@alby
Non esistono programmi “magici”.
L’obbligo della presentazione degli elementi, tecnici ed economici, relativi agli immobili censiti o da censire in Catasto, è in capo al proprietario, che li “propone” per il tramite di un tecnico abilitato.
Quest’ultimo, mediate l’utilizzo del software previsto, decide come accatastare (categoria, classe, geometria), quindi decide la rendita.
Tale rendita (proposta) dovrebbe essere verificata dagli impiegati del Catasto. Se i tecnici del Catasto non riescono a verificarla per tempo, questa va regolarmente in atti, così come è stata presentata.
Il D.M. LL.PP. 2 AGOSTO 1969. – Caratteristiche delle abitazioni di lusso – non viene utilizzato in ambito tributario per stabilire la categoria catastale di alcunché!
Si usa solo per la verifica dei requisiti che devono, o meglio che NON devono possedere le abitazioni affinché l’acquirente possa usufruire dell’agevolazioni per l’acquisto prima casa (imposte IVA, Registro, Ipotecaria, catastale).
In ultimo, ti rappresento la mia totale contrarietà sulla tua ultima considerazione.
A mio (modestissimo) parere, la politica dovrebbe stare lontana dalla individuazione dei tributi.
I comuni dvrebbero badare solo alla loro gestione.
Accatastamenti realizzati dal Catasto di concerto con i comuni…. Accadrebbero solo due cose:
o la determinazione di rendite convenzionate (politiche appunto) troppo basse;
oppure, allo scopo di risanare i bilanci deficitari, individuazione di rendite esorbitati, a seconda della linea “politica” che quel determinato Comune ha in quel determinato contesto storico e sociale.
Quindi si verificherebbe una fortissima sperequazione. A seconda del Comune, si troverebbero regole diverse per l'accatastamento. In barba alla perequazione fiscale.
Saluti
Sono sicuro che il giudice avrà 1000 motivi in base ai quali avrà emesso questa ridicola sentenza. Rimane il fatto che in Italia la pena per il tentativo di omicidio, brutale ed immotivato, di un ragazzo di 18 anni equivale ad una vacanza di 14 mesi “da scontare” a Macerata. La volta precedente ha bruciato una macchina e, invece, lo hanno mandato al mare. Speriamo che non gli venga mai voglia di sciare, al povero Ibrahim Mohammed Esticazzi Abdull Babà, perché chissà che delitto dovrà compiere per farsi un bel week end a Sassotetto???!!!
Ancora un’altra occasione per denigrare il Pubblico Impiego. Gli insegnanti che hanno “3 mesi di ferie”. Ma chi ha detto che gli insegnanti vogliono “3 mesi di ferie”?. Gli insegnanti vogliono, come tutti, uno stipendio adeguato al ruolo che ricoprono. Magari che gli permetta di arrivare alla 4 settimana. Vogliono i fondi per espletare dignitosamente le attività didattiche, comprese le spese per la sicurezza degli edifici scolastici. Vogliono essere retribuiti per “TUTTE” le ore che svolgono nelle loro attività extra orario scolastico. Queste ore, svolte GRATUITAMENTE nel corso dell’anno, compensano AMPIAMENTE qualunque periodo di disponibilità. Questa retorica sul Pubblico Impiego è diventata insopportabile. Chi parla non sa niente. NIENTE. Parla (e scrive) per sentito dire.
Ma possibile che ancora non si è capito che il “buco nero” della spesa pubblica è rappresentato dagli Enti Territoriali? Il Federalismo ha moltiplicato i centri di spesa, amplificando e non riducendo la spesa pubblica. E a fronte di tutto ciò si sono ridotti i controlli.
@porcomondo
Caro porcomondo, dire “a mio parere” significa esattamente questo:
in tutto quel casino, poiché io che ho visto non sono sicuro di quello che ho visto, ma come fanno tutti quelli che NON hanno visto a sostenere le loro tesi?
Nel momento della bottigliata, i due italiani stavano aggredendo (insieme) il ragazzo (il quale se è o se non è straniero a me poco importa …) e uno dei due tirava cinghiate della madonna con il moschettone, cinghiate che hanno colpito a destra e a manca … “A mio parere” l’altro italiano ha portato la mano alla testa NON dopo la bottigliata, ma dopo una delle cinghiate.
