L’EDITORIALE – I due orribili fatti di cronaca che hanno trasformato questa città nel più grande palcoscenico della campagna elettorale. Tra mostri e sparatorie, l’immagine del capoluogo è stata corrotta e manipolata a scopi politici e nel tritacarne sono finiti i maceratesi. Ma questa non è la casa della banda dei nigeriani o dei neofascisti, e va smacchiato quel quadro cupo con cui la si sta dipingendo. Ora serve trasparenza
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