di Alessandro Trevisani
Primo giorno di sciopero alla Gi&E di Scossicci a Porto Recanati. Le maestranze della mega holding che fabbrica componenti per la lavorazione del gas sono entrate in agitazione stamani su iniziativa di Fim, Fiom e Uilm. E la partecipazione è stata da subito massiccia, con all’incirca un’ottantina di lavoratori radunati fuori dai cancelli. Ma l’adesione allo sciopero sarebbe ben più alta, come riferisce Stefano Calvano della Fiom: «Su 190 lavoratori oltre 180 scioperano». Motivo? «Dopo tre anni – spiega Calvano – in cui la proprietà ha fatto ampio ricorso agli ammortizzatori sociali non si vedono prospettive di rilancio, a partire dal piano industriale che ci era stato promesso e non è stato presentato» (leggi l’articolo). Lo sciopero andrà avanti a oltranza fino a che la proprietà non accetterà di discutere almeno due rivendicazioni:
«Chiediamo di fissare un giorno certo per la paga dello stipendio – spiega Boris Basti della Uilm Macerata -, che ogni mese arriva un po’ più tardi del solito. E di sanare la questione dei contributi al fondo privato Cometa, che non vengono versati da 22 mesi». Luigi Fusco della Fim-Cisl analizza le difficoltà dell’azienda: «Fino a pochi anni fa la Gi&E fatturava 60 milioni di euro, ora facciamo circa la metà, con gli stessi costi di prima. Ci sono stati investimenti sbagliati e la produzione in 3 anni è calata del 30-40%: l’attrezzatura è obsoleta, i prodotti, che un tempo erano all’avanguardia, oggi non reggono la concorrenza delle altre aziende, in un settore in continua innovazione».
In Italia la Ghergo Industry & Engineering conta 4 stabilimenti, a Porto Recanati, Sassoferrato, Fabriano (ex Antonio Merloni) e Potenza. Mentre all’estero ci sono filiali in Messico, Cina, India, Arabia Saudita, Sudamerica e Stati Uniti. E il settore del gas è tutt’altro che in crisi. «Ma la proprietà – spiega Fusco – ha investito in altri settori, mentre parti calde e turbine non sono stati seguiti come prima». La cassa integrazione ha interessato finora circa 100 lavoratori. «Alcuni sono stabilmente a casa da due anni, altri fanno a turno coi colleghi – dice Basti per la Uilm -, noi abbiamo sempre dato massima disponibilità, oggi scioperiamo ma siamo pronti a riprendere il dialogo in ogni momento». All’interno dello stabilimento stamattina erano al lavoro unicamente le segretarie, ma nessuna dichiarazione è arrivata dai vertici della società e dal nuovo amministratore delegato Giuseppe Serafica. La tensione è palpabile e la sensazione è che le divergenze siano lontane dall’essere risolte.
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