di Gabriele Censi
«Per fare del bene servono i soldi». Lo spunto provocatorio lo lancia Evio Hermas Ercoli che dopo «un saluto caloroso ai fratelli per un’occasione ghiotta» ha aperto questo pomeriggio l’incontro, nella sala Castiglioni della biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata, dedicato alla presentazione del primo volume della biografia di Adriano Lemmi, personaggio centrale seppure in secondo piano del Risorgimento italiano e della massoneria. Un lavoro di Giuseppe Mureddu, ex docente di Economia e Politica Economica all’università “La Sapienza” di Roma e maceratese d’adozione, avendo risieduto nel capoluogo marchigiano durante gli anni ’80. “Gli anni dell’esilio” affronta la vita del personaggio fino al 1860 alla vigilia dell’unificazione d’Italia.
Ad introdurlo con Ercoli, presidente dell’Accademia di Belle arti di Macerata, l’avvocato Fabrizio Illuminati, presidente del collegio regionale del Grande Oriente d’Italia e Marco Severini, docente di Storia dell’Italia contemporanea a Unimc. Pubblico attento su un tema storico declinato anche su questioni di attualità come il rapporto tra politica e denaro. la laicità dello Stato e il ruolo sociale della massoneria. Lemmi fu il fondatore della Loggia Propaganda che auspicava l’impegno pubblico anche in ruoli politici degli affiliati. Un nome a cui si è rifatto Licio Gelli con la P2. «Mettiamo in luce la nostra storia – ha detto Illuminati – gli aspetti più fecondi della massoneria, vicende che ci permettono di rivisitare il nostro rapporto con la società, ci sono state anche ombre ma prevalgono senz’altro le cose positive»
Adriano Lemmi
Un profilo internazionale, quello di Lemmi, che lo ha portato a contatto con importanti protagonisti del suo tempo, conobbe Giuseppe Mazzini nel 1847 a Londra, dove Lemmi viveva in volontario esilio dedicandosi al commercio. Nel 1849 era a Roma per contribuire alla difesa della Repubblica romana. Per incarico di Mazzini tenne poi contatti con Luigi Kossuth, eroe della rivoluzione ungherese, che accompagnò a Londra e negli Stati Uniti d’America. Lemmi fu coinvolto nel fallito tentativo mazziniano del 6 febbraio 1853 e, per sottrarsi alle conseguenze, riparò in Svizzera, e successivamente a Costantinopoli. Rimase in contatto con Mazzini e nel 1857 finanziò la spedizione di Carlo Pisacane. «Adriano Lemmi risulta coinvolto, – dice Mureddu – spesso in primo piano, in quasi tutti gli avvenimenti nazionali e internazionali rilevanti per il Risorgimento e la storia dell’Italia unita. E tuttavia gli storici ne sottovalutano o ignorano il ruolo, sia nella fase pre-unitaria che nei decenni successivi La sua figura rimane nascosta dietro le quinte della politica ufficiale anche per il periodo della maestranza del Goi, nonostante la funzione pubblicamente riconosciuta e la grande influenza esercitata».
La manifestazione è stata patrocinata dal Comune e dall’Istituto italiano per la storia del Risorgimento ed organizzata dalle logge maceratesi aderenti al Grande Oriente d’Italia.
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certa gente naviga nel passato e non accetta il presente, una grande noia.
Adriano Lemmi, per il Contratto Di Maio-Salvini (vedi Codice etico: “Non possono far parte del governo soggetti che appartengano alla massoneria…”), rispetto al quale la Giunta del G.O.I. ha chiesto ufficialmente l’intervento di Mattarella, non potrebbe divenire manco sottosegretario, e lo stesso accadrebbe per Carducci e De Sanctis, Crispi e Garibaldi, Pascoli e Quasimodo. Le campagne contro Lemmi, che trovarono poi diverse sponde massoniche, attinsero certo al sempre facile scandalismo sul denaro ma furono anche alimentate da manovre e influenze straniere. La loggia Propaganda Massonica ideata da Lemmi nel 1877 può essere vista sia come una volontà di regia politica e di riequilibrio intituzionale e dei poteri nell’Italia dell’epoca, sia come un tentativo originale ed elitario di valorizzare nel corpo massonico figure ed esperienze di eccellenza, arricchendole di una consapevolezza culturale e di una capacità operativa da mettere a frutto nel mondo profano. Una visione ambiziosa e rischiosa quella di Lemmi, che sarebbe stata di ispirazione, in un’Italia affatto diversa, per la fondazione della loggia P2.