Tre secoli di storia al femminile,
torna il corso con Marco Severini

MACERATA - Il docente ha recentemente pubblicato il volume “Le fratture della memoria. Storia delle donne in Italia dal 1848 ai nostri giorni”: «E' vero che negli ultimi decenni le cose sono cambiate e sono state realizzate importanti ricerche sulla dimensione femminile, ma il fatto che un libro così non esistesse costituiva una sfida affascinante»

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Marco Severini

Mercoledì alle 17 all’aula Goethe del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Macerata riparte, per il terzo anno consecutivo, il corso di Storia delle donne, tenuto da Marco Severini, autore di numerose monografie sul tema e soprattutto di un libro appena uscito, “Le fratture della memoria. Storia delle donne in Italia dal 1848 ai nostri giorni” (Marsilio, 2023) che colma indubbiamente, utilizzando un linguaggio piano e lineare, un vuoto storiografico perché una meticolosa ricostruzione della storia delle italiane lungo tre secoli ancora non c’era. Incontriamo il professore a Napoli, impegnato nel tour di presentazione dell’opera.

«Mi ha indotto a quest’opera la considerazione della marginalità che le donne hanno tutt’ora nel panorama storiografico nazionale – afferma Severini – è vero che negli ultimi decenni le cose sono cambiate e sono state realizzate importanti ricerche sulla dimensione femminile, ma il fatto che un libro così non esistesse costituiva un’affascinante sfida. In secondo luogo, gli studi condotti in questi ultimi anni mi hanno convinto dell’opportunità di porre in essere questo libro».

La ricostruzione abbraccia tre secoli profondamente diversi l’uno dall’altro. «Parto dal biennio 1848-49, che registra una consistente partecipazione femminile a moti e rivoluzioni – continua il professore – poi dopo l’Unità, la discriminazione e la subordinazione operate sulle donne dalla società patriarcale e maschilista vengono ratificate dal Codice civile del 1865. Le italiane non hanno capacità giuridica, non possono disporre dei propri beni né accedere ai pubblici uffici. Eppure rivelano una determinazione e un coraggio incredibili e, soprattutto, una impressionante capacità di fare squadra. Nascono sul finire dell’Ottocento, enti e associazioni che scriveranno significative pagine di storia. Nel Novecento gli obiettivi delle precedenti lotte femminili (in primis, il diritto di voto politico e amministrativo e la capacità giuridica) vengono conquistati, ma a caro prezzo e non senza ritardi e la solita, marcata opposizione degli uomini. Le 21 madri costituenti portano a casa acquisizioni fondamentali che, sancite nella Costituzione, hanno profondamente influenzato la storia italiana: le contestazioni degli anni Sessanta, i femminismi, i processi di laicizzazione e il cambiamento degli stili di vita fanno il resto. Con il ventunesimo secolo, il cammino femminile si arricchisce di ulteriori differenze e riprende a ruotare attorno a dinamici movimentismi».

Nell’ultimo capitolo, Severini riflette su quanto ancora ci sia da fare per conseguire un’effettiva parità e debellare atavici pregiudizi. «L’educazione, il rinnovamento culturale di cui abbiamo tanto bisogno e la partecipazione civile possono fare la differenza – aggiunge il docente – alcuni degli obiettivi per cui si battevano femministe ottocentesche del calibro di Anna Maria Mozzoni. Sono tratti peculiari attraverso cui la donna ha saputo distinguersi dall’uomo. Lungo i 175 anni oggetto della mia ricostruzione, le Marche hanno saputo rivelare elementi di modernità e vivacità davvero notevoli. Marchigiane sono state, nel 1906, le prime elettrici della storia europea, mentre nel 1919 la prima avvocata italiana, Elisa Comani, è diventata tale presso il foro di Ancona, dopo aver studiato legge a Camerino. Numerose partigiane hanno lottato contro il nazifascismo, mentre Ada Natali è stata, nel 1946 a Massa Fermana, una delle prime sindache italiane. Ancora, nei plebisciti del 1860, Maria Alinda Bonacci, nata a Perugia da genitori marchigiani, è stata una delle prime italiane a votare nel collegio di Recanati. E non dimentichiamo che Sibilla Aleramo nel 1906 ha parlato dello stupro subito a 15 anni, durante il periodo marchigiano della sua esistenza, nel romanzo autobiografico “Una donna”, un libro che riscosse un incredibile successo e puntò il dito contro la violenza maschile e familiare, venendo tradotto in sette lingue solo tra 1907 e 1909. Ancora, durante le guerre mondiali, ci sono state marchigiane che hanno salvato da morte certa diversi soldati: il caso della popolana Alda Renzi, che ha un’idea geniale nell’Ancona del settembre del 1943 sottoposta all’occupazione nazista, è solo l’ultimo riemerso dagli archivi».



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