di Monia Orazi
Dieci milioni delle vecchie lire investiti da un risparmiatore maceratese in buoni postali fruttiferi sono diventati dopo 30 anni 140mila euro, anzichè i 70mila che gli avrebbero pagato le Poste. Merito di una sentenza favorevole emessa di recente dal tribunale di Macerata, lo stesso è accaduto ad un risparmiatore di Bologna, che aveva investito in buoni 8 milioni di vecchie lire ed è riuscito ad avere 90mila euro. E’ stato loro riconosciuto il tasso di interesse che era scritto sui vecchi buoni postali sottoscritti una trentina di anni fa.
Entrambi i casi, seguiti dagli avvocati Gabriele Pacini e Marco Massei di San Severino aprono scenari interessanti per migliaia di risparmiatori che tra il 1986 ed il 1989 hanno voluto mettere da parte dei risparmi, investendo in buoni fruttiferi postali che all’epoca offrivano la possibilità di raddoppiare ed addirittura triplicare il capitale investito. Il problema si è posto quando il 13 giugno del 1986 l’allora ministro delle Finanze, Giovanni Goria, ha emesso una legge che stabiliva nel 12 percento massimo, il tasso di interesse da corrispondere ai risparmiatori, alla data di scadenza di questi buoni trentennali. Una recente sentenza a sezioni unite della Corte di Cassazione ha stabilito che la legge avesse efficacia retroattiva, chiudendo di fatto la porta ad un eventuale contenzioso, per tutti coloro che hanno sottoscritto buoni postali fruttiferi, prima del 13 giugno 1986. Al momento la Corte di Cassazione non si è ancora pronunciata a riguardo, per coloro che per qualche anno dopo il 1986 hanno sottoscritto i buoni, senza che sulla parte retrostante fossero modificati i tassi di interesse indicati.
Proprio su questo punto gli avvocati Marco Massei e Gabriele Pacini, hanno fatto leva per una serie di cause di cui alcune ancora in corso, per dimostrare che ai loro assistiti le Poste dovevano comunque versare, quanto originariamente indicato dai tassi di interesse riportati sul buono stesso, senza invece incorrere negli effetti della legge Goria. Le prime due sentenze favorevoli sono state emesse di recente dal tribunale di Macerata e da quello di Bologna, e sono immediatamente esecutive così che i risparmiatori hanno potuto incassare il doppio della somma che avrebbero preso se fosse stato applicato il tasso di interesse del 12 percento. «Molti quando i loro buoni fruttiferi sono andati a scadenza, ricevendo una somma pari al 12 percento – spiega l’avvocato Massei -, che consente un aumento notevole del capitale investito, grazie ad un tasso di interesse che oggi rappresenta una manna per coloro che hanno voluto risparmiare tanti anni fa, non si sono nemmeno posto il problema di capire se invece potessero avere gli stessi tassi interesse indicati sul buono. Per tutti coloro che hanno sottoscritto i buoni dopo il 13 giugno 1986 e fino a quando qualche anno dopo non è stata applicata la correzione dei tassi, sulla parte retrostante dei buoni postali, esiste la possibilità di vedersi riconosciuti i tassi originari di interesse. Questo è dovuto al fatto che chi ha sottoscritto un buono, che è un contratto, si aspetta legittimamente di ricevere il tasso indicato e non quando stabilito obbligatoriamente dalla legge Goria. Ci sono state alcune sentenze favorevoli, altre no, ma siamo fiduciosi anche per un’altra serie di cause che stiamo portando avanti che saranno riconosciuti diritti di coloro che hanno sottoscritto i buoni tanti anni fa».
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Ancora una volta lo studio dell’ avvocato Marco Massei coadiuvato dall’ avvocato Gabriele Pacini hanno riportato un successo sui buoni fruttiferi postali facendo riconoscere quello che era stato stabilito 30 anni fa.
Grazie alla perseveranza e volontà di aiutare tutte quelle persone che per età sono oramai lontane dai cambiamenti succedutesi in questi anni , lo studio di questi professionisti ha portato uno spiraglio di luce.
Ancora una volta un plauso a chi tutti i giorni mette in pratica quello che Calamandrei scrisse anni fa.
Purtroppo, avendo in famiglia uno solo di quei buoni, la cui serie era già stata sentenziata con successo in Italia, nonostante la perdita di tempo con un’associazione dei consumatori incaricata del caso e gl’inutili tentativi con due legali, abbiamo dovuto sorbire il rimborso della cifra ridotta. E questo, da parte di Poste spa è un vero e proprio furto ai danni della gente non benestante . Un terzo legale, avrebbe avccettato l’incarico precisando che dovevamo anticipargli una cifra quasi pari alla differenza del mancato rimborso, che sarebbe stata restituita, in caso di vittoria, ma persa in caso di respingimento della causa da parte del tribunale, cosa possibile vista l’entità delle cifre in questione. MA QUESTO, LO RIPETO, È UN FURTO, CON DESTREZZA O MENO LO DECIDERANNO I LETTORI.