Spero di averti spiegato meglio cosa intendevo con “a mio parere”.
Saluti
Ho assistito personalmente all’episodio.
1) Gli “stranieri” era due
2) Gli “stranieri” erano due ragazzi (uno veramente piccolo …. si e no di 15/16 anni)
3) I due “stranieri” sono stati aggrediti malamente dai due italiani (e da un pitbull)
4) A mio parere è stato uno dei due italiani (cercando di colpire con un moschettone uno dei due “stranieri”) a ferire, nella colluttazione, l’altro italiano
Da italiano, i commenti letti in questo forum mi hanno lasciato senza parole.
@ Tamara Moroni
Devo dire che la sua ostinazione sfocia largamente nella simpatia.
Il problema è che lei ragiona da tecnico ma parla da politico.
Non ci sono elementi per dire, oggi, quale procedimento è stato utilizzato nella stima dell’Ute per il complesso natatorio. Poiché la scelta del procedimento dipende dallo scopo della stima, se quest’ultimo non si conosce, non è possibile, allo stato attuale, esprimere giudizi.
È tutto qui quello che dico io.
Le faccio notare tuttavia alcune sue contraddizioni, fatte, secondo me, in perfetta buona fede, altrimenti non insisterebbe tanto…
Il procedimento da lei indicato nell’ultimo post è esattamente quello utilizzato dall’Ag. del Territorio nella stima dell’anno scorso avente in oggetto la determinazione del più probabile valore di mercato da attribuire all’area limitrofa a quella del complesso natatorio.
Quindi è esattamente il procedimento che lei aveva indicato come gravemente carente!!
Il valore di mercato di un bene, alla fine dei conti, deriva sempre da una relazione matematica di questo tipo:
Valore = consistenza x valore unitario.
Come giustamente da lei osservato più volte, nel caso delle aree edificabili, la consistenza (volumetria) dipende dallo strumento urbanistico.
Quindi la responsabilità della scelta dei due termini in precedenza esposti è attribuibile, il primo, a chi ha la competenza in materia di gestione del territorio, il secondo, a chi ha la competenza in materia estimale.
Questo mi sembra ovvio.
Ancora…
Ma lei quanti edifici costruiti in discesa ha visto nella sua vita?
Io devo dire neanche uno.
Lei difende strenuamente la perizia fatta dal Comune nel 2009.
In quella perizia il valore unitario è stato individuato pari a 1/4 del valore a mc del residenziale.
Il valore del residenziale preso a riferimento è stato di 180 €/mc.
Importo perfettamente in linea con gli allora valori di mercato riferibili alle aree residenziali.
Ma in linea con cosa??
Per poter iniziare un intervento edilizio su un terreno, questo deve essere prima opportunamente idoneizzato.
Su aree in forte pendenza, è risaputo, in genere non si costruisce…
I costi di idoneizzazione sono quindi variabili e dipendono da diversi fattori, il primo dei quali, appunto, la pendenza del sito, ma anche, e in maniera sostanziale, dalle caratteristiche pedologiche del terreno.
Il valore di 180 €/mc, all’epoca, era il valore unitario attribuibile alle aree in possesso di pendenze in piano, praticamente pronte alla trasformazione.
Adesso possiamo disquisire sul famoso 1/4 utilizzato.
Forse che con questo coefficiente, oltre alla diversa destinazione d’uso, sono stati considerati anche i costi di indoneizzazione?
È questo il problema… Mentre per quello che riguarda la stima dell’Ute si può essere in disaccordo con le motivazioni e con il procedimento utilizzato, nella stima eseguita dal Comune le motivazioni e il procedimento non ci sono proprio!
Nel caso del terreno considerato i costi di idoneizzazione sono in ogni caso rilevanti e possono incidere anche oltre il 50% del valore unitario dell’area. Ma supponendo anche che incidano “solo” per il 40 % ci troveremmo di fronte sempre le seguenti due ipotesi:
1) 1) i costi di idoneizzazione sono stati considerati:
il valore effettivo dell’area idoneizzata diventa pari a: 180 + 0,40 x 180 = €/mc 250, valore che nel 2009, in quella zona, è da considerarsi assolutamente fuori mercato anche per il residenziale. Esso corrisponderebbe infatti a un valore unitario riferibile al “costruito” pari a 3.000 €/mq.
