di Filippo Ciccarelli
Sicurezza. Un tema chiave per gli amministratori, a qualsiasi livello questi operino, tanto quello locale quanto quello nazionale. Molte campagne elettorali si sono giocate sull’idea della sicurezza: reale o percepita, legata ai fenomeni di microcriminalità o all’immigrazione clandestina, ogni buon politico che si rispetti non può non avere la sua idea di sicurezza.
I recenti episodi di criminalità ed il forte dibattito pubblico che si sta sviluppando intorno a tematiche importanti quali lo spaccio ed il consumo di sostanze stupefacenti, hanno richiamato la centralità della sicurezza in un periodo in cui la politica è più attenta a non farsi schiacciare dalla crisi economico-finanziaria. Macerata è sempre stata considerata dal questore o prefetto di turno una sorta di eccezione, un’isola felice e tranquilla, specchio di una paciosa provincialità bucolica, ironicamente citata anche da Alberto Sordi nel ruolo del Marchese Onofrio del Grillo, quando congeda il cognato che deve recarsi nella quieta Macerata per assolvere i suoi doveri di funzionario, lontana dai tumulti politici della Roma del tempo.
Che non si possa – più – parlare di “isola felice” è convinto Romeo Renis, consigliere comunale del Partito Democratico, che conosce Macerata non solo per via della sua esperienza politica, ma anche perché ha lavorato nel capoluogo per oltre 20 anni. Renis, che è Ispettore di polizia ed è a capo della squadra di polizia giudiziara al commissariato di Osimo, si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Macerata, prima di prendere un master in management delle politiche di sicurezza, e fa parte del comitato tecnico per le poltiiche integrate di sicurezza per la regione marche. Un curriculum di tutto rispetto, insomma, costruito intorno ad una questione d’importanza fondamentale ed ampiamente dibattuta, su cui si potrebbe scrivere un libro (e a dire il vero Renis l’ha già fatto, avendo pubblicato “In…sicurezza dei cittadini”). Il protagonista della nostra intervista tuttavia, non ha rinunciato ad approfondire la tematica, e nei giorni scorsi si è laureato in Criminologia Sociale, nel corso di laurea “criminologia applicata per l’investigazione e la sicurezza”, discutendo una tesi sul ruolo dei sindaci nei confronti dell’insicurezza dei cittadini. La passione per la politica, tuttavia, è costata al consigliere il prezzo di qualche rinuncia dal punto di vista professionale, come il trasferimento dal commissariato di Macerata a quello di Ancona: “Per accettare la candidatura a consigliere comunale, a prescindere dal fatto che poi uno venga eletto o no, ho subito un trasferimento, cosa che è prevista dalla legge 121 del 1981. Sono stato un anno in Ancona, ed ora da un mese, mi hanno trasferito ad Osimo” spiega Renis. “Ho rinunciato a molte cose sul piano professionale, ad esempio al ruolo di responsabile del gabinetto provinciale di polizia scientifica. Ma sono orgoglioso di poter mettere la mia esperienza al servizio di Macerata, di certo non ho un tornaconto personale nel fare sempre avanti e dietro da casa al Comune”.
Dottor Renis, cominciamo con una domanda diretta: a Macerata c’è un’emergenza sicurezza oppure no?
“C’è un problema sicurezza come in tutte le città capoluogo del centro Italia. Non c’è un’emergenza se paragoniamo Macerata ad altre città del sud. Ma la città sta vivendo un problema sicurezza come mai in altri periodi”.
Perché si sta vivendo un periodo del genere, secondo lei?
“Per via delle dinamiche sociali, che sono in evoluzione, e si sta rischiando che i cambiamenti che sono in atto non vengano colti da nessuno. Si sta leggermente allentando il controllo sociale informale, che è uno dei pilastri fondamentali per avere una città sicura e vivibile ed in armonia. Per controllo sociale informale, intendo un controllo che avviene attraverso i cittadini, le associazioni, i commercianti ed il tessuto sociale in genere: tutto questo sta cambiando. In questo modo si rischia di scaricare tutto sul controllo sociale formale, cioè sulle forze di polizia, che per loro conto hanno subito negli ultimi anni un forte taglio di risorse”.
C’è una responsabilità della politica?
“Della politica nazionale, visto che ordine e sicurezza pubblica in mano al Ministero degli Interni. Le nostre città del centro Italia, in particolare realtà come Macerata, Ascoli, Ancona sono spesso sottovalutate. Tutte le volte che provano a chiedere aiuto vengono sottovalutate perché il paragone viene sempre fatto con altre città più esposte e criminogene, come le grandi città: basti pensare a Napoli, Palermo, Bari e così via. Le risorse sono sempre di meno. Quello che più è importante è ritrovare la attenzione e collaborazione da parte della cittadinanza e quindi impengarsi con controlli più incisivi del territorio e di alcune zone della città”.
Meglio il controllo dei cittadini oppure una telecamera?
“Una cosa non esclude l’altra. Bisogna chiarire una volta per tutte che la telecamera da sola ha una funzione limitata. Inserita in un progetto complessivo ha una funzione importante. C’è da inserirla in una zona illuminata, recuperata, che coinvolge e non esclude, che attira la vivibilità, che trasmette tranquillità invece che paura, timore, insicurreza. In quel caso la telecamera ha una funzione.
Se il centro storico di Macerata, in sintesi, si dovesse munire solo di telecamere, non risolveremmo nulla. Il centro ha bisogno di un controllo completo di tutte le componenti. Cittadini, commercianti, studenti”.
