La casa di paglia
di Monia Orazi
Una casa dal cuore di paglia e dalle strutture portanti in legno sorge sulle colline intorno a Valfornace, inaugurata di recente con il nome di Roccapaglia, in omaggio alla frazione di Roccamaia. E’ la seconda realizzata con questa tecnica costruttiva in Italia, il progetto e il disegno dell’abitazione sono un sogno cullato a lungo da Tuija Halonen, arrivata dalla Finlandia per caso sulle colline marchigiane, rimasta per passione e amore per la natura. La casa che si trova a Roccamaia è immersa nel suggestivo panorama formato dalle colline e dalle cime dei monti Sibillini a fare da cornice, è stata costruita con un metodo eco sostenibile e rispettoso dell’ambiente, utilizzando molti materiali ed arredi recuperati da vecchie case. Si trova in cima ad una collina, sorge al posto di una vecchia stalla ed un fienile fatiscenti, che sono stati demoliti ed i loro materiali sono stati anch’essi riutilizzati nella nuova casa.
Tuija Halonen nell’orto
«Per i miei primi trent’anni sono vissuta ad Helsinkiy, prima di trasferirmi a Londra, ho lavorato nel campo del marketing per un’azienda. Piano piano ho maturato la convinzione di voler cambiare vita, per non spingere più la gente al consumismo sfrenato e deciso di adottare uno stile di vita sostenibile per non contribuire alle emissioni di Co2, evitando di inquinare l’ambiente – racconta Tuija Halonen– ho sempre avuto la passione per il disegno, l’interior design e l’architettura, ho studiato energie rinnovabili lavorando poi in questo settore a Londra. Sono arrivata nel 2008 nelle Marche, che non sapevo nemmeno dove fossero, grazie ad un’associazione aiutando aziende agricole di produzione biologica, a Camerino e Fiastra». Dapprima Tuija si è fermata a San Martino di Fiastra, ma poi alla fine girando con una persona della zona si è imbattuta nel vecchio rudere del fienile e della casa nella zona di Roccamaia di Valfornace. E’ rimasta colpita dalla bellezza del posto, dal panorama che apre la vista a vallate e colline, interrotto solo dalle cime delle montagne. Ha deciso insieme ad un amico, Robin, di acquistare il terreno e ha scelto il posto per realizzare la tanto sognata casa di paglia. E’ tornata in Italia proprio il 26 ottobre 2016, il giorno delle due forti scosse di terremoto che hanno distrutto borghi, case e vite di tante persone. L’emergenza e la distruzione di tutta la zona l’hanno costretta ad uno stop nel progetto, ma lei non molla. Nel frattempo è andata in Thailandia dove insegna inglese nelle scuole. E’ ritornata due anni dopo, il 15 agosto del 2018 è iniziata la grande avventura di costruzione di Roccapaglia, con la posa delle fondazioni.
Interno della casa con il muro in paglia
«La prima cosa da considerare per la bioedilizia sono, la localizzazione dell’abitazione, il contesto naturale che la circonda, l’esposizione ai venti e agli altri agenti atmosferici, l’esposizione al sole, il tipo di terreno su cui sorgerà – spiega Tuija – solo successivamente si procede alla costruzione vera e propria, ma è molto importante il progetto preliminare». La casa sorge su un terreno argilloso, spiega la proprietaria: «Abbiamo scavato prendendo l’argilla che poi mi è servita per intonacare i muri – racconta la donna – sono state necessarie delle fondazioni in cemento armato a causa della poca stabilità del terreno, con 14 buchi e ferri con il cemento ad una profondità di sei metri, ma anziché costruire la platea completa, abbiamo isolato dal terreno la casa con poliuretano recuperato da siti industriali e polistirolo da un vivaio della zona, mettendo il cemento solo sul cordolo esterno. La struttura portante della casa è fatta esclusivamente in legno, montata su basi di acciaio mentre i muri esterni sono composti da pannelli componibili di paglia incastonata nel legno, arrivati appositamente dalla Lituania. In due giorni li abbiamo montati, erano tagliati al millimetro. Abbiamo poi messo sulla parte esterna un telo impermeabile ma traspirante per evitare che la paglia si bagni a causa degli agenti atmosferici. Successivamente abbiamo montato il cappotto esterno fatto di fibra di legno, passando poi un doppio intonaco, con vernice naturale color ocra».
