
Il vescovo Nazzareno Marconi
Chiusura dell’Anno santo, il vescovo Nazzareno Marconi nella sua omelia oggi in cattedrale a Macerata ha parlato dei quattro doni o segni di speranza che lascia in eredità il giubileo. Per la diocesi l’anno giubilare si chiude nel segno della Sacra famiglia.

«Lungo questo Giubileo i segni certi che il Signore ha guidato e benedetto la sua Chiesa sono stati almeno quattro. Il primo segno che ha preparato l’apertura del Giubileo nell’ottobre 2024 è stato la conclusione del Sinodo Universale, con un documento che Papa Francesco ha fatto proprio e che ha ricordato a tutta la Chiesa cosa significhi essere una Chiesa sinodale, cioè una Chiesa che cammina insieme dietro il suo Signore e verso la pienezza del Regno di Dio». Il vescovo ha ricordato il percorso del cammino sinodale che si è prolungato e rispetto all’attesa chiusura del 31 marzo è andato avanti sino ad ottobre. «Quando non c’è un accordo sereno, sta ai pastori che guidano il discernimento ecclesiale indicare il cammino per favorire un ulteriore confronto. Perché le decisioni tengano conto, per quanto umanamente possibile, di tutto il ventaglio delle opinioni raccolte e si cerchi una risposta che prima di tutto convinca chi ha il peso e la responsabilità del discernimento, ma che trovi anche un’accoglienza ampia e il più possibile concorde, da parte dell’intero popolo di Dio. Proprio questo accordo si è così raggiunto nell’Assemblea Sinodale di ottobre, anche grazie al contributo del nuovo Papa, Leone XIV».

Il vescovo ha poi proseguito l’omelia parlando del secondo dono del Giubileo: «è stata la bella testimonianza di Papa Francesco. Fedele fino alla fine della sua vita alla vocazione che sentiva di aver ricevuto, ha continuato a stimolare la Chiesa nella direzione di un coraggioso cammino di rinnovamento, radicalità evangelica e dialogo con il mondo». Il terzo dono del Giubileo: «per capirlo basta ricordare con quanta trepidazione e quanti dubbi il mondo si era accostato al Conclave. Con tanti esperti che avevano sentenziato: “sarà un Conclave lungo e complesso, in cui non sarà facile trovare il nuovo successore di Pietro”. E ricordo con voi il sollievo provato quando abbiamo scoperto che: lo Spirito Santo, da solo e molto velocemente, aveva scelto come Papa “un americano a Roma” papa Leone XIV. Che ben presto ha rivelato di essere cittadino del mondo e naturale fratello di ogni uomo, in particolare dei poveri. Se Papa Francesco aveva stimolato la Chiesa all’impegno di “camminare”, Papa Leone ha iniziato e sta continuando il suo ministero concentrandosi sulla seconda parola del Sinodo: “insieme nella sequela di Cristo”. Papa Leone e la sua guida ferma e pacata, ricca di pazienza, ma anche di chiarezza e forza, è certo il terzo dono del Giubileo».

Tra le tante esperienze del giubileo ci sono state quelle dei pellegrini. «Anche in questo quarto dono del Giubileo possiamo riconoscere i due temi sinodali. Prima di tutto quello del “camminare”, nel pellegrinaggio vissuto come esperienza dello Spirito, un camminare che non è semplicemente un’azione di cambiamento o di spostamento fisico del corpo, ma una condizione dell’anima che si mette in moto, disposta a lasciarsi meravigliare, commuovere e cambiare dallo Spirito Santo. Che poi i grandi attori del pellegrinaggio della Chiesa siano stati i giovani e le famiglie, ci ricorda che per custodire l’eredità del Giubileo, non potremo fermarci in questo cammino» «ma dovremo concentrarci soprattutto sui giovani e sulle famiglie». Forse, ha continuato, «perché sono proprio loro, i giovani e le famiglie, le realtà più dimenticate dal potere e dalla ricchezza che dominano il mondo di oggi. Se i giovani sottolineano l’impegno a “camminare” verso il futuro, le famiglie ci ricordano il valore del farlo “insieme”». Il vescovo ha concluso: «Questa è in sintesi l’eredità del Giubileo e la missione che ci attende. Ed è proprio nella direzione dei giovani e delle famiglie che vi invito a richiedere con me al Signore il dono preziosissimo di sante vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, ma anche a formare sante famiglie cristiane, ricche di fede e di preghiera» e il messaggio finale: «come Diocesi chiudiamo questo anno giubilare proprio nel segno della Sacra Famiglia. Modello perfetto di chi cammina insieme nella sequela di Cristo».



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