Erano impiegati per oltre 11 ore al giorno, per sei giorni alla settimana e percepivano un salario medio di circa 750 euro al mese, in alcuni casi restituendo in contanti la differenza tra la busta paga dichiarata e quella effettivamente incassata. Non fruivano di ferie, anche se i congedi e le quote di Tfr risultavano comunque inseriti nelle buste paga. In caso di assenza per malattia, subivano una significativa riduzione del salario e in molti casi, al momento dell’assunzione, venivano obbligati a firmare fogli in bianco, successivamente utilizzati per far risultare, in modo fittizio, le loro dimissioni. I militari della Compagnia di Civitanova hanno concluso una verifica fiscale nei confronti di ristorante, riscontrando l’impiego irregolare nel corso degli ultimi anni di 99 lavoratori. Il titolare della ditta ed altri due soggetti, ritenuti amministratori di fatto, sono stati denunciati. Attraverso l’indagine di polizia economico-finanziaria, è stato possibile constatare che i responsabili avevano impiantato, nel corso degli anni, un vero e proprio “sistema” basato nel reclutamento di manodopera in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori, risultati tutti stranieri impiegati in varie mansioni (camerieri, aiuto cuoco, lavapiatti) con un contratto a tempo determinato, per 20 ore settimanali. A questi ultimi, infatti, veniva corrisposto un salario palesemente difforme da quanto previsto dai contratti collettivi nazionali, comunque sproporzionatamente basso rispetto alle ore di lavoro prestato. Al termine delle attività, i finanzieri civitanovesi hanno constatato violazioni fiscali alle imposte dirette e all’Iva per circa 500mila euro, rilevato un imponibile previdenziale non dichiarato per oltre 480mila euro e denunciato i tre responsabili alla procura. I tre denunciati abbattevano i costi del lavoro, riducendo notevolmente l’imponibile previdenziale, a seguito della omessa registrazione di circa il 60% delle ore di lavoro svolte dal personale dipendente.
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Prima creano la povertà tra gli italiani, poi importano manodopera, così possono dire che gli italiani non vogliono più fare certi lavori.
Lo stesso accade per la crescita zero: non si fanno figli. Ci credo, che non si fanno figli! C’è la precarietà e la disoccupazione!
Chi vuole “l’accoglienza” senza se e senza ma, molto probabilmente non ha coscienza di sfruttamento e schiavitù conseguente.
Egregio signor D’Arpini, mi permetta: che ci siano anche parecchi italiani, soprattutto giovani, che non vogliono fare certi lavori o che non hanno proprio voglia di lavorare, è un fatto, ma che ci siano anche tantissimi italiani che, se pagati e trattati come cento anni di maggiore produttività, benessere e anche di lotte sindacali, lavorative e, purtroppo, anche guerre, hanno contribuito a far raggiungere, vedremo, probabilmente, che non ci sarebbe tutta questa disoccupazione e, soprattutto, il “bisogno”di invocare una immigrazione, che fino a poco tempo fa era fuori controllo, per far lavorare, anche come schiavi, certi immigrati. Cordialmente. gv
@alessandro d’arpini il suo ragionamento è giusto, aggiungo PURTROPPPO che molte realtà lavorative si basano proprio sul precariato,se non ci fosse credo che molte di loro avrebbero chiuso i battenti già da un pezzo,poi è normale che uno gli venga a pensar male sull’accoglienza.
Ci dicono il peccato ma non il peccatore?
@Giuseppe Vallesi:
Costituzione comanda il dovere di contribuire allo sviluppo della nostra società ed il diritto di ricevere retribuzione dignitosa.
Uno Stato è composto da: territorio (quindi confini), popolo e moneta. Ci hanno tolto la moneta questo comporta la svalutazione del lavoro, la massima flessibilità.
Guardi, mia figlia ha fatto di tutto per lavorare ma non la pagavano ed è partita oltreoceano dove lavora ma la pagano con regolarità. Mi creda, se non fossero soddisfatti del suo lavoro, la caccerebbero via in un battito di ciglia.