Particolare del muro interno con paglia
Le componenti in legno e il montaggio dei pannelli dei muri con la gru sono state installate da due falegnami del posto, insieme ad un carpentiere di Valdobbiadene, mentre per la parte interna della casa è stata lei stessa a realizzare i muri interni, tutti in balle di paglia tagliate da lei stessa e dai partecipanti ai corsi in bioedilizia. «Quando sono arrivati i pannelli di paglia pioveva – racconta – il mio vicino ha chiesto un aiuto ad un suo amico allevatore, che mi ha permesso di metterle sotto la sua stalla al riparo. Mi ha fatto impressione vedere 42 metri di pannelli di paglia tutte in fila». Negli ultimi cinque anni Tuija si è trasformata in un vero e proprio muratore, interior designer, coltivatrice di un orto biologico, gestendo tutti gli aspetti della costruzione della casa. I coppi che si vedono sono quelli recuperati dal vecchio fienile e dalla vecchia stalla e casa. I muri interni sono costruiti con balle in paglia, incastonate da divisori in legno, poi intonacati da più strati di paglia, sabbia e argilla, la stessa scavata per la fondazione della casa. L’ultimo strato dei muri è ricoperto da argilla mescolata a sabbia, che è stata poi dipinta con calce diluita, evitando l’uso di qualsiasi vernice chimica. Le finestre esterne hanno un triplo strato di vetro chiaro che protegge dal sole eccessivo, il tetto è ventilato, per evitare l’eccessivo surriscaldamento in estate. Le diverse stanze sono separate da vecchie porte ristrutturate e da porte finestre recuperate in falegnamerie o case della zona. La casa ha anche un sistema di riscaldamento centralizzato sotto il pavimento, che però viene utilizzato di rado visto che comunque la paglia rappresenta un ottimo isolante e tende a mantenere stabile la temperatura interna della casa. L’ambiente interno è formato da un open space con soffitto alto sette metri, un soppalco su cui poi si aprono diverse stanze, sia camere che ambienti di servizio come i bagni. Al piano terra al centro una grande cucina con sala da pranzo. I mobili sono tutti recuperati, ci sono pezzi delle case rurali marchigiane, accessori acquistati da Tuija in uno dei suoi tanti viaggi.
L’argilla scavata dalle fondazioni
«Ho lavorato tanto per realizzare questo progetto – conclude la donna – ma qua dentro si vive molto bene, ho scelto di avere grandi finestre per far entrare la luce naturale, dal sorgere del sole al tramonto, si vede un panorama bellissimo. Devo ancora terminare la lavanderia e qualche dettaglio ed il muro esterno per l’ingresso del parcheggio con pietre recuperate da una vecchia casa, ho utilizzato tutto materiale di riciclo restaurandolo, proprio perché credo che non si debba più inquinare l’ambiente e vivere senza impatto ambientale. Questa casa è perfettamente antisismica, permette di risparmiare sui costi energetici, è sana perché non sono stati utilizzati elementi chimici. Mi piacerebbe che questo mio progetto sia d’ispirazione per ingegneri, architetti, cittadini che amano uno stile di vita sostenibile e rispettoso della natura, per questo vorrei organizzare corsi di edilizia eco sostenibile e costruzioni in bioedilizia. Ho anche dato vita ad un social club, un circolo sociale che ho chiamato Roccapaglia con cui organizzare eventi in questa casa. Mi piace accogliere la gente, condividere esperienze, fare dibattiti su temi importanti, anche semplicemente prendere un tè parlando in inglese».
La struttura della casa di paglia
Un momento della costruzione
Supporti d’acciaio su cui sono stati montati i pannelli
Il cantiere della casa di paglia
Brava
Bravissima!!!
Complimenti
Si ma quanto ha speso?
