Mithun Rossetti
«Giuridicamente è un atto abnorme, adottato in palese contraddizione con quanto disposto dal giudice». Sono le parole dell’avvocato Federico Valori che, con il collega Rossano Romagnoli, tutela la famiglia di Mithun Rossetti, il 27enne studente Unicam, che viveva a Treia, e che è stato trovato senza vita in un annesso di villa Castellano a Porto Sant’Elpidio il 7 agosto 2016. Il punto è questo: la madre del ragazzo, Lorena Poddine vorrebbe i vestiti di suo figlio sequestrati dagli inquirenti dopo il ritrovamento del cadavere: un paio di jeans, le mutande, una camicia marrone, un paio di scarpe. Il pm che ha seguito le indagini, però, si è opposto. E questo, ricorda Valori, nonostante il Gip Marcello Caporale del tribunale di Fermo nel decreto di archiviazione avesse espressamente disposto la restituzione di tutti gli oggetti sequestrati agli aventi diritto.
L’avvocato Federico Valori
«E’ un atto che non trova alcuna giustificazione – aggiunge l’avvocato Valori – ma che arreca un immane dolore alla famiglia. Perché trattenere i vestiti? Si ha forse qualche sospetto? Allora perché chiedere l’archiviazione?». L’archiviazione del caso è arrivata a maggio, dopo quasi due anni di indagine. A richiederla era stata la procura, la famiglia tramite i propri legali si era opposta, ma il giudice alla fine l’ha accolta stabilendo che «il copioso materiale probatorio raccolto depone in senso univoco per il suicidio». Il ragazzo era stato trovato impiccato a un trave di un magazzino con un cavo elettrico. La famiglia continua a sostenere che si tratti di omicidio e in tal senso presenterà quanto prima una nuova denuncia.
(redazione CM)
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