Attacco nazifascista al convegno online, la procura apre una indagine. I fatti risalgono al 9 febbraio scorso. Quella sera l’associazione Prometeo aveva organizzato, col patrocinio del comune di Appignano, un incontro online dedicato alle Foibe. Nel corso della diretta è scattato un attacco di matrice fascista che è durato dieci minuti. «Una decina di persone sono entrate durante la diretta sul programma Zoom, e hanno mostrato una bandiera con la svastica, hanno inneggiato a Hitler, ai forni, mandato in loop delle bestemmie e discorsi di Mussolini» aveva raccontato Daniela Zepponi, responsabile della comunicazione del comune di Appignano e vicepresidente dell’associazione Red (Rete educazione digitale). Un attacco che è stato segnalato da Polizia postale e Digos alla procura. Il procuratore Giovanni Giorgio ha aperto un fascicolo per propaganda nazista o fascista, in violazione dell’articolo 2 della legge Mancino che sanziona gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. Al momento non ci sono indagati ma le indagini sono in corso per individuare i responsabile del gesto.
(Gian. Gin.)
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Leggo solo ora di questo spiacevole e “straniante” episodio di violenza verbo-digitale, e ha detto benissimo la responsabile della comunicazione Daniela Zepponi che si augura per questi ragazzi una pena consistente in un “Corso di storia e di educazione digitale”, decisamente più formativi di un carcere. Che poi gli autori dell’irruzione siano neonazisti o “altre figure, tutto fuorché “vere fasciste”” (cit.Matteo Guzzini), travestiti per fare non ho capito cosa (oh certi fascisti dentro proprio non se ne fanno una ragione se in questo caso la violenza aveva le insegne a forma di svastica!) è di secondaria importanza.
Quello che qui mi interessa sono, come sempre, certi commenti, di certe persone che devono sempre trovare degli appigli, dei ma, forse, quando tutto è chiaro. Ma soprattutto mi viene da sorridere, amaro, quando si arrogano una patente da storici e dicono agli altri di studiare. Che università avranno frequentato? Ma soprattutto dopo la laurea hanno continuato a leggere di storia, o hanno chiuso tutti i libri o aperto quelli di Vespa e altri pseudostorici che non mettono mai alcuna nota storiografica al fondo della pagina o a fine capitolo o a fine saggio.
Personalmente considero l’esodo forzato dalla Dalmazia e da Zara negli anni successivi alla seconda guerra mondiale la parte più drammatica della storia, soprattutto per quanto riguarda i bambini (innocenti a quell’età, sempre) e i ragazzi che da un giorno all’altro sono stati costretti ad abbandonare la scuola, gli amici, magari slavi, e un tetto a cui si erano affezionati e che rappresentava la loro patria; ma anche adulti che non avevano commesso alcuna violenza, magari pure di sinistra, e che avevano considerato, anche loro, “patria” quelle terre dopo che il governo italiano le ottenne con il trattato di Rapallo del 1920. Ricordo anche che un allontanamento fisico e con maggiori violenze, aggravato dalla deportazione in campi di concentramento durante la prima guerra mondiale, è andato in scena dal 1866 (vendetta per la sconfitta nella 3a guerra d’indipendenza? anche se la vittoria fu più della Prussia che dell’Italia, sconfitta a Custoza e a Lissa) al 1918 per opera dell’imperatore Francesco Giuseppe (il noto Cecco Beppe) dell’allora Impero Austro-Ungarico, anche per reprimere i primi vagiti del nascente irredentismo italiano, tra le cause scatenanti la guerra.
Però caro @Alberto Feliziani: “Da storico mi ripugna aver letto nei commenti che il fascismo fu ispiratore e detonatore….degli eccidi ? Cos’è , uno scherzo ? A qualcuno risulta che gli italiani sino all’8 settembre 1943 infoibarono slavi ?”. Beh non son sicuro se ne infoibarono qualcuno (molto probabile), di sicuro ne impiccarono più di uno, in quell’obbrobrio giuridico e fascista che fu il Tribunale speciale per la difesa dello stato attivo da 1926 al 1943 (vedere, tra gli altri, M. Franzinelli); dopodiché sotto il regno di sua maestà Vittorio Emanuele III, guidato dal noto presidente del consiglio, maestro elementare (forse montessoriano ante litteram), giornalista, ex socialista rivoluzionario, capo del fascismo, primo maresciallo dell’Impero, novello Cesare e molto democratico, Benito Mussolini, detto affettuosamente Ben dalla cara amica e amante Claretta, gli slavi non potevano parlare la loro lingua, nella loro terra erano considerati cittadini di serie B, discriminati nei luoghi di lavoro ecc. ecc.
D’altronde, già nel 1920, “il grande imbecille” (“Muss. Il grande imbecille” di Curzio Malaparte), er mascellone (anonimi romani) scriveva: «Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani» (pag. 160, Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira, Storia d’Italia nel periodo fascista, Einaudi). Uno dei migliori storici d’Italia, Angelo del Boca (tra i primi a scoprire l’uso dei gas sulla popolazione etiope da parte dell’aviazione italiana) sintetizza bene il concetto: «Quando l’Italia, vincitrice nella Prima guerra mondiale, ingloba nel proprio territorio 327 mila sloveni e 152 mila croati, anziché scegliere la strada del rispetto per le minoranze, suggerito da Wilson, sceglie invece quella dell’assimilazione forzata e brutale.»
Ah dimenticavo i lager, in tutto simili a quelli nazisti, o i campi di internamento veri e propri, dove molti slavi vennero rinchiusi e trattati come si conviene.
CHE TUTTO QUESTO ABBIA PRODOTTO, CADUTO IL REGIME, ALTRO DOLORE, LUTTI E INFOIBAMENTI SI CHIAMA VENDETTA. DA CONDANNARE CERTO, MA DA COMPRENDERE ANCHE. IL 10 FEBBRAIO, IO A SCUOLA RICORDO TUTTA LA STORIA, CIRCA 100 ANNI, E NON IL SOLO FINALE, DI UNA TERRA DI CONFINE MARTORIATA DAI POTENTI DI TURNO.
Cara Silvia Alessandrini, sto poi ripassando un po’ di storia, e anche per capire meglio il concetto di “Vendetta” (ché nella grande storia i sentimenti entrano sempre in gioco e sono anch’essi fatti storici) da parte yugoslava ti riporto, per concludere questa risposta-saggio, la circolare del ’42 inviata dal generale M. Robotti e rivolta alle forze armate italiane stanziate in Slovenia e in Dalmazia: «Internare a titolo protettivo, precauzionale e repressivo, individui, famiglie, categorie di individui delle città e delle campagne e, se occorre, intere popolazioni di villaggi e zone rurali; Si sappia bene che eccessi di reazione, compiuti in buona fede, non verranno perseguiti. Perseguiti invece, inesorabilmente, saranno coloro che dimostreranno timidezza e ignavia.»
Non siate ignavi ci dice, ancora dopo 700 anni, il sommo poeta.
@Lorenzo Papi che scrive: “Cina, Myanmar, Venezuela, Corea del Nord ecc. ecc. vi dicono nulla?”, rispondo: “non ho compagni in questi luoghi, e se ce li ho non sono sicuramente i capi di partito, ma i contadini che lavorano chini tutto il giorno nei campi, o nelle fabbriche, costretti sempre a dire sì; sono i “cafoni”, i “peones”, gli ultimi che parlano sempre la stessa lingua.