«La “spiaggia per tutti”
si ferma nella sabbia»

CIVITANOVA - Passerelle rotte e pochi parcheggi per persone con disabilità. Romano Pesavento, presidente del Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani: «Premiata con la Bandiera lilla, ma l’accessibilità è solo sulla carta»

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La pedana nel video finisce nella sabbia, non garantendo l’accessibilità

Passerelle rotte che si interrompono in mezzo alla sabbia, sedie “job” (le uniche adatte alla spiaggia) assenti fino a metà mattinata, pochi parcheggi speciali. Sono le accuse mosse alle spiagge di Civitanova da Romano Pesavento, presidente del Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani (Cnddu), che riprende un video caricato su Facebook nelle ultime ore. «La civiltà non si misura con i vessilli, ma con i fatti. E a Civitanova – commenta Pesavento – città premiata con la Bandiera lilla per l’accessibilità, i fatti parlano chiaro: passerelle rotte e interrotte, sedie job assenti fino a metà mattina, parcheggi per disabili insufficienti. Risultato? Una persona in carrozzina costretta a fermarsi sotto il sole, a metri dall’acqua, perché la “spiaggia per tutti” finisce nella sabbia. Le immagini non lasciano spazio a scuse: questa non è accoglienza, è esclusione mascherata da riconoscimento turistico».

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Sottolinea inoltre Pesavento che «ogni lastra di cemento spaccata, ogni metro di passerella sommerso dalla sabbia, è un ostacolo fisico e morale che grida l’assenza di rispetto per la dignità umana. Parlare di inclusione senza garantire accessibilità reale significa vendere un’illusione. Significa accettare che il mare, bene comune per eccellenza, diventi un territorio vietato per chi non può camminare. Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani chiede interventi immediati: passerelle continue e manutenute fino alla battigia; sedie job operative da subito, non a orari di comodo; parcheggi dedicati realmente accessibili e controllati. Non basta sventolare una bandiera per essere inclusivi. Il diritto al mare non può essere un lusso né un favore: è un diritto costituzionale. Se una città – conclude – vuole vantarsi di essere “per tutti”, deve dimostrarlo ogni giorno, non solo sul depliant turistico».

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