di Laura Barbato
Pochi sanno che esiste una realtà creata dal nulla che porta in alto, fino alla serie A, il nome di Civitanova. L’A.S.D. Civitanova calcio a 5 del presidente Grandicelli nel campionato nazionale sta facendo faville e contro tutti i pronostici che la vedano un outsider del torneo si trova seconda in classifica. Nonostante le belle vittorie e il continuo afflusso di gente, in casa rossoblu c’è sempre l’amaro in bocca per la questione palas che giustamente alla società marchigiana non va giù.“ Non riusciamo a capire – ci spiega il presidente Grandicelli – perché dobbiamo giocare in un impianto non adatto alla serie A2 e perché una società che non ha lo stesso pubblico deve usufruire della nuova palestra di Civitanova Alta”. Parole di accusa che ormai dopo tanto tempo suonano come una triste consapevolezza. “Il comune – continua il numero uno rossoblu – quando ci ha assegnato questo impianto non ha assolutamente sentito le nostre esigenze; bisogni di una società che vuole fare la serie A in un certo modo, basti pensare che il campo non era regolamentare e lo è stato reso tale all’ultimo minuto. L’impianto sportivo di Santa Maria Apparente è una struttura ingestibile che ha le misure minime consentite dalla federazione ed inoltre dalla prossima stagione non saranno più valide.
La questione è questa: noi giochiamo fino ad aprile, mese delle elezioni. Chi li fa i lavori? Noi dobbiamo fare l’iscrizione a luglio e non sappiamo neanche dove andremo a giocare”. Problemi non da poco quelli che la società e il presidente in primis si trovano ad affrontare: giocare in una struttura non adeguata alla categoria, un gigantesco punto interrogativo sul futuro, senza considerare la beffa del palestra affidata al basket femminile. Sentendo tutte queste problematiche viene spontaneo chiedersi perché Civitanova non fa niente ma soprattutto è facile capire il motivo per cui il presidente ha pensato bene di prendere baracca e burattini e trasferirsi in un’altra città. “Ho avuto due richieste da due comuni differenti: uno limitrofo e uno di un’altra provincia. Chiaramente se la situazione rimarrà questa a noi converrà spostarci perché così potremmo finalmente avere una mano mentre qui siamo abbandonati a noi stessi, nel senso che abbiamo conquistato la serie A e la facciamo solo grazie alle nostre forze. In questo momento noi puntiamo alla salvezza per protesta sto pensando di ridimensionare la squadra, ho dimostrato di poter fare cose decenti e invece mi limiterò a mantenere una squadra competitiva giusto per centrare l’obiettivo della permanenza nel campionato.
E’ inutile pensare di costruire una squadra per fare il salto di categoria se non ci sono i presupposti, se non sappiamo dove giocare: già ora è problematico figuriamoci in A1”. Situazione difficile e quanto mai delicata che non tocca solo la prima squadra bensì tutto il settore giovanile: “per non parlare dei giovani, lì ci hanno proprio ostacolato. Gli unici spazi che abbiamo trovato sono in diverse palestre non attrezzate. E’ stata una risoluzione a livello politico, giusto per dire che ci avevano accontentato, ma logisticamente ci hanno creato un sacco di problemi tra la Pirandello, Santa Maria Apparente e Via Tacito, senza trascurare il fatto che questo chiaramente incide anche sul risultato. Per fare solo un esempio l’under 21 si allena su un campo con misure differenti da quelle di gioco e chiaramente in partita cambiano i punti di riferimento e per loro non è facile, ma è problematico anche per noi perché giustamente le famiglie si lamentano visto che prima ci si allena da una parte poi si gioca da un’altra e inoltre questa risoluzione si è trovata all’ultimo minuto”. Problemi su problemi e una situazione che non sembra migliorare: “dubito che ad aprile le cose possano cambiare perché in concreto non c’è un impianto di gioco. Noi avevamo pronto un progetto sul quale lavoravamo da un anno e mezzo ma all’ultimo momento, quando i giochi ormai erano fatti, nel giro di 15 giorni ci è stato detto di no con tutte le conseguenti problematiche di cui ancora parliamo”. Dure parole che dovrebbero far riflettere chi di dovere perché se effettivamente il presidente Grandicelli decidesse di andarsene da Civitanova non sarebbe solo una sconfitta sportiva ma a rimetterci sarebbe l’intera città; la serie A è un vanto, è qualcosa di cui andare orgogliosi mentre qui sembra tutto il contrario.
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..gran problema….