La chiesa di Santa Sperandia di Cingoli ha riacceso un legame con la propria storia lo scorso martedì, giorno in cui è stato scoperto l’affresco “Maria con il Bambino e San Girolamo” dopo la celebrazione della messa delle 18. Il prezioso restauro è stato reso possibile grazie alla sezione locale dell’Avis, che ha coperto interamente i costi dell’intervento.
Luca Pernici, direttore degli istituti culturali di Cingoli e donatore Avis, ha offerto un preciso excursus storico-artistico sull’opera: realizzata nel 1573, era originariamente collocata sulla parete esterna della “casipola” Cavallini, appena fuori Porta Montana (oggi Porta Pia). Dopo la demolizione della costruzione, nel 1865 l’affresco fu trasferito nella chiesa dedicata alla patrona, per continuare a guidare i devoti con la sua presenza. I fedeli che giungevano in città rivolgevano lo sguardo rivolto alla Vergine, che restava così un riferimento spirituale costante.
Luca Pernici
Nel corso dei secoli, tuttavia, il deterioramento aveva compromesso la leggibilità dell’immagine, nascosta dietro uno sportello ligneo simile alla facciata della chiesa. Il restauro, curato dalla restauratrice Angela Allegrini, ha riportato alla luce la forza espressiva dell’opera, restituendola alla comunità. Allegrini ha voluto condividere l’intima familiarità e devozione che l’affresco rinnova e la sua soddisfazione per aver partecipato a questa restituzione di sacralità visibile.
Suor Ada Anania e Floriana Crescimbeni
Fondamentale è stato l’impegno dell’Avis, stimolato dalla presidente Floriana Crescimbeni e dal consiglio direttivo. Crescimbeni ha sottolineato come si tratti di un vero atto di restituzione, finanziato con le quote delle donazioni di sangue e plasma. Ha voluto così rafforzare il senso di appartenenza e responsabilità dei volontari, che donano con costanza anche in estate, ed evocare l’importante legame storico con il monastero benedettino, dove nel 1976 si tenne la prima Giornata del donatore durante i festeggiamenti di Santa Sperandia. Infine, ha affidato alla preghiera delle monache e alla protezione della Santa tutta la comunità avisina.
Nel coro dei ringraziamenti si sono uniti anche il parroco don Gabriele Crucianelli, la badessa suor Ada Anania e l’assessore alla Cultura Jacopo Coloccioni, che hanno evidenziato la forza della collaborazione tra istituzioni, associazioni e chiesa. La restituzione dell’affresco non è stata solo un intervento di conservazione artistica, ma un segno tangibile dell’Avis al cuore della comunità: un simbolo ritrovato, ora visibile per ricordarci che la storia trova radici nella solidarietà e nella cura condivisa.
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