2) 2) i costi di idoneizzazione non sono stati considerati:
bisogna allora toglierli dal valore unitario usato nella perizia …
180 - 0,40 x 180 = €/mc 108
€/mc 108 / 4 = €/mc 27….è all’incirca questo il valore che ragionevolmente avrebbe dovuto essere utilizzato!
Però con questo io la finisco qua.
Qualunque altra cosa lei decidesse di scrivere, le dico subito che le do ragione…………. :)
@ Tamara Moroni
Zorro e Don Diego De La Vega … MAGARI!!!
Mi dispiace deluderla (ma soprattutto dispiace per me stesso…) ma qui siamo a livello di topo Gigio che si cela dietro alla maschera di Mammolo (o Brontolo decida lei…).
Di commenti ne ho fatti in altre occasioni, mai ripetuti ne insistenti questo è vero. In questo caso, come detto in un precedente post, è stato solo per la sua disponibilità al confronto.
Non credo che le nostre attuali posizioni possano convergere verso una qualunque intesa, ma ho condiviso il suo ultimo intervento, tanto da riservarle il mio “mi piace”.
@ Tamara Moroni
Leggendo i suoi commenti, mi convinco sempre più che le sue opinioni sono assunte per partito preso.
Lei conosce benissimo (e condivide) le motivazioni in base alle quali il Comune ha determinato il valore dell’area relativa alla Cittadella. Della perizia dell’Ute, invece, non può dire niente perché “in corso giudiziale”, però di quella perizia cita solo l’unica parte dove proprio il Comune è competente: la destinazione urbanistica e la % del commerciale.
Ricordo perfettamente che proprio sulle pagine di questo giornale (avv. Bommarito) la perizia dell’Ute fu definita una “lezione di estimo”, laddove lei afferma, invece, che le motivazioni contenute risultano gravemente carenti. Insiste nel ricordare a tutti noi come il Comune abbia determinato il valore unitario: 1/3 del valore a mc del residenziale, lei dice. E questa motivazione le appare convincente! Io le chiedo allora perché 1/3, 1/4 e non un 1/10… o un altro ennesimo qualunque??
E’ a piacere la scelta? Oppure lei ci vede effettivamente un qualcosa di tecnico? E cosa eventualmente?
Per quello che riguarda la valutazione dell’impianto natatorio, ribadisco quello che è il mio convincimento, salvo essere smentito dalla lettura della perizia, quei valori non possono essere riferiti all’area, ma al costruito, all’edificio insomma. Tra l’altro si parla di diritto di superficie e quindi di potenziale redditività dei beni.
Non capisco la necessità di sparare a zero sul “pianista” prima, addirittura, che abbia iniziato a suonare.
@ Tamara Moroni
La sua risposta pacata e il suo sforzo di mantenersi nel merito della vicenda (anche rispetto alla mia piccola provocazione), la colloca a buon diritto tra le persone ragionevoli.
Pertanto le rivolgo una semplice domanda.
Perché il Comune avrebbe dovuto chiedere la valutazione dell’area, quando il terreno è già di sua proprietà?
È evidente, anche alla luce delle dichiarazioni del Sindaco messe a disposizione da CM, che l’oggetto della valutazione dell’Ute non è il valore dell’area, ma della costruzione!
Pertanto, dal mio punto di vista, è difficile comprendere il confronto di valori, da lei eseguito, con la valutazione dell’area limitrofa (quella dell’articolo di Bommarito per intenderci).
Inoltre… Ma lei non ha affermato di non aver ancora visto la valutazione dell’Ute?
Allora come fa a sostenere con certezza che “1374 mq su 1374 mq concessi a commerciale, cioè il 100% dell’area sottoposta a valutazione all’Ute, sono pari pari in termini di valore a 1.500.000 € …nè un centesimo di più nè uno di meno”??
Per avere le idee chiare bisogna aspettare la stima dell’Agenzia del Territorio.
Soltanto dopo la sua lettura si potranno realizzare le appropriate considerazioni.
@ tuttiNil est dictu facilius
E’ bellissimo vedere dove può portare la fantasia.
