di Alessandra Pierini (Foto Fabio Falcioni)
Giù le impalcature da Palazzo Ricci. Lo storico edificio della Fondazione Carima, sede del museo di arte italiana del Novecento, riappare nel suo splendore dopo il restyling che ha interessato dall’estate scorsa la struttura esterna. Ma non finisce qui. «Palazzo Ricci sarà bellissimo, presto ci saranno delle sorprese» annuncia Rosaria Del Balzo, presidente della Fondazione. «Siamo partiti con la manutenzione ordinaria – racconta – poi come sempre quando si fanno queste cose, abbiamo deciso di fare qualcosa in più con il massimo rispetto per la conservazione dell’immobile storico ma anche nel rispetto di una economia in difficoltà che va salvaguardata».
E il nuovo splendore del palazzo sarà occasione per una inaugurazione e degli eventi. «Sono una ottimista – spiega Del Balzo – e mi auguro che la primavera ci faccia respirare dal punto di vista della pandemia. Per cui confido nella possibilità di organizzare una inaugurazione no Covid o comunque in presenza, come anche spero che potremo portare avanti una interessante stagione di iniziative come stiamo programmando».
E proprio nella pandemia, la presidente di Fondazione Carima invita a guardare avanti. «Per quanto ci riguarda, stiamo lavorando a tanti progetti. La minore disponibilità di risorse economiche ha comportato da parte nostra un importante lavoro volto a valutare e prendere in esame solo reali esigenze. Non siamo più una fondazione meramente erogatrice. Sarebbe stato più facile. Siamo diventati noi i progettisti, monitorando il territorio e facendo con le associazioni progetti nostri. E’ un lavoro complicato ma che va a buon fine e assicura che le somme che eroghiamo non vanno disperse».
Certo, la Fondazione Carima, qualche strascico del passato continua ad averlo. Domani ci sarà l’udienza del ricorso alla Corte Europea per il crac Banca Marche presentato un anno fa dalle Fondazioni marchigiane di Pesaro, Fano e Jesi, oltre a quella di Macerata, e dalla società Montani Antaldi, contro la decisione presa dalla Commissione europea nel 2015, per bloccare l’intervento del Fondo interbancario al fine di salvare Banca Marche. «Credo che sia importante lasciarci quella vicenda alle spalle – prosegue Del Balzo – ma è importante anche che non lasciamo nulla di intentato».
Peccato la lapide sul muro che già si è macchiata di un colore scuro
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