Dopo il Referendum di giugno, dopo le nuove normative introdotte dalla legge 148/2011 e dalla recente legge di stabilità finanziaria del governo Berlusconi, dopo il fallimento della trattativa Smea-Cosmari, non è più rinviabile un approfondimento tecnico sul tema delle società partecipate e dei servizi pubblici locali.
Le liberalizzazioni, le dismissioni o le privatizzazioni delle società partecipate sono ora, infatti, anche tra i punti prioritari della lettera che la Bce ha inviato all’Italia e costituiscono un obiettivo condiviso da Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative.
Quali sono, allora, le scelte che incombono sulle nostre Amministrazioni locali? Quali ricadute avranno sui cittadini? Come chiarire l’equivoco tra il concetto di “controllo pubblico” e “gestione pubblica” dei servizi, un’eventualità, quest’ultima, della quale ad esempio l’Europa ci chiede di liberarci?
A fare un po’ di chiarezza proverà il Circolo Aldo Moro.
“I servizi pubblici locali e le società partecipate alla luce delle nuove normative: una prospettiva per la realtà maceratese” è il tema del secondo “Focus” in programma martedì 29 novembre, alle 21, all’hotel Claudiani.
Dopo i saluti di Piergiorgio Gualtieri, presidente del Circolo, introduce i lavori Piergiuseppe Mariotti, segretario generale della Provincia di Fermo; quindi le relazioni di Alessandro Lucchetti, docente all’Università di Macerata, che traccerà un “Esame del quadro normativo nazionale sui servizi pubblici locali”, e di Renato Perticarari, avvocato esperto di partenariato pubblico-privato, su “Il governo dei servizi pubblici locali: una sfida culturale, tecnica ed economica per le amministrazioni locali”; infine il dibattito, moderato da Angelo Sciapichetti, consigliere regionale del Partito Democratico.
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Evidentemente nel laboratorio di Penelope Ciaffichetti stanno tessendo una nuova tela e ricamando con la vecchia rete del punto a croce.
@ bonifazi
Più che punto a croce sarebbe stato meglio dire “scude e croce”
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Ma quel che è peggio è che politicamente e amministrativamente molti ex comunisti o ex repubblicani sono diventati più democristiani degli stessi ex democristiani, almeno a Macerata