Tutti i commenti, compreso quello della giornalista, partono dal presupposto che la stima dell’Ute non è stata visionata (“bisognerà attendere di conoscere la perizia nel dettaglio e di leggere le motivazioni con le quali l’Ufficio tecnico erariale ha spiegato i suoi calcoli”) …
mapperò … per intanto … si disapprova... Senza sapere bene xchè… così … giusto per…
Le considerazioni della signora Moroni poi in questo si distinguono decisamente. Arriva finanche a rimproverare l’unico che fa un commento veramente ragionevole e che potrebbe dare un senso a tutto.
Bah …!?
@Gianfranco Cerasi
Forse non ho capito bene il senso del tuo commento precedente.
Cmq io credo che la tua sia un’ottima domanda (manina verso l’alto…), ma, pur ringraziandoti per la considerazione…., io non sono il mago otelma e quindi non è a me che la devi rivolgere….
Anch’io, come tutti, vorrei capire e mi faccio delle domande su questa storia.
Una cosa però l’ho capita.
Al di là dei tentativi di ricercare la verità, le posizioni di tanti commentatori sono molto “partigiane”.
Chi tira di quà … e chi di là …
Solo l’avv. Bommarito ha dimostrato, a mio parere, di mantenere una certa oggettività.
Dai suoi articoli e dai suoi interventi (di Bommarito) sembrerebbe che abbia letto le varie perizie che hanno riguardato il terreno. Per cui, forse, è a lui che devi porre quel quesito.
Un’area per attrezzature sportive… di quelle dimensioni…. Ma quanti “potenziali” acquirenti ci possono essere? Oltre al Comune, quanti possono essere concretamente i soggetti interessati al suo acquisto?
Ma davvero qualcuno pensa che una qualunque impresa edile, nella consapevolezza di poter realizzare solo un campo di calcio, possa essere interessata ad acquistare quell’area? Ma anche supponendo di voler sfruttare la massima volumetria, quale imprenditore, oltre al Comune, sarebbe interessato a fare un altro palazzetto dello sport? Con quali ricavi? Con quali rischi?
Qualunque obbligo sia sorto tra il Comune e il privato, tutto da dimostrare, esso non può prescindere dal valore di mercato dell’area. La figura barbina fatta dal capo-gruppo Ricotta durante il dibattito dell’altra sera, dimostra, secondo me, tutta la sua buona fede sull’argomento. Semplicemente non sa di cosa si parla….
“Il valore è stato determinato in base ai valori di esproprio…”.
Ma quali valori di esproprio? Non esistono valori di esproprio!!!
Tutta la normativa sugli espropri, le sentenze che la riguardano, sostengono che al proprietario del bene espropriato bisogna riconoscere il giusto ristoro, cioè il valore di mercato dell’immobile.
E ritorniamo al punto di partenza: quanto vale quel terreno?
Io vorrei far notare una cosa, forse fuori tema, ma sicuramente significativa.
Nel suo precedente commento, gcsavor fa una precisa richiesta. Non critica nessuno e chiede solo di capire.
Si becca ben 2 “non mi piace”.
Sarei curioso di sapere “chi” è interessato a non capire? E perché?
Che cosa ha detto gcsavor di tanto strano?
Riporto in sintesi il commento.
Dice gcsavor:
“Dal dibattito di venerdì sera mi è però rimasto un forte interrogativo al quale spero qualche persona competente riesca a rispondere. Ad una precisa domanda del pubblico, sul perché al privato siano stati offerti oltre 1.800.000 Euro senza neanche prendere in considerazione l’eventualità di un esproprio, il capogruppo Ricotta ha risposto che quella valutazione di 1.800.000 Euro era stata fatta proprio basandosi sull’ammontare dell’eventuale indennizzo che il Comune avrebbe dovuto pagare in caso esproprio, lasciando quindi immaginare che qualora il Comune avesse deciso di espropriare quell’area avrebbe in ogni caso dovuto rimborsare al privato 1.800.000 euro di indennizzo”“non avendo competenza tecnica e termini di paragoni per controbattere, mi piacerebbe che qualche persona competente in questo ambito scrivesse un suo parere. Oltretutto in questo caso il valore dell’esproprio sarebbe doppio del valore di mercato attribuito dall’Ufficio del Territorio!!! Sono questi, in generale, gli indennizzi pagati nei casi di esproprio per Pubblica Utilità? “.
