di Walter Cortella
Per la Compagnia C.F.D. il nuovo anno è iniziato all’insegna del buonumore. E non poteva essere diversamente, se non altro per esorcizzare la lunga serie di eventi negativi che si è abbattuta sulla nostra regione. Tre serate, nel corso delle quali è stata messa in scena la più recente produzione, piatto forte della corrente stagione artistica. In realtà, c’era già stato un preludio poco prima delle feste natalizie con una lettura scenica drammatizzata del romanzo breve In nome della madre di Erri De Luca, incentrato sulla figura di Maria di Nazareth, la ragazza ebrea chiamata a diventare la madre del Salvatore dell’umanità. Il testo mira a mettere in risalto l’aspetto umano della storia e il grande amore di una madre per il proprio figlio. In scena Daniela Treggiari e Rossella Calfon, dirette da Diego Dezi e accompagnate dal violoncellista Alan di Liberatore e dal violinista Matteo Di Iorio che ha composto le musiche originali. La serata, conclusasi con una cena sociale, è stata organizzata per solennizzare il compleanno della Filarmonica.
Per aprire la mini-serie di novità teatrali è stato scelto uno dei capolavori di Molière, Un matrimonio scombinato, diretto da Diego Dezi che ne ha curato anche l’adattamento. Scandagliando in profondità il testo del drammaturgo francese, Dezi ha saputo far emergere, grazie ad alcune indovinate soluzioni registiche, l’umorismo un po’ amaro che si cela nelle pieghe della vicenda per certi aspetti drammatica del povero Georges Dandin, contadino arricchito che cerca di riscattare le sue umili origini sposando una nobildonna che però lo ricambia con la più spavalda e sfacciata infedeltà. E come ogni parvenu, Dandin paga a caro prezzo il biglietto d’ingresso nel mondo della nobiltà. Subisce angherie d’ogni genere e viene addirittura malmenato dalla bella e volubile moglie Angelica, spalleggiata ad oltranza dai genitori, i baroni di Sotenville, tanto nobili quanto squattrinati e frivoli. Il povero Dandin, di fronte alla granitica coalizione dei Sotenville, è davvero impotente. In una sorta di visione onirica, la sua casa va letteralmente in pezzi, proprio come la sua esistenza. Le pareti si muovono vorticosamente in un serrato tourbillon, come fossero sotto l’effetto di un malefico sortilegio. Alla fine, però, ritrova l’agognata pace interiore quando ridiventa «padrone del suo cuore». Nella sarabanda conclusiva, Georges Dandin si esalta fin quasi alla follia, sulle coinvolgenti note delle frenetiche atmosfere musicali di Goran Bregovic. Nel mettere in scena questa commedia di Molière, Dezi si ispira al mondo della commedia dell’arte che riecheggia in particolar modo nelle movenze e nei costumi di Lubin (Stefano Zagaglia), di Claudine (Paola Cosimi) e di Colin (la dinamica Laura Silvetti). I personaggi centrali della pièce sono Georges Dandin, interpretato da Andrea Tonnarelli, la frizzante e graziosa Angelica (Valentina Simonacci) e il timido e balbettante visconte Clitandro (Fabio Campetella). Completano il cast i baroni di Sotenville (Rossella Calfon e Walter Cortella) che vivono in una singolare dimensione esistenziale, fatta di serate danzanti, divertimento, spensieratezza e null’altro. Insomma, una coppia gaudente, di matrice felliniana, ben resa dal trucco marcato e dalla bizzarra foggia dei costumi realizzati da Maria Sincini. Artistica e suggestiva la scenografia, ideata dal regista Dezi, sempre ricco di fantasiose idee, e realizzata da Stefano Zagaglia.
