Nelson Mandela
di Marco Ribechi
Macerata dimentica Nelson Mandela. Nonostante la cittadinanza onoraria la città non fa nessuna celebrazione a 100 anni dalla sua nascita. Era il 18 luglio 1918, è già passato un secolo ma sembrano molti di più da quando vide la luce Nelson Madiba Mandela, il più grande leader nella lotta al razzismo. Il simbolo dell’opposizione all’Apartheid, la politica di segregazione razziale che rimase in vigore in Sudafrica fino al 1991, nel 1986 ottenne la cittadinanza onoraria di Macerata ma oggi l’amministrazione non lo ricorda nemmeno. All’epoca un gesto quasi eroico e avanguardista quello di riconoscere i meriti del leader africano che sicuramente rafforzò le fondamenta di “Macerata città della pace” e dell’accoglienza. Oggi però quel gesto rischia di trasformarsi in pura prassi, in un documento scritto su un foglio ingiallito e dimenticato perchè nessuno ha fatto nulla per consolidarne il valore. Non c’è neanche una via o un parco in memoria del cittadino onorario nonostante nei comuni limitrofi come Civitanova si sia combattuta un’aspra e poco decorosa battaglia proprio sui nomi delle strade (leggi l’articolo). I 100 anni e il Mandela Day potevano essere un’occasione di rivalsa che invece è stata lasciata passare in sordina con troppa superficialità, soprattutto considerando l’aria che tira negli ultimi mesi. Non è però troppo tardi per rimediare.
La targa di via Nelson Mandela a Civitanova all’epoca delle polemiche (foto d’archivio)
Mandela nasce nel villaggio di Mvezo in Sudafrica, a poche centinaia di chilometri dalla capitale Johannesburg. I suoi genitori scelgono per lui un nome imponente carico di responsabilità. In lingua Xhosa, quella di un gruppo etnico di origine Bantu, è chiamato Rolihlahla che significa “colui che provoca problemi”. Come spesso accade in Africa dietro ogni singolo evento si nascondono significati più profondi e il nome di un uomo può già tracciare il suo destino. Non bastava il coraggio per parlare di giustizia e uguaglianza in un paese dove un nigger non era altro che uno schiavo dei bianchi senza diritto di voto e di rappresentanza, infatti questo costerà a Mandela ben 27 anni di prigionia. 27 anni di carcere sono quasi 10mila giorni, più di un quarto della sua intera vita, passati tra quattro mura perché colpevole di dire che gli uomini sono tutti uguali. Immaginiamo che qualcuno ci dica: “Ti tolgo un quarto del tempo che hai a disposizione su questa Terra”, terribile. Ma la prigionia gli varrà anche un premio Nobel per la pace nel 1993. Premio che sicuramente non riporterà indietro le lancette dell’orologio, non restituirà a Mandela i momenti di amore perduti per sempre, ma che, per lo meno, servirà a non dimenticare l’Apartheid e a dare un simbolo di lotta alle generazioni future. Nel 2009, quando era ancora in vita, è stato anche istituito dalle Nazioni Unite il Mandela Day che si celebra in tutto il mondo in ricordo dell’attivista.
Quando Mandela era in carcere, il 14 marzo 1986, ben 7 anni in anticipo sul Nobel, dopo una seduta straordinaria di due giorni, gli fu conferita dall’allora sindaco Carlo Cingolani e dal consiglio comunale la cittadinanza onoraria di Macerata, nonostante i molti no dei “lungimiranti” consiglieri cittadini (leggi l’articolo). “Per la coerenza morale e per il sacrificio personale”, recitano tra l’altro le motivazioni con cui Mandela fu nominato cittadino onorario insieme all’arcivescovo Desmond Tutu, altro combattente sudafricano per i diritti dei neri.
Edwin Cameron
Oggi però, proprio nell’anno più buio della storia della città, Mandela è stato dimenticato. E’ stato dimenticato dall’amministrazione comunale che, nonostante la data del 18 luglio sia riconosciuta a livello mondiale, non riesce a trovare l’occasione per erigere un vessillo, una bandiera, una corona. Eppure 100 anni sono un traguardo importante, da non scordare considerando tra l’altro il monito offerto dall’Università che esattamente tre mesi fa, durante gli Stati Generali, aveva invitato il giurista Edwin Cameron, attivista e nuovo eroe del Sudafrica, erede dello stesso Mandela, i cui manifesti sono ancora visibili in corso della Repubblica (leggi l’articolo). E’ stato dimenticato dall’associazionismo e dal popolo della sinistra che nell’antirazzismo aveva trovato la sua ragion d’essere. E’ stato dimenticato dalla destra che da mesi proclama “Aiutiamoli a casa loro” e per cui potrebbe essere un buon esempio di azione nei luoghi del bisogno.
Obama ricorda Mandela a Johannesburg
E’ stato dimenticato dal movimento antifascista della manifestazione dei 20mila, che grida nel momento della rabbia ma placa la sua azione nel momento della celebrazione e della condivisione.E’ stato dimenticato dal #verdesperanza con cui si colorerà tra due giorni lo Sferisterio per la stagione lirica, nonostante lo slogan sia di buon auspicio per il futuro e nonostante pochi giorni fa i Simple Minds nell’arena abbiano cantato proprio il pezzo “Mandela Day” (leggi l’articolo). Ma è stato dimenticato anche da molti giornali nazionali e persino da Google che con i suoi doodle preferisce ricordare Gino Bartali. A chi scrive viene quasi il dubbio che sia proprio il 18 luglio la data del Mandela Day. Eppure ieri l’ex presidente nero degli Stati Uniti Obama lo ha ricordato davanti a 15mila spettatori nello stadio Wanderers di Johannesburg, quindi non è un’allucinazione.