A me piacerebbe capire, invece, in cosa “non piace” la richiesta di gcsavor?
La mia idea?!!
Che qualcuno speri e confidi nella “Beata ignoranza”.
Bell’articolo. Stimolanti e significative le considerazioni sull’antipolitica.
Sulle diverse cifre attribuite all’area di Fontescodella… mi chiedevo … chissà se qualcuno si è preso mai la briga di leggere le motivazioni in base alle quali i diversi uffici sono pervenuti a tali importi?
@alex stecca
Caro stecca mi sa che a questo giro ti è andata veramente male.
Condivido totalmente l’intervento di Tommi Gun, anzi mi ha anticipato di poco, perché stavo per scriverti le stesse cose. Hai una visione calcistica della vita, che appartiene, mi dispiace ad essere io a dirtelo, ormai storicamente alla destra (vedi discese in campo e cazzate affini).
Bommarito ha realizzato una grande inchiesta che ha evidenziato delle grosse anormalità, sia a destra, sia a sinistra. Rileggi i suoi articoli.
@ Renzo Serrani
Egregio sig. Serrani, Lei solleva un argomento che da sempre mi lascia un po’ perplesso.
Io credo che Lei non abbia tutti i torti nel dire che le persone dovrebbero aver il coraggio di sostenere personalmente i propri convincimenti.
Del resto la “civiltà informatica” ha imposto nuove regole e nuovi modi di relazionarsi.
Io e Lei, molto probabilmente, non avremmo mai avuto la possibilità di confrontarci se non fosse stato per CM, se non ci fosse stata questa occasione.
Io non ce la vedo a fermarmi per strada, anche conoscendo la mia identità, per discutere di questo o quell’argomento, fosse anche di una qualche estrema rilevanza sociale, culturale, economica, ecc..
D’altra parte, se non ci fosse stato l’anonimato, io non avrei mai partecipato ai commenti.
E quindi, oggi, io non conoscerei la sua opinione, né Lei conoscerebbe la mia.
Sull’argomento, inoltre, mi azzardo a dire che non sempre la personalità di chi si esprime è garanzia di contenuto.
C’è una certa scuola di pensiero che vuole che solo le persone autorevoli possano esprimere con contezza i propri pensieri. Le argomentazioni di tutti gli altri, spesso, sono poco considerate.
Bhè, io non la penso esattamente così.
L’autorevolezza di chi parla, la sua presunta preparazione in un certo campo, non sempre è garanzia di oggettività e di competenza. E proprio la vicenda della cittadella dello sport ne potrebbe essere una prova.
Siti come questo, che offrono a tutti la possibilità di esprimere le proprie opinioni, d’altra parte permettono di entrare nel merito delle questioni, senza particolari condizionamenti.
In conclusione io sono del parere che un certo argomento, a volte, potrebbe essere giusto, oppure condivisibile, per le ragioni cioè per i “perché” e non per i “chi”, in funzione di chi è la persona che si esprime.
È chiaro che se parliamo di fisica nucleare … prima di dire qualche enormità, un attimo … c’è da pensarci….
Il limite del mio ragionamento, ovviamente, sta nell’educazione e nel rispetto degli altri.
Molte volte, è vero, dietro l’anonimato si nasconde chi se ne approfitta per offendere impunemente.
Ma è anche vero che, rivolgendosi alla polizia postale, ormai con estrema facilità si può individuare l’identità dell’incivile, ovvero del reo, lui si, di non aver rispettato le regole del quieto vivere.
“Faccia” o non “faccia”, il problema non dovrebbe essere il merito della vicenda?
Come l’avv. Bommarito abbia saputo, come sia a conoscenza, sono questioni del tutto irrilevanti di fronte ai fatti presentati.
Bommarito, oltretutto, in questa sede veste il ruolo di giornalista e ha il merito di aver puntato i riflettori su una vicenda che si può definire in tutti i modi, tranne che chiara.