I residenti del centro, però, spesso lamentano una risposta insufficiente delle forze dell’ordine quando le chiamano per segnalare situazioni di disagio…
“Qui torniamo sempre al taglio delle risorse, al taglio delle indennità alle forze di polizia, tagliate di oltre il 30%.C’è poi la questione dell’organizzazione delle forze dell’ordine che rischia di rimanere ancorata a vecchi modelli. C’è assolutamente necessità di fare un passo avanti: incominciamo a fare a livello nazionale proposte che parlino di polizia unificata, di sale operative comuni. Dobbiamo cominciare a parlare di un coordinamento vero e non solo di facciata tra Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, e Polizia Locale. E’ ora di cominciare a pensare che una stazione per ogni paesetto che chiude alle ore 20 comincia a non servire più. Dobbiamo unificarle con compagnie funzionali che sono al servizio dei cittadini”.
L’Hotel House è un problema troppo grande per una realtà come la nostra?
“E’ Un problema ma non solo di forze di polizia. Non si può risolvere il problema Hotel House se non si guarda al problema sociale. Le forze di polizia da sole non possono risolvere questa questione. Oggi, a turno, una volante della polizia e dei carabinieri sono presenti all’Hotel House. Ma è una scelta che non può durare a lungo: appena si allenterà il controllo torneremo punto e a capo. Regione, Stato nazionale e Comune, tutti devono fare la loro parte e trovare soluzioni di integrazione, di vivibilità, coinvolgimento con la città di Porto Recanati. Perché è un quartiere di oltre 2000 abitanti, distribuito verticalmente invece che in piano”.
L’Esercito impegnato a pattugliare le strade serve o no?
“E’ una scelta sbagliata e inefficace sul piano pratico. Non produce il controllo sociale di cui prima discutevamo, e poi comunica un segnale tutto di facciata e non di vera concretezza. La città sicura non è la città presidiata, ma è la città vivibile, libera, controllata ma non militarizzata. Paradossalmente la presenza di un carro armato crea più insicurezza nei cittadini che quella del poliziotto di quartiere. I soldi che abbiamo speso per i militari nelle città sarebbero potuti servire per sostituire il turnover di poliziotti e carabinieri che sono andati in pensione”.
Tornando alla città di Macerata, quali sono le soluzioni che propone?
“Partiamo dal presupposto che soluzioni certe sul versante della sicurezza non esistono. Chiunque abbia soluzioni definitive e certe non ha le idee chiare o ha altri scopi. Le soluzioni sul versante sicurezza sono impegno costante verso questa problematica che a me pare non ci sia”.
Chi è che fa mancare quest’impegno?
“La politica in generale. Ognuno deve mettersi in testa che Macerata non può essere considerata più un’isola felice e non bisogna avere paura di dirlo. Bisogna solo darsi da fare ognuno per le sue competenze, Prefetto e Questore come autorità provinciali di pubblica sicurezza, Sindaco come rappresentate dell’esigenze dei cittadini come degrado urbano e riqualificazione di alcune zone. Associazioni e rappresentanze sociali per la disponibilità nel controllo sociale informale. Incominciamo a fare alcune proposte: per esempio il prossimo anno che si faccia una campagna pubblicitaria per il 5 per mille verso le problematiche della sicurezza urbana, per il recupero delle zone degradate. Facciamo un osservatorio provinciale serio e importante che ci dia la dimensione giusta con indagini sociali di quali siano le dimensioni di droga, uso stupefacenti nei giovani, alcol nei giovani”.
Le ritiene che le attuali stime sul consumo di alcol e droga siano imprecise?
“Assolutamente sì, e spesso anche confuse. O si basano sui reati commessi o sulla droga sequestrata o sui ragazzi curati al Sert. Non c’è un’indagine approfondita che dia la dimensione del problema, perché in modo errato nessuno si prende l’impegno di approfondire l’argomento. O per mancanza di soldi o per mancanza di consapevolezza dei problemi”.
Secondo lei il consumo stimato di alcol e droga tra i giovani è sotto o sovrastimato?
“Per me sottostimato. E’ altissima percentuale di ragazzi che fanno uso di sostanze alcoliche, che nei weekend si inebetiscono completamente e nessuno li guarda. Famiglie e società hanno problemi che si conoscono e nessuno pensa a loro: di loro, allora dovrebbe occuparsi la politica. Ritengo che sia proprio questo il ruolo della politica e del volontario, e per questo dico che oltre all’osservatorio è necessario costruire un gruppo di volontari ed esperti che incontrino i ragazzi nelle scuole, parlino con loro e cerchino di avere un confronto sui rischi che comporta il fenomeno. Questo dovrebbe fare la politica”.
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Iil tuo impegno x macerata deve essere sostenuto da tutti,sopratutto dalla politica in generale!! buon lavoro,dottore!!
A parte che chi fa lu poliottu o lu carabiniere per me non dovria fa lu politicu, ma lu consigliere Renis dice le cose che non va, ma dopo un lungu discorsu mica dice cosa c’è da fà. Quello che dice me pare solo chiacchiere come quelle che fa li politici vedo ch sà mparato lu mestiere
ci sono poliziotti che non fanno i poliziotti, che non lo hanno mai fatto e che per questo sono MOLTO malvisti dai colleghi, che hanno sempre pensato che sono, in realtà, dei fannulloni chiacchieroni e perennemente a cacciacog…..
Questi stessi personaggi, sono, per l’appunto, si e no salutati dagli stessi colleghi…