Un requiem per i pesci morenti nelle vasche dei Giardini Diaz, lo scrive e ce lo invia la scrittrice maceratese Annamaria Tamburri che denuncia la gestione inefficace del laghetto per la pulitura:
Oggi 22 giugno ore 6 è nuvolo, la temperatura è calata, forse pioverà. E’ un atto di misericordia divina per i poveri pesci del laghetto dei Giardini Diaz, condannati a morire lessati dal forte sole o per asfissia a causa della “oculata” progettazione di ripulitura? Prima gli si è concessa un’angusta e bassa pozza, ovviamente inefficace, come dimostravano i primi cadaveri intorno. Poi una mente brillante ha escogitato una risoluzione di alta tecnologia, come potete vedere dalle foto, ancora più inefficace, perché i pesci, ammucchiati in poco spazio e acqua, balzano fuori a suicidarsi sul cemento. Mettere sopra una rete era forse troppo intelligente o troppo costoso?
Ma la genialità più grande è stato cominciare i lavori, vuotando il laghetto, a fine settimana, ovvero con due giorni successivi di pausa-lavori, lasciando quindi i pesci in balia o della misericordia divina o dell’inettitudine umana. Come successe nei lavori iniziali del Parco di Fontescodella, quando ad inizio estate arrivarono decine di alberelli, senza che fossero pronte le fosse per interrarli, e furono lasciati così nei mesi caldi, a morire a terra con le radici avvolte in plastica nera.
In questo momento di fortissimo richiamo ai danni spesso irreversibili che l’uomo ha fatto e fa all’ambiente e alla vita di tutte le creature, a Macerata si ripete per l’ennesima volta la vergognosa mancanza di sensibilità su tale argomento. Allora Macerata non è una “città di cultura”, perché la nuova vera cultura non può prescindere dall’attenzione e dalla cura della natura, in ogni aspetto, persino in quello apparente modesto e di poca significanza come i pesci dei Giardini Diaz. Un antico profeta direbbe che anche essi sono iscritti, uno per uno, nel grande Libro di Dio e di ognuno di loro si dovrà rendere conto. Nei commenti evitate “…e che sarà!”, deprimente espressione dell’indifferenza che ci ha portato a pochi decenni dal rischio-catastrofe.
E che vogliamo dire dello stato di incuria e sporcizia delle aiuole e delle panchine, nonché dei marciapiedi delle mura "da sole" e "da bora" come siamo soliti chiamarle???
erano così belli i laghetti
Tutto il mio rispetto a quanto scritto da Annamaria Tamburri. Che qualcuno mediti !
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IO HO PRESO UN PESCIOLINO ROSSO AL LUNA PARK NEL 2001 E UN ACQUARIO DI 40 CM DI LARGHEZZA E PROFONDA 50 CM E PER VIAGGIO LO LASCIATO CON IL MANGIME E ACQUA PULITA E DOPO 20 GIORNI SONO RITORNATO A CASA E SONO ANDATO A VERIFICARE CHE IL PESCIOLINO ERA IN STATO IN CONDIZIONI SEMI BUONE IN MEZZO CHE LA SPORCIZIA AVEVA FATTO, E ALLORA GLI HO CAMBIATO L’ACQUA E ALLA FINE LO RIMESSO DENTRO MA NONOSTANTE LE CURE E SPIRATO NEL 2009 UN VERO RECORD 8 ANNI DI COMPAGNIA ‘(
La cura ed il decoro ambientale-urbanistico della città sono centrali affinchè le persone tornino a frequentare i luoghi pubblici ed ad incontrarsi. Purtroppo i nostri giardini, seppur belli nel complesso, non sono attraenti per grandi e bambini e le soluzioni perchè lo diventino sono talmente semplici da creare stupore se non le si applica. In vari giardini emiliani, per fare un piccolo esempio, hanno messo nei giardini animali di vario genere (anche coniglietti) che attraggono come poche altre cose i bambini, traino principale per la frequentazione dei giardini da parte delle famiglie. Ma sono cose troppo semplici, a Macerata abbiamo grandi filosofi che ignorano le piccole cose per grandi progetti culturali per pochi intimi.
Poveri pesciolini. E ci vorrebbe cosi poco per farli stare bene.
E’ stata analizzata l’acqua del laghetto? Potrebbero esserci delle sorprese.
Ìacobini analizzata,hab
Anno trovato tracce di coccodrilli
Sig Cherubini condivido le sue parole e l’ho votate ma lei e tutta l’opposizione bisogna che vi date da fare un bel po’ di più per la nostra città e i cittadini.
Cara Annamaria Tamburri,
se il suo cognome non mi inganna dev’essere una piccola ma concretissima sofferenza veder definita cultura una lunga sfilza di equivoci senza soluzione di continuità.
Di cui quella che segnala lei è per me altrettanto dolorosa: per mia fortuita fortuna in questi ultimi giorni non ho accompagnato i figli dei miei amici ai Giardini. Sarebbe stata una visione difficile da motivare (e da tollerare).
Per fortuna a Roma hanno avuto discernimento e non ci hanno intitolati “capitale della cultura”.