Non trovo nulla da ridere, siamo cresciuti in case di paglia, in base alle necessità una finestra o una porta veniva spostata, chiusa o aperta, nascevano le stanze con i figli e la grandezza variava con la loro crescita....tutto lavoro casereccio...le madri muratrici, lavoro infinito. E facevamo veri e propri mattoni di terra e paglia che asciugavano al sole... Oggi però ci sono le normative vigenti. Molto avanzate dal punto di vista tecnologico, abbinando i vari materiali credo che si ottengono buoni risultati. Interessante questo "prendiamo spunto dal passato"
Bellissima!!!!!
In mezzo al nulla uguale Bravissimo
Bellissimo
Bello il progetto, vivo in un ambiente molto simile e quindi apprezzo le diverse scelte ma non trovo affatto green la scelta di farsi arrivare le balle di paglia dalla Lituania
Laura Moretti il grosso problema, credo, è che questi materiali edilizi non sono di uso comune in Italia. E quindi tocca cercarli dove si producono.
Paolo Tramannoni però per farli viaggiare si incrementa la co2. Quindi se tutti seguissero l esempio...
Brava ragazza.. è anche un mio sogno.. sei un saldo forte esempio .. magari ti vengo a trovare .. grazie
Natali Giacomo tanto
Fantastico progetto! Il mio unico dubbio è che l'impronta ecologica resa più leggera dalla casa tornerà a farsi pesante nel momento di sostituire il trasporto pubblico di una grande città con il trasporto individuale a cui si è costretti in una località isolata. Ma magari ha già trovato una soluzione con pannelli fotovoltaici, scambio di energia e auto elettrica.
Well done... congra
Carlo Simonacci Se dice che la vole affitta' a timmy, tommy e jimmy..
Bravaaaaaaa
Si ma se realizzi il tutto con i soldi del consumismo.......
che dire un sacco de risate
Beccaccioni
UAU
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Alla faccia della casetta di paglia dei tre porcellini…boh avrei molti dubbi.
Una storia straordinaria meravigliosa. Che persona eccezionale
Più che una casa di paglia è una casa CON paglia. Poi va detto che, considerato che c’è molto legno, non va sottovalutato il rischio di incendio.
I say Finland forever che tradotto sarebbe (io dico Finlandia per sempre).
Io dico Finlandia per sempre > Sanon Suomi ikuisesti
e chissà quante belle nespole col tempo matureranno…
Tutto bellissimo ma secondo per un opera de genere devi essere economicamente messo bene, non mi sembra una cosa da tutte la tasche .
Tuija dimostra, oltre alle capacità imprenditoriali e creative, il senso della bellezza della Natura, che cerca di rispettare il più possibile, anche nella produzione di beni e servizi. Evidentemente ha la visione della bellezza nell’Anima.
Può servirci per una nostra evoluzione estetica?
Di certo vuole “costruire” senza necessariamente “distruggere”, come è costume italiano e particolarmente maceratese. Con dovute eccezioni, ovviamente.
Sono certo che Tuija avrebbe mantenuti in vita quei monumenti e qui manufatti che erano la nostra Storia e che dimostravano l’esistenza della nostra civiltà nei secoli e nei millenni.
Mi mangio il fegato quando vedo ciò che a Corridonia abbiamo distrutto negli ultimi cento anni. E’ come se i cittadini di Montolmo, poi Pausula e per ultimo Corridonia avessero voluto cancellare un passato di grandezza, poi di tradimenti, per giungere all’attuale mediocrità. Ormai priva di identità.
Il lavoro edilizio di Tuija mi ricorda quello dei nostri “atterrati”, costruiti con paglia e terriccio, che erano caldi di inverno e freschi d’estate, come quelli della mia età hanno potuto constatare. Tuija venga a Montolmo, oggi vergognosamente ribattezzata Corridonia (vai a dire ai recanatesi di cambiare il nome della loro città in Leopardia) per rendersi conto come venivano costruiti gli “atterrati”, ossia le abitazioni contadine delle nostre campagne. Rimarrà sorpresa che la filosofia di questi è simile a quella della sua costruzione.
Cosa c’entri poi il cobalto con Pievebovigliana lo sanno solo i finlandesi…