Camilla Palmieri

Camilla Palmieri


Utente dal
6/1/2014


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  • Controlli alla Pars,
    ispettori dell’Asur in sede

    1 - Giu 20, 2014 - 12:38 Vai al commento »
    E' piuttosto triste leggere “articoli” di questo tipo. Il taglio giornalistico cede il passo ad un sottile “j'accuse” volto a insinuare, a gettare ombre, più che a chiarire fatti e/o episodi di interesse pubblico. Per un intero anno ho vissuto il mondo-Pars impegnandomi in un progetto di volontariato (Servizio Civile) e non posso che annoverarla tra le esperienze più belle e formative della mia vita. Quello che ho visto e sentito nel corso dei dodici mesi trascende un puro e semplice servizio offerto alla comunità, è un lavoro sull'umano e per l'umano che porta i suoi frutti ben al di là delle belle colline che accolgono le varie strutture. Capisco quanto, per un occhio esterno, risulti difficile farsi un'idea di cosa sia realmente una Comunità di Recupero, che tipo di lavoro venga svolto al suo interno, quali possano essere le difficoltà insite in una tale attività, quanta e quale complessità si trovi quotidianamente a fronteggiare. Ovviamente non si producono oggetti, non si maneggiano dati, non si vendono mercanzie di varia natura. Si affrontano “gli abissi più neri” del cuore umano, il disagio sociale e psichico, la patologia, le domande di senso e le risposte sbagliate a tali interrogativi. Si offrono alternative, si rieducano anime perse, si indica una via. Poi sta alla libertà di ognuno in ultima analisi (ove ne sia possibile l'esercizio), scegliere se credere fino in fondo in quella proposta (che spesso assume i connotati di un vero e proprio dono) o rifiutarla. Nel corso della vita, tutti ingaggiamo una dura lotta con la verità. Ne abbiamo bisogno, ma la temiamo al contempo. Ciò che fa la differenza allora è il rifiuto di “raccontarsi storie”, la capacità di guardare l'esistenza dritta negli occhi, e sollecitare chi abbiamo accanto a fare altrettanto, a render conto di sé e del modo in cui ha trascorso la propria vita. La verità è ciò che incontriamo ogni giorno come esperienza nostra o altrui, e non è mai un possesso, ma un'iniziativa, un calarsi corpo anima e mente nella realtà, uno sporcarsi le mani, una sfida continua, un'amicizia che “come ogni autentica amicizia, lotta per ciò che ama”. E questa verità, la verità della vita (di ogni singola vita) restituita a se stessa, accolta e ricollocata in un orizzonte di senso più ampio, è esattamente ciò che in ultima analisi ho conosciuto e amato profondamente di tutta l'esperienza lavorativa e umana comunitaria, il centro pulsante di quello che realmente accade nell'arco di un percorso riabilitativo all'interno della Pars. E' giustissimo e auspicabile che dei controlli vengano effettuati periodicamente in questa come in tutte le altre strutture regionali, sono strumenti utili tanto a chi controlla quanto a chi viene controllato, nonché ai destinatari di tali “servizi”. Ma gettare ombre sull'operato della Comunità, insinuare inadempienze ben più gravi della mancanza di un'etichetta su un prodotto fresco o di un'informazione in un dossier, indicare velatamente altre realtà come migliori di questa va decisamente al di là tanto di un mandato giornalistico quanto della semplice informazione. Apriamo gli dunque occhi e abbiamo la lungimiranza e l'intelligenza di guardare alla Luna, non al dito che la indica, e a quanto possa apparire malconcio, ferito, sproporzionato o sgraziato ai nostri occhi; quella Luna ha rischiarato molte notti, indicando una strada sicura ove tutto era smarrito e privo di riferimenti...in attesa di una nuova alba. Che per moltissimi ragazzi è arrivata e continua a risplendere. Questo conta, ed è di questo che parliamo...di questo che parlo, quando ripenso alla Pars e a quanto visto, vissuto, sentito.
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