Tra gli altri Gentiloni, Ceriscioli e il vescovo Marconi in prima fila
di Monia Orazi
(foto di Fabio Falcioni)
Imprese di qualità che hanno un forte legame con il territorio, sono la “ricetta” per andare oltre la devastazione del terremoto. E’ questo il messaggio che lancia dal palco del seminario estivo di Symbola l’ex premier Paolo Gentiloni, inizialmente annunciato per la mattinata di sabato. Oggi era previsto l’intervento del presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, però assente. Incerta la presenza domani del presidente della Camera Roberto Fico. La riflessione si è incentrata sul ruolo delle imprese cosiddette coesive, quelle che hanno relazione continue e costanti, di buona qualità con dipendenti, comunità locale, terzo settore, con una grande capacità di fare rete, attenzione al loro ruolo sociale ed all’ambiente.
L’ex premier Paolo Gentiloni
«Dal legame delle imprese con il loro territorio, può nascere la speranza di ripresa per le zone colpite dal terremoto. Penso a tante aziende di queste zone, la mia famiglia ha le proprie origini a quindici chilometri da qui – ha detto Gentiloni – le Marche hanno un bisogno particolare di coesione in questo momento per affrontare le conseguenze del terremoto. Non basta mettere notevoli risorse pubbliche per la ricostruzione, bisogna andare oltre agli ostacoli burocratici, a procedimenti pubblici che dovrebbero essere meno complessi. C’è un ruolo notevole in questo contesto per le imprese che sono coesive, che fanno qualità, ambiente, creando stabilità sono il meglio dell’Italia». Al mattino è stata presentata la ricerca firmata da Symbola e Unioncamere, da cui il seminario prende il titolo «Coesione è competizione». Le imprese ‘coesive’ hanno infatti registrato nel periodo 2017-2018 aumenti del fatturato nel 53% dei casi, mentre fra le “non coesive” tale quota si ferma al 36%. Dimostrando una migliore dinamicità anche sul fronte dell’occupazione: il 50% delle imprese coesive ha dichiarato assunzioni in questo periodo, contro il 28% delle altre. Un differenziale di ben 22 punti percentuali, particolarmente accentuato nelle piccole imprese. La stessa situazione avviene per le esportazioni: le realtà coesive hanno aumentato l’export nel 45% dei casi, a fronte del 38% delle non coesive, oltre a essere quelle che hanno nel dna una considerazione maggiore di valori come l’ambiente (il 38% delle imprese coesive contro il 21% delle non coesive nel triennio 2015–2017), la creazione di occupazione e di benessere economico e sociale, gli investimenti in qualità (l’82% delle imprese coesive ha fatto social investment contro il 65% delle altre).
Ermete Realacci e Fabio Renzi
«Una buona economia aiuta a superare e ad affrontare paura, solitudini e diseguaglianze per costruire il futuro. È questa la lezione che ci viene da Adriano Olivetti, il quale aveva ben chiaro come alla base dell’impresa ci fosse innanzitutto un rapporto di stima e fiducia reciproca con i lavoratori, la comunità e il territorio. Quando l’Italia scommette sui suoi talenti e sulle comunità, quando investe sulla qualità, l’innovazione e la bellezza – ha spiegato il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – allora spesso è determinante e si ritaglia un ruolo nel mondo. Una scommessa ancora più valida oggi in cui timori e disuguaglianze rischiano di dividere, anziché unire». Anche il presidente di Unioncamere Giuseppe Tripoli ha sottolineato come le aziende coesive rappresentino un tratto tipico dello sviluppo italiano. «Nel nostro Paese ci sono tanti imprenditori piccoli e medi, sempre più numerosi, che puntano sulla formazione dei dipendenti e li coinvolgono nella vita aziendale, investono sul no-profit, partecipano attivamente alla vita associativa, promuovono iniziative di valorizzazione del territorio, sono attenti alla sostenibilità – ha aggiunto Tripoli -. Queste sono le realtà imprenditoriali che definiamo “coesive”, perché uniscono benessere economico e benessere sociale. Questo è un tratto tipico dello sviluppo italiano. E osserviamo da qualche tempo che proprio queste imprese, rispetto alle altre, sono più performanti, più competitive, assumono di più e esportano di più. Per questo più coesione significa più competitività».
Tra le aziende locali indicate come coesive ci sono I Guzzini Illuminazione e Simonelli Group. Fabio Renzi, segretario di Symbola tra gli altri argomenti ha trattato quello del distretto dei beni culturali, come opportunità per le aree colpite dal sisma. «Progetto – ha spiegato – di rigenerazione territoriale che può avere nel patrimonio storico, culturale, paesaggistico ed architettonico un importante “asse infrastrutturale” e che può veder nascere in questi territori il più grande distretto europeo di restauro e messa in sicurezza dei beni culturali vista l’estensione territoriale, il numero dei beni da recuperare e le risorse che saranno investite, come la quota statale dell’8xmille destinata ai beni culturali che per 10 anni sarà devoluta all’area colpita dal sisma del 2016». Nel pomeriggio sono stati protagonisti enti ed imprese che hanno fatto della responsabilità sociale uno degli asset fondamentali della loro attività. Tanti i rappresentanti di enti ed istituzioni locali presenti, tra loro il presidente della Regione Luca Ceriscioli, il deputato Tullio Patassini, sindaci di diversi comuni, i rettori degli atenei di Camerino e Macerata, politici ed imprenditori arrivati da tutte le Marche. Domani mattina la sessione conclusiva del seminario estivo concluderà a Treia gli appuntamenti con Symbola.
Gentiloni e Ceriscioli
Gentiloni
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Belle parole di Gentiloni sul rilancio delle imprese del territorio dopo il sisma ma la realtà e ben differente. Le nostre imprese edili del territorio che stanno operando per far si che le abitazioni con danni lievi possano tornare agibili RISCHIANO IL FALLIMENTO,(e comunque moltissimi nostre imprese stanno andando in difficoltà)perchè i tempi di riscossioni dei lavori eseguiti sono biblici. Le imprese terminano il lavoro e ancora non hanno incassato l’anticipo(se così vogliamo chiamarlo dato che arriva sempre dopo l’esecuzione della metà dei lavori come minimo se non addirittura a fine lavori) Tutti si riempiono la bocca con parole di elogio e sbandierando a destra e sinistra che i soldi per la ricostruzione ci sono, se così è dovete pagare le imprese esecutrici dei lavori con tempi molto ma molto più celeri allora si che, cari signori politici, darete una mano alle imprese del cratere.