Avishai Cohen Quartet
di Marco Ribechi
Il Lauro Rossi diventa tempio del grande jazz internazionale. Teatro pieno per il secondo appuntamento di Macerata Jazz, la 51esima edizione del festival che negli anni ha portato nel capoluogo i grandi nomi del jazz mondiale. Per l’occasione ospite, direttamente da Amburgo, l’Avishai Cohen Quartet capitanata appunto dall’omonimo trombettista israeliano che dà nome all’ensamble. Uno dei più noti trombettisti in circolazione del momento, nato a Tel Aviv da una famiglia di musicisti si è poi trasferito a New York. Con lui sul palco Yonathan Avishai al piano, Barak Mori al contrabbasso e Ziv Rawitz alla batteria per presentare l’ultimo lavoro, in realtà datato 2015, Into the Silence, dedicato al padre dello stesso Cohen scomparso l’anno prima.
Un momento del concerto
Un jazz dai ritmi spesso molto cadenzati, con lunghe introduzioni ipnotiche che trasportano l’ascoltatore attraverso tempi dilatati a dismisura per poi esplodere in scambi di grande dinamicità fatti soprattutto di dialoghi a due tra i vari strumenti. Spettacolari soprattutto gli assoli del batterista che ha dato sfoggio di grande abilità e versatilità. Molto presente il tema della morte non solo da un punto di vista soggettivo ma anche globale con la Will I die Miss? Will I die suonata in apertura e dedicata ai profughi siriani. La scrittura di Cohen tocca spesso toni esistenziali e infatti anche il concerto, nel suo complesso, non è stato certamente dominato dalla leggerezza e dalla spensieratezza, anzi i ritmi sono stati spesso gravi, riflessivi, con un esito finale però esplosivo e vitale. Il sound frutto di uno studio molto personale ha strappato grandi applausi a tutto il teatro in attesa dei prossimi grandi appuntamenti: Paolo Fresu Trio il 24 febbraio, Daniele Di Bonaventura Band’Union il 14 marzo e gran finale con Sergio Cammariere il 5 aprile.
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