«Picchiata per un tatuaggio,
niente scuola se toglieva il velo»
I genitori accusati di maltrattamenti

DAL GUP - La coppia, imputata al tribunale di Macerata, respinge le contestazioni. Nel capo di imputazione si parla di gravi limitazioni alla libertà sia per la frequentazione di amici che per l'uso di social

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di Gianluca Ginella

Coppia finisce sotto accusa davanti al gup del tribunale di Macerata per maltrattamenti alla figlia che sarebbero iniziati da quanto aveva 13-14 anni: si parla di gravi limitazioni della libertà personale, minacce e violenze fisiche. Per l’accusa la ragazzina, figlia di una coppia marocchina, avrebbe avuto una costante paura a causa dei comportamenti dei genitori, e avrebbe perso il sonno e compiuto atti di autolesionismo e avrebbe mostrato intenzioni suicide (i genitori respingono con forza le contestazioni).

Secondo l’accusa, da quando la ragazza aveva 13 o 14 anni le avrebbero permesso di uscire da sola soltanto per andare a scuola o al vicino supermercato, vietandole di frequentare e uscire con amici o di usare i social. Inoltre, continua l’accusa il padre, sempre quando lei aveva 13-14 anni l’avrebbe colpita con pugni in faccia perché si era fatta un tatuaggio temporaneo sullo sterno. Le avrebbero impedito di continuare ad andare dalla vicina di casa per aiutare la figlia di questa a fare i compiti. Una volta, nel 2021, la ragazza avrebbe trasgredito per portare un dolce, e al rientro il padre l’avrebbe colpiva con uno schiaffo. In una occasione, mentre ospitavano delle persone nella loro casa in campagna, le sarebbe stato vietato di uscire a giocare con i fratelli e i figli degli ospiti ed il padre le avrebbe dato uno schiaffo perché si era sciolta i capelli.

Quando la ragazza era in terza media, continua l’accusa, avrebbe chiesto di poter togliere il velo, che l’anno precedente aveva accettato di mettere per avere, come premio, un telefono privo di sim con cui giocare. L’avrebbero minacciata, continua l’accusa, dicendo che se avesse tolto il velo non l’avrebbero più mandata a scuola. La ragazzina avrebbe fatto nuovamente la stessa richiesta dopo qualche tempo e i genitori le avrebbero detto che se avesse tolto il velo le avrebbero sputato in faccia e non sarebbe più stata la loro figlia e l’avrebbero minacciata di segregarla in casa. Nel dicembre 2021, dopo aver scoperto che lei aveva attivato una sim e chattava con un ragazzo in Marocco, le avrebbero tolto il telefono cambiando anche la mail e la sua password di accesso ad Instagram. Prima del dicembre 2021, per parlare con le amiche, la minore poteva solo utilizzare il telefono della madre, dice l’accusa, ma spesso il padre cancellava i messaggi che lei riceveva. In un’occasione, dopo aver chiesto al padre di poter uscire di pomeriggio con le compagne di scuola, le avrebbe risposto: “ti seppellirei viva”. I fatti contestati sarebbero avvenuti dal 2017-2018 fino all’aprile del 2022 in un piccolo comune del Maceratese. Gli imputati sono assistiti dall’avvocato Laura Mariani, oggi l’udienza preliminare davanti al giudice Giovanni Manzoni, è stata rinviata per una questione tecnica.

*I nomi degli imputati vengono omessi a tutela dell’identità della vittima



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