simonetti: «La collaborazione chiesta da Benigni è stata ampia ed interdisciplinare, per questo, in molti hanno intravisto, nel rigore teologico e filologico dello spettacolo, il lavoro quotidiano di Maggi nel Centro di Montefano e in tante altre sedi dove è chiamato. Poi, il resto, appartiene alla bravura del grande Benigni, che ha saputo mettere in scena ed animare come ci ha abituato in questa sua nuova forma di spettacolo sui Testi fondamentali della Civiltà e della Cultura europea. La fama di Alberto Maggi è tale che suoi i colloqui e le conversazioni da lui intrattenute con studiosi ed intellettuali siano state da stimolo agli autori che hanno affiancato Benigni, nel momento della preparazione dello spettacolo».

Roberto Benigni

Roberto Benigni

Grande la soddisfazione dell’ex primo cittadino: «Quindi dietro al successo di Benigni – dichiara –  oltre a Paolo Ricca (l’autorevole teologo valdese -importante un suo testo suo 10 comandamenti ); Franco Marcoaldi (poeta, critico letterario e giornalista di Repubblica) c’è anche la quotidiana opera di ripulitura del Vangelo e della Bibbia, condotta dal padre Alberto Maggi. Essendo libere, conoscenza e cultura, viaggiano per sentieri che, comunque, seppure necessitano di tempo, approdano per infiniti sentieri, alle orecchie degli uomini capaci di mostrarle nella loro semplice, stupenda e sconvolgente bellezza. Così è riuscito a fare Benigni, con il lavoro di tanti ricercatori e divulgatori dei Sacri Testi, che da anni sono impegnati nel riportare Gesù fra le donne e gli uomini; e fra questi ci piace che ci siano Alberto Maggi ed il Centro Studi Biblici di Montefano».

In particolare il passaggio che più ha colpito, proprio per l’attinenza con i concetti ribaditi da Alberto Maggi, è quello utilizzato da Benigni nella parte finale della sua rilettura. «Da vero genio dello spettacolo – commenta padre Maggi – , l’asso nella manica Roberto l’ha tirato fuori proprio verso la fine della seconda serata. Dopo aver presentato in maniera teologicamente corretta e profonda i comandamenti, e la figura di Mosè e del Dio d’Israele, accentuando e magnificandone le luci e tacendo o sorvolando sulle ombre (secondo la Bibbia ha ammazzato più ebrei Mosè per liberarli dalla schiavitù egiziana che il faraone per trattenerli), il grande attore, con nonchalance, ha assestato il colpo basso. Roberto Benigni ha raccontato infatti, come Gesù interrogato da uno degli scribi – i teologi ufficiali dell’istituzione religiosa – su quale fosse il comandamento più importante, nella sua risposta abbia ignorato provocatoriamente le tavole di Mosè, e si sia rifatto all’“Ascolta Israele”, il “Credo” che gli ebrei recitavano due volte il giorno: “Il più importante è “Ascolta Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. La domanda dello scriba concerneva un solo comandamento, il più importante. Ma secondo Gesù l’amore per Dio non è completo se non si traduce in amore per il prossimo, e per questo aggiunge alla sua risposta un precetto contenuto nel libro del Levitico: “E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”.

 



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