di Claudia Brattini
La natura, si sa, è potente e per fortuna in alcuni contesti non è contraffabile: stiamo parlando del miele. Dall’analisi del polline contenuto nel miele è possibile, infatti, risalire al tipo di flora visitata dalle api e quindi alla sua origine botanica, ma non solo: la frequenza con cui ricorrono le varie specie è caratteristica di un dato territorio e questo permette di risalire all’area geografica del miele prodotto.
Questi aspetti ricoprono una grande rilevanza, sia per scongiurare frodi e sofisticazioni ma anche per monitorare il ruolo essenziale delle api nel mantenimento della biodiversità. Dal miele quindi si possono tracciare eventuali ingressi di specie nuove o perdita di specie in estinzione, ma anche individuare variazioni degli ecosistemi dovuti per esempio al consumo di suolo, taglio degli alberi, eccesso di edificazione ecc.
In sostanza, senza escludere analisi organolettiche e metodi d’analisi di tipo chimico-fisico, analizzando i pollini del miele è possibile individuare le fonti alle quali si sono approvvigionate le api per comporlo e quindi il “paese di origine”.
Arpa Marche (Agenzia regionale protezione ambiente) ha presentato su questo tema la prima divulgazione di uno studio effettuato sui mieli marchigiani in occasione del Congresso “One Health” di Paestum e ora pubblicata sulla rivista scientifica Global Journal of Ecology.
Nadia Trobiani
Ne abbiamo parlato direttamente con la biologa di Arpam, Nadia Trobiani. Dottoressa, come nasce questa correlazione tra polline e miele?
«Occupandomi ormai da anni di Palinologia – lo studio della morfologia dei granuli di polline per collegarli al tipo di pianta che li ha prodotti – e nello specifico di Aerobiologia per Arpa Marche, ossia lo studio dei pollini presenti nel particolato atmosferico, ho voluto estendere la ricerca ad un’altra matrice di grande interesse ambientale ed alimentare che è il miele. È stato veramente interessante capire l’intenso legame che esiste tra questo prodotto e l’ambiente esterno e soprattutto come l’uno parla dell’altro».
Lo stretto rapporto tra le piante, le api e l’ambiente ha generato anche una scienza dal nome “impronunciabile”, ce la può spiegare?
«La scienza che si occupa di questa ricerca è la Melissopalinologia, e cioè l’identificazione dei pollini contenuti nei campioni di miele analizzando il sedimento dopo centrifugazione. Il miele è un prodotto strettamente legato all’area di produzione, pertanto con questa ricerca si è potuto esplorare la complessità della natura microscopica del polline e studiarne le caratteristiche di composizione».
Qual era lo scopo principale dello studio?
«Gli scopi principali di questa analisi, sono stati quelli di determinare l’origine botanica e geografica del miele, visto che esso contiene al suo interno il certificato di origine e soprattutto la provenienza del territorio perché sono stati analizzati solo mieli marchigiani. Altra grande curiosità è stata l’esplorazione del meccanismo che porta il polline nel miele e la gerarchia che vige in un alveare, dove tutte le api hanno un determinato ruolo, indispensabile per la sopravvivenza dell’alveare stesso. Si spiega inoltre perché solo le api bottinatrici (le api che raccolgono nettare, polline, acqua e propoli) hanno il corpo ricoperto totalmente di peli che utilizzano per raccogliere il polline».
Esiste quindi la possibilità di avere una fedele fotografia “anti frode” dell’origine del miele?
«ll contributo che un’analisi di questo tipo potrebbe dare al miele italiano, è anche quello di conoscere i prodotti nazionali più accuratamente della remota immagine con cui è rappresentata la flora delle api di altri paesi. Il lavoro di diversi ricercatori ha permesso di mappare le principali produzioni nazionali; questo è essenziale per verificare la veridicità delle indicazioni territoriali volontarie, ma anche per interpretare gli spettri del miele in cui è richiesta solo la valutazione dell’origine nazionale».
A quali conclusioni è giunta?
«Posso concludere affermando che questo studio ha rappresentato un punto di partenza per creare, estendendo l’area di studio, uno spettro pollinico tipico del nostro territorio regionale e conseguentemente promuovere la valutazione dell’origine botanica del miele come metodo di monitoraggio dell’agroecosistema nel tempo».
(Clicca qui sopra per ascoltare la notizia)
Ciao Nadia! Bravissima
Si, vedasi esperienza già storica degli esperimenti del miele analizzato presso la discarica di maiolati spontini in collaborazione con Unicam
Complimenti Nadia
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