Io penso che tutti coloro che tentano di spostare il riflettore verso altre direzioni, come il nostro Alex Stecca, non facciano un buon servizio alla collettività e non contribuiscano, quindi, a rendere giustizia alla trasparenza dei fatti.
Io voglio sapere!! Non mi interessa come, voglio solo sapere!!!!!!!!!!!
Il giorno delle elezioni comunali, poi, ricorderò……
@ G.R.Festa
Condivido in massima parte quello che dici.
Ma ti faccio notare che non mi hai risposto.
Hai illustrato bene di cosa vivevano.
Di pentole…40-50 anni fa…
Di scambi, aggiungo io. Commerciavano, scambiavano cose, magari poco comuni a quei tempi; in qualche caso di raccolta differenziata (materiali ferrosi).
Ma oggi?
Sono perfettamente a conoscenza che la stragrande maggioranza dei nomadi (li vogliamo chiamare così..??!) che vivono sul territorio nazionale, pur mantenendo particolari usi e costumi, sono italiani.
Ti faccio notare che quelli che si sono integrati (e ce ne sono stati) non si possono più definire zingari.
Non sono quindi questi ultimi il problema.
Ma tutti gli altri che gironzolano tra le città, che si spostano di posto in posto, continuo a chiedermi, di che vivono?
Ora qualcuno dirà: “e che vorresti dire? Che li dobbiamo confinare tutti in un lager?”
No. Quello che voglio dire è che di “ladri” ce ne sono di tutte le specie e che tutti quelli che non rispettano le leggi devono assumersene la piena responsabilità.
Ma voglio anche dire che nel caso degli zingari non esistono dubbi: è proprio sicuro che vivono di espedienti, dicasi furti e raggiri. Il loro è un metodo di vita e la Polizia lo sa.
Il problema è che la legge li tutela.
Perché?
Per le condanne ridicole che vengono inflitte in questi casi.
In quanto nomadi, ufficialmente, non risultano in possesso di beni. Le pene si riducono a qualche mese di carcere, se non sei minorenne, incinta, anziana, ecc. ecc. Altrimenti dopo l’identificazione sono liberi di spostarsi, in un altro paese, a ricominciare a rovinare la vita di chi non si è mai sognato di rubare uno spillo.
È un problema grosso. Ma anche la tolleranza diventa un problema quando si superano certi limiti.
Collevario è tartassata da questo problema.
Lo sa bene chi ci vive.
Mi scoccia parecchio che qualcuno possa pensare che sia una forma di razzismo obbligare tutti quelli che rubano per mestiere ad assumersi le responsabilità delle loro azioni.
Personalmente sono stato oggetto delle attenzioni di questi individui per ben due volte.
Tranne che dei mobili, sono stato, di conseguenza, derubato di tutto!!!
Anche di ciò che non potrò mai ricomprare anche se ne avessi la possibilità: i miei ricordi più cari.
L’idea che mi sono fatto è che la giustizia italiana tuteli, fondamentalmente, due categoria di persone:
1. chi compie reati cosiddetti minori, quando non usano la forza;
2. tutti quelli che hanno tanti soldi, qualunque reato compiano.
Inoltre, lo dico senza retorica, sono fermamente convinto che le forze di Polizia abbiano le mani legate dalle stesse leggi. Pur operando bene, spesso il loro lavoro diventa inutile.
Gi zingari…
Ma che lavoro fanno normalmente gli zingari?
Si spostano, girano, passeggiano…
Ma perché? E soprattutto, con quali soldi se non lavorano?
Veramente solo con l’elemosina?
Sono razzista?
Forse è solo una generalizzazione, ma io di regola rispetto gli immigrati di qualunque razza (clandestini e non) che vengono in Italia per lavorare, ma gli zingari… se qualcuno mi sa dire di cosa vivano o che mestiere facciano, io sono tutt’orecchi.
Credo che il Comune dovrebbe iniziare a prendere in considerazione la possibilità di cambiare la destinazione urbanistica del terreno. Ci sono le aree residenziali, quelle adibite a parcheggi, le zone carrabili e, dopo questa vicenda, anche le zone “cacabili”…. come … l’area di Fontescodella.
Complimenti all’avv. Giuseppe Bommarito per l’inchiesta.
A per o' L
Utente dal
16/12/2011
Totale commenti
21