Eravamo la quarta potenza industriale del mondo ma abbiamo accettato una moneta unica che non ci appartiene, abbiamo privatizzato, svenduto.
Abbiamo avuto dei traditori che hanno permesso la disarticolazione del nostro sistema produttivo. E dei valori.
Resto comunque dubbioso sul fatto che molti non abbiano voglia di lavorare. Dubbi che invece non ho sui piccoli e medi imprenditori che troppo spesso sono arrivati al suicidio o alla chiusura delle loro attività.
…molto d’accordo, signor D’Arpini, ma comunque di italiani che hanno poca voglia ce ne sono, mi creda, ma mai come tante “risorse” che vengono in Italia non per lavorare, ma per fare dei “lavoretti” molto ben retribuiti e poco rischiosi, dopo che lo Stato italiano li mantiene a vitto, alloggio, paghetta ed extra. Cordialmente. gv
2,5 euro all’ora. Su che vogliamo discutere? Ricordo che in una cooperativa di Civitanova un ragazzo, italiano, ex tossicodipendente in mani sbagliate fu costretto a lavorare per 2 euro all’ora. Non si fa per dire però al tempo governavano gli stessi che governano oggi e che foraggiavano la cooperativa naturalmente finita in mano a filibustieri in perfetto accordo con l’attuale amministrazione. Cm puoi tranquillamente pubblicare, c’è una sentenza di tribunale a loro sfavorevole che nel condannare scrisse che in detta cooperativa si sarebbero dovuti vergognare. Non servono nomi, basta guardarsi attorno perché certe facce stanno ancora in giro e nelle istituzioni e nei luoghi dove dovrebbero mettere filo spinato elettrificato auto gestito da sensori olfattivi.
@Sauro Mucucci:
Innanzitutto, per chi induce tossicodipendenza, ci vuole l’ergastolo e lavoro in carcere per il tentativo di riparazione nei confronti della società e di coloro che con la loro tossicodipendenza non saranno mai più persone normali.
Spacciatori in galera!
Per i 2,50 Euro l’ora, per il nostro Paese ormai è così. Pomodori e caporalato ma anche fragole e sik.
Poi, quando esce l’ennesimo caso, qualcuno con il potere, torna a stracciarsi le vesti.
Nell’Agro Pontino, quella è la retribuzione oraria per gli indiani Sik.
Da non mangiare più fragole!
Gli Ispettori del Lavoro, sono troppo pochi così come troppi i morti e gli invalidi del lavoro.
È una strategia pianificata, quella di trattare il prezzo della manodopera.
Conclusione: autarchia!
Invece che comprare cibo dal terzo mondo, produzione locale. Non c’è nulla che non si possa produrre in Italia, tranne le banane o altri prodotti tropicali. Nulla che la nostra tradizione industriale od agricola ci impedisce.
La globalizzazione rientra nella famosa battuta dei TreTre. Se la ricorda? È un po’ scurrile ma azzeccata.
In nome della par condicio (con l’H.H.) qualcuno invochi le ruspe.
D’Arpiini,2,5 euro all’ora. Su che vogliamo discutere? Non mi sembra il caso di allargare il discorso. Ah, 2,5 euro all’ora e per 11 ore e il che non è che sia un comodo part time. Nell’Agro Pontino chi tratta il prezzo del lavoro è lo stesso che tratta i prezzi del pomodoro.
Se non mi sbaglio la repubblica italiana è fondata sul lavoro?.ma se il lavoro è diventato ciò che tutti noi sappiamo, cosa può essere rimasto dell’altra..?
Non è che gli italiani non avevano voglia di lavorare,ma con il fatto di aver studiato,non volevano più fare determinati lavori manuali:vedi fornai,pizzaioli,muratori,idraulici,….e quello spazio è stato occupato dagli immigrati di quel periodo(nordafricani,rumeni ed albanesi in prevalenza).Oggi che la situazione è peggiorata e le pretese sono minori qualsiasi disoccupato è un nemico per il proprio futuro.