Massimo Donà e Cinzia Maroni
di Alessandra Pierini
«Basta coi moralismi sulla tecnica e sulla tecnologia». A rompere gli schemi è Massimo Donà, filosofo e musicista, con un’esperienza come insegnante dell’Accademia di Belle arti di Macerata, ospite finale di questa edizione degli Aperitivi culturali questa mattina agli Antichi forni.
«Siamo tutti Macbeth – ha sottolineato il filosofo non politically correct – Facciamo donazioni e lanciamo aiuti, non perché siamo buoni ma per ambizione. In cuor vostro siate sinceri, quando fate una buona azione la fate perché fa stare bene voi, vi fa sentire a posto con la coscienza. Il motivo inconscio è l’ambizione di Macbeth che ci rappresenta tutti».
Incalzato da Cinzia Maroni, Donà ha evidenziato come l’ordine apparente del sistema occidentale è illusione: «Shakespeare mostra come, ad un certo punto, irrompe una potenza a mettere in discussione tutto. Il filosofo si fa domande proprio perché è inquietato dal fatto che questo ordine, che ci consente di vivere, non sta molto bene in piedi. La profezia delle streghe di Macbeth, immette qualcosa di incomprensibile che non si lascia decifrare. Questo è il fondo limaccioso dell’esistere in cui il bello è brutto e il brutto è bello».
Il filosofo svela l’altissimo livello di ontologia in Macbeth: «Sarà re ma non lo sarà. Si rende conto che i significati con cui interpretiamo le cose sono falsi. Non sappiamo più distinguere il vero dal falso. Oggi con la tecnologia siamo bombardati di scene di cui non conosciamo l’autenticità. Questo non è un portato negativo della tecnica. L’essere umano è tecnico da quando esiste. Macbeth fa emergere quella che Nietzsche aveva definito volontà di potenza. Tutto è mosso, agito, ogni essere vivente e mosso da pulsione direbbe Sigmund Freud, volontà di volontà di Schopenhauer».
Gabriela Lampa
Massimo Donà propone anche un interessante parallelo tra Macbeth e l’Ulisse di Dante, all’Inferno perché non ha accettato il limite: «Anche Macbeth è chiamato a superare il limite. Il limite è assolutamente seducente, il superamento del limite può essere catastrofico. Macbeth non tollera il limite e come Ulisse naufragherà.
Oltre ogni limite ci sarà sempre e solo un’altra limite. Non abbiamo possibilità di farci illimitati».
Il Macbeth di Verdi arriva sul palco nel 1846: «È l’opera in cui osa più di tutti e cerca di dare forma sonora a tutte queste incertezze. In Verdi questo ribollire è reso anche musicalmente. Shakespeare in Verdi è profezia di ciò che stava per accadere nella seconda metà dell’Ottocento». Prima dei saluti, una struggente interpretazione di Gabriela Lampa della poesia di Pascoli “X agosto” proprio oggi nella giornata di San Lorenzo. Poi i ringraziamenti allo staff impegnato negli Aperitivi culturali.
Lo staff della rassegna
Ed è la creatrice della rassegna Cinzia Maroni a salutare con un sentito resoconto: «Una grandissima soddisfazione per la stagione degli Aperitivi culturali 2025. Mai come quest’anno gli Antichi forni sono stati affollati da un pubblico variegato che non è stato solo cittadino o della provincia di Macerata, ma si è arricchito di moltissimi turisti provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Una riprova che il nostro festival nel festival ha colpito nel segno anche grazie alla grande condivisone del programma sui social e sul nostro sito web. Siamo orgogliosi di aver arricchito la proposta culturale legata al festival lirico e di aver offerto nuovi strumenti per capire ed apprezzare le opere in cartellone. Ogni appuntamento ha riscosso il consenso di un vasto pubblico che ha scelto in base agli appuntamenti, insieme alla presenza, per la prima volta, di un pubblico giovane che fa ben sperare sul futuro dell’opera. Anche gli obiettivi culturali che ci eravamo proposti sono stati raggiunti».
Enzo Gironella
«Ad ognuna delle tre opere in cartellone sono stati dedicati quattro appuntamenti: la presentazione con regista e direttore d’orchestra e poi gli approfondimenti e le contaminazioni. L’opera lirica è un universo totale che consente di percorrere altre strade sia antiche che contemporanee. Per la Vedova Allegra siamo passati dalla Belle Époque alla prima guerra mondiale che ne ha fatto un ultimo valzer sull’abisso (Alberto Batisti, Ilaria Gaspari e Andrea Panzavolta). Per Macbeth abbiamo usato le lenti della filosofia e della letteratura, ma anche della psicanalisi per comprendere come la coppia diabolica dei Macbeth si è rapportata con il male del mondo e le suggestioni del potere (Eduardo Savarese, Giulia Ciarapica e Massimo Donà). Rigoletto è ritornato il classico buffone di corte che vuole diventare re e cerca, con risultati catastrofici, di vendicarsi privatamente del torto subito dalla figlia. Ci riuscirà invece il moderno Joker che riesce a porsi al di sopra della giustizia e dell’ordine sociale (Luca Scarlini, Guido Vitiello). In occasione del Rigoletto si è svolto il consueto aperitivo giuridico questa volta dedicato al diritto privato: il contratto Illecito che si realizza tra Rigoletto e Sparafucile (Filippo Annunziata). Con piacere abbiamo presentato “Il loggionista impenitente”, l’ultima fatica letteraria del giornalista Alberto Mattioli. In sintesi la letteratura, la filosofia, il diritto ci hanno fatto cogliere le note che il melodramma fa risuonare nella nostra contemporaneità. Nel 2026 gli Aperitivi Culturali compiranno vent’anni. Quindi quella dell’anno prossimo sarà un’edizione speciale che prepareremo già da questo inverno, raccogliendo anche il ricordo dei nostri tanti ospiti. Grazie ai nostri partner tecnici, ai ragazzi e alle ragazze che hanno accolto tutti i giorni con competenza e professionalità il pubblico, ai video di Riccardo Minnucci, ad Etv per le riprese, al lavoro di Simone e Sonia Pianesi di ‘Limone Blu’. Un grazie particolare a Gabriela Lampa, la voce narrante che ha magistralmente accompagnato tutti gli appuntamenti, e ad Enzo Gironella che ha diretto da par suo la parte conviviale degli aperitivi. Chi sa solo d’opera non sa niente d’opera. Il nostro slogan anche quest’anno si è dimostrato vincente».
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“L’uomo è una bestia!” diceva sempre Onorato Spadone,professore ordinario di Bestialismo Materialistico Critico presso un’università non meglio identificata.