Giuseppe Bommarito
di Giuseppe Bommarito*
La scuola è ripresa ormai in presenza, ma la pandemia continua a mordere con numeri sempre più alti, anche se le vaccinazioni hanno drasticamente ridotto il numero dei morti e dei ricoverati nelle terapie intensive. Non si sa ancora, quindi, se si riproporrà, ed eventualmente in quale misura, lo spettro della Dad, la famigerata didattica a distanza.
Nel frattempo la pandemia della droga, che mai si è fermata, anche in tempo, nello scorso anno, di lockdown “duro”, e che non conosce vaccini, continua a colpire, soprattutto nella fasce giovanili e studentesche. Su questo fronte le Marche sono molto esposte, così come la provincia di Macerata. Basti dire che la provincia di Macerata è al primo posto nelle Marche e al nono posto in Italia per numero di denunce relative agli stupefacenti. Sempre molto alto è anche il tasso di mortalità per overdose, che vede da anni la nostra regione ai primi posti a livello nazionale in questa tragica graduatoria. Eppure la prevenzione, elemento fondamentale nel contrasto all’alcol e a tutte le droghe, stenta a ripartire.
C’è quindi urgenza che, pur con tutti i suoi limiti e le sue difficoltà operative, riprenda in pieno la sua attività il “Comitato Uniti contro le droghe”, istituito da oltre dieci anni presso la Prefettura di Macerata (dall’allora prefetto Piscitelli) a mezzo di un apposito protocollo sottoscritto da tutti gli attori istituzionali e privati che si muovono a livello di prevenzione, finalizzato a coordinare e razionalizzare le iniziative in tale ambito in tutto il territorio provinciale, rivolte sia ai giovani nelle scuole che alla fascia adulta dei genitori. Al Comitato, aderiscono, oltre alla Procura e tutte le forze dell’ordine, il Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asur, le associazioni di volontariato che operano nel settore, le comunità terapeutiche, il Provveditorato Regionale agli Studi, i Comuni più importanti della provincia, cioè Macerata e Civitanova.
Nel frattempo, in attesa che il nuovo prefetto Ferdani riconvochi tale organismo, le varie associazioni cercano di fare comunque attività di prevenzione, operando per così dire in autonomia. Per questo motivo le associazioni “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza” e “Insieme in sicurezza”, di Macerata, nonché “La Rondinella”, di Corridonia, nonché il Comune di Macerata, organizzano per sabato 11 dicembre, nella Sala Castiglioni della Biblioteca “Mozzi-Borgetti”, alle 10,30, un pubblico dibattito, nel pieno rispetto della normativa sul green pass, rivolto a tutte le terze classi della scuola secondaria di primo grado della città di Macerata. Una classe, del Convitto, sarà fisicamente presente, le altre saranno collegate da remoto. L’evento, al quale, oltre alla cittadinanza, sono invitate tutte le istituzioni cittadine e provinciali, potrà essere seguito anche tramite una diretta sul profilo facebook della stessa bibloteca comunale “Mozzi-Borgetti”.
Al dibattito parteciperanno, oltre all’assessore ai Servizi sociali di Macerata, Francesca D’Alessandro, anche i responsabili delle organizzazioni promotrici dell’evento, nonchè don Antonio Coluccia, sacerdote romano, e Antonio Pignataro, già questore di Macerata, conosciuto ed apprezzato per l’intensa attività di repressione del traffico e dello spaccio di stupefacenti svolta efficacemente negli anni trascorsi a Macerata e in provincia, e per la sua incessante battaglia contro la cannabis light, che l’anno scorso gli ha fruttato un importante riconoscimento da parte della Comunità di San Patrignano. Don Antonio Coluccia, salentino di nascita, è un sacerdote che opera nella parrocchia romana di San Basilio. Da tempo, per motivi di sicurezza a seguito di minacce ripetute, viaggia sotto scorta a causa dell’attività che porta avanti a Roma, nelle ore notturne e nel bel mezzo delle vie di maggior spaccio, contro la droga e la criminalità organizzata mafiosa, al punto da essere stato nominato “poliziotto ad honorem”.
Don Antonio, pur collaborando costantemente con la Polizia di Stato, tuttavia, per la sua attività a favore dei giovani, si serve soltanto del Vangelo e della cultura della legalità, che cerca di promuovere in tutti i modi, anche e soprattutto attraverso l’arte e lo sport. Don Antonio Coluccia, classico prete di strada che va alla ricerca del suo gregge e non lo aspetta nelle strutture ecclesiali, ha iniziato la sua attività con i poveri e gli emarginati, passando poi ad accogliere ex detenuti e tossicodipendenti in un locale confiscato alla banda della Magliana. Ha subito molte intimidazioni per la sua attività, ma seguita ad andare avanti, con fede, umiltà e molto coraggio, senza urlare e con la sola forza del Vangelo e del dialogo.
*Presidente Associazione Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza
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Un ideale abbraccio a tutti gli organizzatori, e al caro amico Giuseppe, che, pur con le difficoltà dovute alla pandemia, non demordono dalla missione che si sono data contro questo flagello, per il bene dei nostri giovani ma non solo di essi. Anche se non serve, vi dico bravi, continuate così.
Grazie Mauro, in realtà il momento è difficilissimo per chi cerca di contrastare l’alcol e tutte le droghe per la crescente indifferenza delle istituzioni e delle famiglie. E nei prossimi mesi ci sarà da combattere duramente per non far passare il referendum che vorrebbe legalizzare la coltivazione della cannabis e togliere ogni sanzione amministrativa connessa al suo uso. Una schifezza incommentabile.
In pratica, un lasciapassare totale, tutto ai danni dei nostri figli, anticipata dalla porcheria della cannabis light, voluta e coperta proprio dallo Stato.
E anche a livello internazionale il discorso è estremamente preoccupante: basti pensare all’epidemia di oppioidi sintetici negli USA (60.000 morti per overdose l’anno), alla legalizzazione della cannabis prevista nel programma del nuovo governo tedesco, al parlamento inglese invaso dalla droga.
C’e’ un detto che dice prendere i vizi e’ facile dismetterli invece e’ molto difficile.Ecco che allora bisognerebbe cercare anche se non è facile di non prenderli e come si fa direte voi.Rispondo per me che sono genitore(interessarsi delle frequentazioni dei propri figli gia’ sarebbe un bel passo avanti).Diceva mio nonno(chi sta con lo zoppo impara a zoppicare).
Sanno tutti (anche chi è contro) che legalizzarla (quella cosiddetta leggera) toglierebbe MILIARDI di euro alle mafie.
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E si recupererebbero MIGLIAIA di agenti (ora INUTILMENTE -*- impegnati nella repressione delle droghe, cosiddette leggere) per presidiare meglio il territorio e contrastare reati molto più pericolosi (stupri, omicidi, rapine, aggressioni, danneggiamenti, droghe pesanti -**-)
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(-*- Inutilmente impegnati perché se togli uno spacciatore, al suo posto, in mezz’ora ne trovi un altro, ed il contrasto all’hashish e alla marjuana diventa quindi nullo)
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(-**- il monopolista Stato -alcool e tabacchi- non da fastidio al monopolista Mafie -prostituzione e droga- e viceversa….
……Il gioco d’azzardo è una joint venture tra i due monopolisti)