Eliana Leoni
Al secondo appuntamento è andato in scena uno dei cavalli di battaglia di Neil Simon, A piedi nudi nel parco, per la regia di Sauro Savelli che ha diretto un cast inedito. Oltre al veterano Giulio Latini, nei panni di Victor Velasco, il bizzarro e impenitente tombeur de femmes, e a Franco Bury (Harry Pepper, l’uomo del telefono) sono in scena tre autentiche new entries: la sorprendente Catia Zacconi, nei panni di Corie Bratter, fresca sposa del promettente avvocato Paul, interpretato da Mattia Storani e la briosa Eliana Leoni, nel ruolo di Ethel Banks, la madre di Corie. Nel minuscolo e poco ospitale appartamentino appollaiato all’ottavo piano di un vecchio palazzo di New York, privo di ascensore e abitato da individui molto originali, la giovane coppia affronta le prime difficoltà della vita a due. È lì che lo scanzonato Velasco incontra e seduce Ethel, coinvolgendola in un’elettrizzante avventura. Lavoro divertente e piacevole, dal ritmo sempre elevato. Il garbato umorismo del testo prende il pubblico fin dalle prime battute. Più che soddisfatto il regista Savelli per il felice esito della «prima» e della performance dell’intero cast. La scenografia, volutamente minimalista, è stata disegnata dallo stesso Savelli e realizzata dal «solito» Stefano Zagaglia. Lo spettacolo è dunque pronto per spiccare il volo ed affrontare con serenità i prossimi impegni stagionali.
A conclusione della breve rassegna, la Compagnia ha messo in scena La neve di zio Anselmo di Valerio Di Piramo, nella versione in vernacolo curata dal regista Fabio Campetella. La commedia esula dal solito cliché e narra la vicenda della tranquilla famiglia Bisleri (Arturo, Maurizio Trionfetti; Anna, Laura Silvetti e Isabella, Cecilia Franceschetti), coinvolta a sua insaputa in un traffico di cocaina proveniente dal Venezuela, organizzato dal boss Astolfo (Walter Cortella), scomparso all’improvviso vent’anni prima, «come rapito dagli ufo». La basista in casa è sua moglie Clotilde (Paola Piaggesi), rimasta davvero senza parola per il grave trauma subito. La polizia, guidata dal brillante Commissario Antonella Guarenti (Maria Rosa Allenza), affiancata dall’Appuntato Moretti (Fabio Campetella), è sulle tracce dei trafficanti. Intanto, in casa Bisleri succede di tutto: il trambusto per la morte dello zio Anselmo, il ritrovamento di una grossa partita di «neve» nascosta tra i maglioni rosa con il collo a V di Arturo e la procace vicina Franca (Patrizia Calcabrini) che seduce a raffica ogni uomo che le capita a tiro, da Ramon (Paolo Pettinari), braccio destro del boss, ad Amintore Disgrazia (Mauro De Luca), instancabile frequentatore di funerali, in perfetta tenuta da jettatore, per finire con lo stesso poliziotto Moretti. La sua prorompente sensualità ne fa un «caimano», più che una donna. La situazione precipita e il destino dei trafficanti appare segnato. Nel finale, ricco di colpi di scena, i tre spacciatori (Astolfo, Clotilde e Ramon) finiscono nelle maglie della polizia e trascorreranno «un lungo periodo di vacanza, a spese dello stato». La scenografia, sobria nella sua essenzialità e rigorosamente in bianco e nero, è stata concepita dal regista Campetella e realizzata, manco a dirlo, da Stefano Zagaglia. Il testo della commedia è gradevole, le gags immediate ed efficaci, la recitazione frizzante e il ritmo sostenuto, ingredienti che hanno fatto presa sul numeroso pubblico della Filarmonica. La Compagnia C.F.D. affronta la corrente stagione teatrale con molte frecce nella sua faretra e con molti volti nuovi. Oltre ai suddetti lavori, il repertorio presenta anche Devo dirti una cosa, commedia brillante scritta da Valentina Capecci, apprezzata sceneggiatrice maceratese, e diretta da Diego Dezi. Quando questo articolo verrà pubblicato, la coppia Paola Cosimi-Giulio Latini avranno già debuttato in prima assoluta al Teatro Cortesi di Sirolo. E non finisce qui, ci sono gli spettacoli ancora in cartellone e le interessanti novità già in cantiere. I momenti di crisi come questo si affrontano con iniziative coraggiose e la C.F.D. è baldanzosamente in prima linea.
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