L’inaugurazione del murales Ubuntu a Reggio Emilia
E’ così quindi che l’Invictus sudafricano sarà vinto? Abbandonando la sua memoria per ricordarlo solamente con vuote frasi di slogan utilizzate come citazioni? Non sarebbe la prima volta che un leader scomodo finisce nel dimenticatoio. Poi improvvisamente, tramite i social e grazie a un amico lontano, si scopre che due dei più famosi writers di Reggio Emilia, Daniele Castagnetti e Hang, hanno realizzato un progetto antirazzista e pacifista sui muri della scuola media Dalla Chiesa (altro simbolo di chi lotta per la giustizia): un gigantesco murales con la scritta Ubuntu che in lingua Bantu, la stessa di Mandela, significa “Umanità, benevolenza verso il prossimo”. E’ più di una frase, è l’etica e la filosofia di gran parte dell’Africa che non si può tradurre senza la perdita di significato. Il tutto circondato da una bandiera della pace e da mani di differenti etnie che esprimono lo stesso concetto nella lingua dei segni. All’inaugurazione tanti bambini che tramite i colori impareranno a ricordare la figura del leader africano. Arte, pacifismo e istruzione uniti nel tentativo di creare un mondo migliore. Un applauso e un grazie. E noi che a Mandela abbiamo dato la cittadinanza onoraria come lo ricorderemo? Fare finta di niente non è una buona cosa. Non è troppo tardi per rattoppare lo strappo. Per i morti, ormai votati all’eternità, la scansione cronologica del tempo dei vivi non ha più importanza e un giorno in più o in meno non fa differenza. C’è ancora tempo per celebrare la figura del leader Nelson Mandela, magari in occasione dell’imminente apertura della stagione lirica, tutti insieme, uniti, senza colori divisori perché nella bellezza del mondo i colori sono l’espressione della ricchezza dell’esistenza stessa e non un motivo per discriminare. Ricordiamo Mandela uniti nella nostra città e rendiamolo di nuovo Invictus.
Un particolare del murales Ubuntu
Il murales dedicato a Nelson Mandela realizzato alcuni anni fa dal writer maceratese Morden Gore ai giardini Diaz
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Bel pezzo Marco, ma secondo me a noi Maceratesi non ce ne frega niente neanche degli eroi italiani vedi Nazario Sauro o Cesare Battisti che ricorre il centenario della vittoria della grande guerra, sai quanto ce ne po fregà de Nelson. A proposito sembrerebbe tutto confermato per Ronaldo alla Juve. L’ho sentito alla Tv.
L’aver ignorato questo grande uomo sta a dimostrare quanto sia superficiale, ipocrita, insincero e interessato l’antirazzismo di alcuni.
Il murale dedicato a Mandela è quello che compare in altri siti contro Mandela. Dietro al suo volto c’era la Morte. Che era quella che Mandela, come capo del terrorismo sudafricano, procurava con attentati tra i civili, dove otto su dieci morti erano “neri” e due “bianchi”. Perciò egli era in galera, mentre il vescovo anglicano Tutu, che faceva la stessa battaglia antiapartheid e per il potere ai Neri, ma non terroristica, era a piede libero… Quando si riscriverà la storia del Sudafrica si vedrà che Mandela per anni era stato “prigioniero” in una bella villa con piscina, senza alcuna intenzione di smetterla con il terrorismo, fino a che la pacchia con il governo sudafricano continuava e fino a che che i finanziatori ERANO I PAESI DELL’EST COMUNISTA. Caduta l’Unione Sovietica, cadde la lotta di Mandela e si fece l’accordo con i Boeri per la fine del terrorismo. Mandela ebbe il potere. Astuto come era, rinnegò il marxismo, per non fare la fine di Mugabe, che aveva ridotto la più bella colonia d’Africa, la Rhodesia del Sud, nel disastro di una gestione inetta, ladra e criminale come quella di Mugabe.
Adesso Mandela è morto, lasciando agli eredi – già pieni di soldi – la modica cifra di 5 milioni di dollari, non rubati, ma regalati dagli Stati europei a lui fedeli. I suoi nipoti, invece sono pieni di quattrini, secondo il sistema africano tribale, dove i capi tribù vivono nel lusso, mentre i sudditi dell’ANC, il partito di Mandela, tirano la cinghia…
Cari Compagni, se volete sapere da dove fuggono i migranti, guardate i loro governi tribali, inetti, ladri e criminali. Che, pieni di ricchezze, fanno sfruttare dai neo colonialisti europei, americani e cinesi le loro ricchezze. E’ il piano del massone Kalergi, che è in atto… E’ ora che vi svegliate, a cominciare da SALVINI.
mamma mia, che il dramma di stare in galera sia perdere per sempre “momenti d’ammore”, che l’eroismo di Mandela sia consistito nell’aver sacrificato 27 anni di “momenti d’ammore” è atroce, bestiale, vergognoso canzonettismo: qui non siamo più né a destra né a sinistra siamo nel vacuo, nel carolininvernizismo, nel pensiero suicidato…