Il Comune di San Severino Marche ha deciso di avviare il censimento dei locali storici (osterie, locande, taverne, botteghe e spacci di campagna) in base alla legge regionale del 4 aprile 2011, al fine di promuovere e tutelare le loro caratteristiche. Gli esercizi censiti come storici formeranno un apposito elenco regionale e ad essi sarà attribuito un logo da collocare all’esterno. Tali attività faranno parte di una guida predisposta della Regione e potranno avvalersi dell’opportunità di ottenere contributi per interventi di recupero e conservazione.
Sono ritenuti locali storici tutti gli esercizi commerciali aperti al pubblico con almeno quarant’anni di attività con la stessa tipologia di vendita o somministrazione nello stesso locale che abbiano mantenuto le caratteristiche originarie dell’attività. Sono ammessi a presentare la documentazione sia i proprietari dei locali sia i gestori degli stessi, purché i proprietari abbiamo formalmente autorizzato tale richiesta.
Per partecipare al censimento occorre presentare domanda secondo uno schema disponibile presso l’Ufficio Urbanistica o l’Ufficio Attività Produttive del Comune (tel. 0733/641311 oppure 641315) oppure su internet all’indirizzo www.comune.sanseverinomarche.mc.it alla voce Avvisi e Segnalazioni. Le domande vanno inoltrate al Protocollo entro il 25 febbraio 2012.
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Tra i tanti attestati di stima, ricevuti dopo aver pubblicato L’Osteria dei Pettorossi, molti vengono da San Severino. L’ingegnere Marcello Muzzi mi segnalò l’esistenza dell’osteria di Sivè in piazza della stazione, lo storico Raoul Paciaroni cui sono legato da antica amicizia continua a mandare suggerimenti, il signor Livio Angeloni ha scritto una lettera ad un quotidiano per sostenere con esperienze personali la proposta di legge a tutela delle osterie e lo scrittore Alberto Pellegrino ha addirittura recensito il libro nell’ultimo numero di una rivista tanto patinata quanto rara: Le Cento Città. Pertanto vorrei ringraziare gli amici di San Severino e tutti coloro che in vario modo e a vario titolo hanno contribuito a mantenere aggiornata la ricerca, in modo particolare l’architetto Antonio Eleuteri che ha ritrovato nell’Archivio di Stato di Macerata un curioso documento. Una perla che riguarda proprio un’attività manifatturiera di San Severino. Trattasi di una commessa di fojette alla vetreria Aleandri, il padre di Ireneo, che in quel tempo aveva l’opificio in via Cesare Battisti. Ed ecco il testo della circolare emessa dal delegato apostolico di Macerata il 28 settembre 1853:
“Disposizioni relative alla vendita di Vino in dettaglio.
L’abuso riprovevole, che si verifica negli Spacciatori del Vino a minuto, di fraudare i compratori sia nel peso giusto del genere, come nella qualità di esso, prevalendosi della comodità, che presentano le Misure di terra cotta di nascondere il liquido che in esse è contenuto, ha fatto decidere questa Delegazione a ordinare la sostituzione delle MISURE DI VETRO campionate e bollate alle già esistenti di terra in tutta la Provincia. Trasmetto quindi a V. S. un conveniente numero di copie dell’analoga Notificazione a stampa, perché si piaccia farla pubblicare, e procurarne l’osservanza.
Vorrà poi codesta Magistratura porsi di concerto col Fabbricatore delle suddette Misure di Vetro Signor Francesco Galassi gerente della Ditta Aleandri in S. Severino, onde stabilire la quantità occorribile a codesto Comune, di cui si formerà deposito nel Capo-Luogo di Governo, avvertendo che egli stesso assumerà l’obbligo di mettere i Bolli di piombo nei Vasi. Questo bollo così messo valerà due bajocchi e mezzo per ogni apposizione; prezzo che si è fissato attesa la molteplicità con qualche risparmio a confronto di quello che si è statuito in altre Delegazioni.
Si compiacerà altresì V. S. di rimettermi al più presto la nota di tutti gli Spacciatori di Vino, che sono forniti di patente nel suo territorio; non che la indicazione esatta del peso adottato in codesto Municipio; imperciocché se esistesse qualche disguaglio tra Comune, e Comune, sia avvertito il Bollatore a mettere un segno diverso nel piombo per scansare la frode…”
In calce all’ordinanza viene riportata una distinta con il valore delle Misure di Vetro bollate: Boccale baj 09; Mezzo Boccale baj 06,5; Foglietta baj 05,5; Mezza Foglietta 04,5.
Tuttavia non c’è dato sapere perché le trasparenti e magiche misure di vetro fossero andate in disuso. In realtà nella storia di questa meravigliosa caraffa o bricco a forma di foglia, dalla quale prende il nome un locale di Recanati e che viene esposta come trofeo nelle mensole della Trattoria Polverò di Sarnano e del Circolo del Gallo di Morico, nell’invenzione di questo oggetto di pre-design c’era la necessità di evitare la frode del collarino, disposizione voluta da un grande papa marchigiano: Sisto V. Infatti il 15 luglio 1588, il papa concesse all’ebreo Meier Maggino di Gabriello di fabbricare dei contenitori di vetro, in modo che l’avventore potesse controllare l’esatta misura servita dall’oste. Pertanto fu pubblicato un bando che obbligava gli osti ad usare le nuove misure in sostituzione dei vecchi boccali di ferro o coccio: “chiaro et trasparente, e dar loro altra forma di quello che oggi si costuma, cioè con il collo alquanto longo e stretto… et col sigillo della camera… col quale modo si provveda alle fraudi, che ci commettono dalli Hosti et altri, et alli abusi de vasi di hoggi, perché avendo questi la bocca larghissima, ne segue, per ogni poco che manca della debita misura, assai danni al pubblico.”.