scusate... rettifico l'anno di entrata in vigore del disciplinare per le attività turistiche ed escursionistiche, che è il 2007 e non il 1997 come erroneamente ho scritto :-/
Salve, sono l'Alessandro Rossetti citato nel comunicato. Vorrei solo chiarire alcune questioni, sperando di contribuire a rendere il dibattito più vicino alla realtà.
1. La tutela dei beni ambientali (biodiversità, acqua, paesaggio), beni comuni fondamentali, richiede delle regole, come in qualsiasi altro aspetto della vita civile; si può quindi discutere sulla equità e trasparenza di tali regole, ma non sulla loro necessità;
2. La legge quadro sulle aree protette (394/1991) stabilisce come finalità la tutela dell'ambiente e la valorizzazione mediante integrazione tra uomo e ambiente;
3. Non esistono attività di per se dannose o innocue per l'ambiente; l'impatto dipende da molti fattori, quali i mezzi, il numero di partecipanti, il periodo e la fragilità dei luoghi attraversati;
4. Le regole stabilite dal Parco dei Sibillini non sono affatto repressive; prova ne è che il territorio ha un livello di fruizione (in tutte le forme) tra i più intensi tra i Parchi montani italiani e che le sanzioni alle attività sportive ed escursionistiche comminate dal CFS durante l'anno ammontano a poche unità; ciò dimostra anche che le sanzioni hanno una incidenza del tutto trascurabile sul bilancio dell’Ente;
5. Tutte le norme del Parco sono pubblicate sul sito www.sibillini.net alla voce "regolamenti" ben visibile anche nell'home page; il personale del Parco è inoltre sempre disponibile a fornire chiarimenti anche telefonicamente o mediante incontro;
6. In particolare, il disciplinare sulle attività sportive ed escursionistiche (vigente dal 1997) prevede che la comunicazione è necessaria solo per le manifestazioni motoristiche e per le attività escursionistiche nelle zone A e B (quindi di massima tutela) per gruppi maggiori a 30 unità con MTB o cavallo e a 60 unità per escursioni a piedi; anche le diverse zone del Parco sono chiaramente pubblicate sul sito internet, insieme al citato disciplinare;
7. In ogni caso, pur non mettendo in discussione la buona fede dell’Associazione multata, il Parco (e tanto meno il sottoscritto) non ha potere sull’annullamento di una sanzione comminata dal CFS qualora non vi siano i presupposti previsti dalla legge.
Il titolo dell'articolo è assolutamente scorretto e non degno di un giornalismo serio. Non mi sembra che il WWF abbia invertito la priorità tra aquile e vite umane. E credo che le due cose siano perfettamente compatibili tra loro. Il WWF ha quindi fatto bene a sollevare il problema, e credo che il 118, pur nel loro nobilissimo e fondamentale lavoro, di cui tutti siamo grati, abbia ampie possibilità per evitare, senza intaccare la loro efficienza, di sorvolare a bassa quota proprio sopra un sito così delicato (a livello europeo) per rapaci a rischio di estinzione, a meno che, ma questo è ovvio, non si tratti di soccorrere qualcuno proprio in quell'area. Insomma, perché fare scale (ovvie) di priorità, quando le due cose (esigenze umane e rispetto per l'ambiente) possono tranquillamente coesistere? Non è forse questo alla base dei principi dello sviluppo sostenibile?
L'area interessata dal progetto del Parco eolico è sottoposta al vincolo paesaggistico ed è tra le più incontaminate della Regione. Il progetto prevede 17 mastodontiche torri alte ben 80 m (come grattacieli da 25 piani) a cui si sommano le pale, per altri 40 m (totale 120 m). Bene ha fatto quindi la Soprintendenza a bloccare il progetto. La pressione nei confronti della Soprintendenza è quindi una vera e propria ingerenza politica. Si dica allora, senza ipocrisia, che l'intenzione è quella di realizzare centrali elettriche (anche se rinnovabili) senza alcun rispetto per l'ambiente e il paesaggio, vere risorse per l'entroterra.
Lo scenario prospettato da Liuti è spaventoso. Per fortuna non tiene conto di questioni fodamentali necessarie a non cadere nella trappola della demagogia e della logica del "male minore". E' vero, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, ma ciò a cui dovremo rinunciare è la crescita illimitata. E' un concetto che non esiste in natura. L'energia che produciamo e importiamo viene in gran parte sprecata. Dovremmo quindi innanzitutto preoccuparci di tappare i buchi del colabrodo. La chiave sta nel risparmio e nella decrescita felice di Latouche e Pallante. E poi dobbiamo considerare che il territorio non è tutto uguale. Abbiamo migliaia e migliaia di ettari urbanizzati, asfaltati e cementificati: facciamo là le grandi centrali e lasciamo stare le terre agricole e le montagne incontaminate. Paesaggio è economia, bellezza, biodiversità, cultura e identità. La perdita di questi valori non sarebbe molto meglio dell'incubo del nucleare.
Sono d'accordo con Fulvio Ventrone. La campagna di allarmismo avviata da Coldiretti contro il lupo è tecnicamente ingiustificata e molto pericolosa per una specie non solo protetta dalla normativa nazionale e comunitaria, ma anche simbolo di un ambiente integro e in grado di valorizzare il territorio dal punto di vista turistico. Il discorso della sicurezza pubblica è addirittura ridicolo: la Coldiretti è in grado di citare almeno un caso documentato di persona aggredita da lupi in Italia? Naturalmente, anche gli allevatori vanno tutelati, mediante indennizzi equi e rapidi e incentivi per la protezione degli animali (es. recinzioni elettrificate). Certo, ben poco si può fare per chi sceglie di allevare il proprio bestiame allo stato brado: è un metodo che riduce i costi di gestione, ma proprio per questo in Appennino, dove il lupo c'è da sempre, deve mettere in conto dei maggiori rischi di perdite per predazione. In ogni caso, il fenomeno del randagismo (o vagantismo) canino è ben più serio e grave, anche nei confronti della sicurezza pubblica: questo è il vero problema che le istituzioni (ASUR, Prefettura e Comuni) dovrebbero affrontare.
Alessandro Rossetti
Utente dal
6/5/2010
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