Una delle partitelle di questa sera
di Marco Cencioni
Dopo mesi di trepidante attesa il popolo del calcetto e del calciotto è tornato sui campi. Il via libera agli sport di contatto con il ritorno in zona gialla ha permesso ai tanti appassionati, e anche ai dilettanti che hanno dovuto rinunciare alla loro stagione agonistica (dalla Promozione alla Terza del calcio e dalla C2 alla D del calcio a 5), di tornare a “sfidarsi” sugli impianti della provincia. Che sia calciotto o calcetto, da lunedì sera è un vero boom.
Strutture prese d’assalto per quell’ora di sfida, come sempre accesissima, che prima della pandemia si disputava oltre che per divertirsi e per stare in compagnia, anche per vincere la partitella con gli amici ed evitare goliardici sfottò: a questo, ora, si aggiunge il dolce sapore del ritorno alla normalità. Anche per chi permette a tutti di giocare, i gestori degli impianti, che finalmente possono tornare a lavorare dopo un anno di chiusura totale (meno due mesi dell’estate scorsa) e per un attimo dimenticare il periodo drammatico vissuto e la parola ristori. Perché sia Matteo Siroti del Green Planet di Tolentino che Gilberto Borroni della Progetto Sport, responsabile degli impianti della Filarmonica di Macerata, del campo di calciotto a Recanati di fronte allo stadio e di un campo di calcio a Pesaro, li definiscono alla stessa maniera: «Sono arrivati in ritardo e in maniera ridotta a quelle che sono le perdite, coprono al massimo due mesi dei dieci complessivi di fermo».
Il gestore della struttura che si trova nei pressi dello svincolo della superstrada a Sforzacosta precisa: «Lamentarsi non è il caso. Già è tanto essere ripartiti, lavoriamo meno perché comunque poco prima delle 22 dobbiamo chiudere, ma è già qualcosa. Il problema, per come la penso io, è che fra dieci giorni ci faranno chiudere se la situazione dovesse tornare critica – sottolinea Siroti -. I nostri campi sono prenotati per tutta la settimana, per la maggior parte dai nostri “aficionados” storici, quelli che hanno sempre giocato da noi, ma c’è anche gente nuova e tanti atleti di società dilettantistiche che non hanno potuto giocare in questa stagione. Arrivano al campo, avviene la misurazione della temperatura e la firma dell’autocertificazione e, dopo la sanificazione di casacche e palloni e delle mani, si può entrare. Quello che mi ha stupito, oltre al fatto che con la pioggia nessuno si è fermato o ha disdetto la prenotazione pur sapendo che gli spogliatoi sono chiusi e le docce vietate, aspetto che fa ben comprendere la voglia di tornare a giocare, è vedere il grande senso di responsabilità da parte di tutti – conclude – . Prima chiedevano i classici cinque minuti in più, ora tutti escono in orario, con grande serietà. Si vede che le persone sono stanche di tutto questo, che hanno voglia di tornare alla normalità e alla libertà e che hanno capito che per farlo occorre essere rispettosi e responsabili».
Gilberto Borroni, uno dei soci della Progetto Sport, precisa: «E’ bello che ci sia fermento, che i campi vengano prenotati e che si ritorni a quella che prima della pandemia era una normalità ma è chiaro che sia il fatto che non si possano usare gli spogliatoi, soprattutto ora che il tempo non è bello, sia che c’è chi ha ancora paura del contagio sono aspetti che non permettono di godersi a pieno quella che per tutti è una passione. C’è chi frena, comprensibilmente, perché non vuole sudare e tornare a casa rischiando viste le temperature non proprio primaverili. Speriamo che a metà maggio si possa avere un cambio di passo, se tutto andrà per il meglio sotto il profilo pandemico. Lavorare con poche ore, visto anche che alle 22 c’è il coprifuoco, è meglio che niente. Non sto a sindacare sulle regole, perché è giusto che ci siano – conclude – certo che alle 22 o alle 23 un’ora di differenza non aumenta il pericolo perché sempre quelli sono i giocatori in campo e chiudere alle 21,30 ci obbliga a rinunciare a quell’ora fino alle 22,30, lasso di tempo molto gettonato da sempre perché al di fuori dell’orario lavorativo e quindi perfetto per gli amatori di questo sport». Gian Mario Cappelletti, gestore dell’impianto alla Filarmonica per conto della Progetto Sport, sottolinea: «La risposta è stata importante e abbiamo avuto un ripartenza ottima, nonostante il tempo inclemente. Abbiamo i campi sold out per tutta la settimana c’è anche chi prenota anche alle 18, un gruppo di ragazzi verrà addirittura alle 15. Dopo tanto tempo è comunque bello rivedere le persone al campo, è il primo passo e speriamo che sia definitivamente in avanti. Spostare di un’ora l’orario del coprifuoco farebbe la differenza, vengono da noi a giocare persone anche da diversi paesi limitrofi e quindi farebbe comodo a tutti. L’episodio più divertente – conclude – è stato parlare con un signore mentre faceva riscaldamento prima di giocare. Mi ha detto che dopo 207 giorni e tantissime sigarette è bello provare a ripartire».
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divertente che ci possa alitare in faccia e passarsi il sudore e fare le docce insieme mentre i ristoranti i bar ed alcuni tipi di negozi rimangono al palo!!!