Luca Silvi, recanatese di San Paolo:
«Da 20mila abitanti a 20 milioni,
in Comune un ritratto di mia madre»

L'INTERVISTA al 37enne che ha lasciato la città leopardiana a 25 anni per trasferirsi oltreoceano. E' diventato rappresentante dei marchigiani in Brasile. Il nonno paterno era pilota dell'Aeronautica militare e si trasferì nel Maceratese, il nonno materno venne dalla Sicilia per lavorare alla Eko. «In Brasile mi sono trasferito e integrato grazie a uno stage che vinsi alla Camera di commercio Italiana di San Paolo, pubblicizzato alla facoltà di Economia di Ancona. Successivamente ho trovato lavoro tra le numerose aziende italiane associate»

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Luca Silvi

di Maria Cristina Pasquali 

Luca Silvi è il rappresentante della comunità marchigiana in Brasile. Curioso, dinamico e in cerca di un avvenire migliore, il giovane recanatese, emigrato dopo la laurea in Economia, si è stabilito a San Paolo, integrandosi con successo in un mondo diverso, ma popolato anche da una folta comunità di origine italiana. Qui è riuscito a trovare la sua nuova dimensione, privata e professionale. Appassionato del Brasile sotto tanti aspetti, al punto da decidere di viverci stabilmente.

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Con i rappresentanti del Consiglio regionale marchigiani nel mondo

Ecco il suo racconto: «Conobbi il Brasile nel 2010, epoca in cui ancora non avevo terminato i miei studi all’Università Politecnica delle Marche, e cominciai a frequentarlo con una serie di vai e vieni fino alla fine del mio percorso accademico. Mi sono trasferito definitivamente nel 2014. San Paolo, la mia città, è la New York del Sud America che, nonostante sia sovrappopolata e conosciuta all’estero anche per i suoi problemi di traffico e sicurezza, in realtà offre molte più opportunità rispetto all’Italia. Sono nato a Macerata l’1 luglio 1988. Mio padre, Paolo Silvi, era di origine pugliese, trasferito nelle Marche perché mio nonno era pilota colonnello dell’Aeronautica italiana e aveva sposato mia nonna sirolese. Mia madre, Adelaide Paladino, era di famiglia siciliana di Catania, ma viveva nelle Marche a Recanati sin da piccolo, da quando mio nonno materno, Santo Paladino, era stato chiamato da Pigini alla Eko di Recanati per avviare la produzione di chitarre, strumento che all’epoca non veniva ancora fabbricato nelle Marche. Alcuni cenni di questa storia si trovano al Museo della Musica presso il teatro Persiani di Recanati.

Mio padre era imprenditore e mia madre professoressa di Italiano, Storia e Geografia alle scuole medie Patrizi di Recanati. Oggi si può ammirare un suo dipinto al comune di Recanati, subito prima dell’entrata alla stanza del Sindaco. Era una bella donna e il pittore Peruzzi le dedicò alcuni quadri. Avevo 4 anni quando andammo a vivere a Recanati, nella casa di mio nonno materno, dove ho vissuto fino ai miei 25 anni, anno in cui mi trasferii definitivamente a San Paolo, in Brasile. Mi posso considerare a buon diritto marchigiano perché nato e cresciuto nella nostra terra, dove ho frequentato elementari, medie, superiori e anche l’università.

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Insieme alla moglie

Quali difficoltà ha incontrato nel nuovo Paese?

Senz’altro la lingua portoghese/brasiliana. Successivamente conobbi una cultura e uno stile di vita differenti, nel contesto di una megalopoli con 20 milioni di abitanti, ben diversa da Recanati, cittadina di circa 20 mila abitanti. Riuscii a trasferirmi e integrarmi comunque nel mondo brasiliano grazie a uno stage che vinsi presso la Camera di commercio Italiana di San Paolo, pubblicizzato alla facoltà di Economia di Ancona. Successivamente cercai lavoro tra le numerose aziende italiane associate e venni molto velocemente assunto da una di queste. Il resto fu tutto frutto di un percorso iniziato da solo, ma costellato di conoscenze e amicizie che si espandevano col passare del tempo in Brasile, soprattutto nel mondo italo-brasiliano di giovani professionisti e imprenditori.

L’italiano è ancora la sua lingua principale?

Lo parlavo di più nei primi anni di lavoro in Brasile, quando lavoravo con alcuni colleghi italiani e frequentavo più assiduamente la comunità italiana dell’epoca. Negli anni successivi, dopo la morte dei miei genitori in Italia, ho adottato il portoghese come mia lingua principale. Smisi di parlare italiano quando già vivevo con quella che divenne mia moglie e la nuova famiglia brasiliana nella quale sono entrato. Pertanto, ora parlo fluentemente portoghese in casa e anche al lavoro, con colleghi e amici.

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Luca Silvi col ritratto della madre

Come è stato eletto rappresentante dei Marchigiani in Brasile?

Sin da quando mi trasferii, parallelamente al lavoro di impiegato che svolgevo in un’azienda italiana, sviluppai attività extracurriculari di networking come rappresentante della Camera Italiana Giovani di San Paolo. Questo mi permise di ampliare la mia cerchia di conoscenti e amici. Sono sempre tornato in Italia tutti gli anni per le ferie e, in particolare, ricordo che dopo il primo periodo, durato più di un anno lontano da quella che era la mia casa, provai moltissima nostalgia, molta “saudade” delle mie origini. Ma sapevo che dovevo ripartire se aspiravo a qualcosa di più rispetto a quello che mi offriva la “mia” Italia. A un evento presso l’Edificio Italia di San Paolo conobbi il precedente presidente dell’Associazione Marchigiani in Brasile, anche lui marchigiano di Tolentino, che mi propose di prendere in mano l’attività. Iniziai così i miei contatti anche con alcuni degli altri attuali rappresentanti del Consiglio dei Marchigiani all’estero e, alle elezioni, mi presentai come giovane candidato, venendo eletto rappresentante dei Marchigiani per il Brasile.

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Luca Silvi con il papà



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