di Leonardo Giorgi
Tra le serie tv più in voga del momento ce n’è una chiamata Westworld, arrivata da qualche settimana alla seconda stagione. Tra fantascienza e analisi sociale, la serie in onda su Sky racconta di un immenso parco giochi nel futuro che copia le atmosfere del selvaggio west e dove tutto è concesso, dalla violenza al soddisfacimento degli istinti più morbosi. Il tutto condito dai residenti del parco, androidi uguali in tutto agli esseri umani, ma essenzialmente “fake”, programmati per avere una personalità piatta in linea con il personaggio che interpretano e per interagire in modo schematico con gli ospiti in carne ed ossa. Ecco, con uno sforzo di immaginazione neanche troppo complicato, uno scenario del genere è molto simile a quello che si presenta a chi inizia a spaginare lo spazio virtuale del gruppo Facebook “Sei di Macerata se”.
Ma prima un passo indietro: che cosa sono esattamente i gruppi come “Sei di Macerata se”? Nati agli albori del successo di Facebook in Italia (tra il 2010 e il 2013), questi spazi erano stati inizialmente ideati dagli utenti per condividere ricordi, tradizioni e immagini del proprio comune. Erano inoltre un utile strumento per ritrovare vecchie amicizie e rivivere emozioni del passato. Proprio per questo la fascia d’età dell’utente medio iscritto, almeno una volta, a questo tipo di gruppo era sugli over 35. La particolarità di questa prima fase dei gruppi “Sei di…se” era proprio quella di regalare agli iscritti episodi, curiosità, momenti e persone che si erano persi nel tempo. Un fenomeno sul quale è intervenuto tempo fa anche Fabio Cleto, docente di Storia del presente all’Università di Bergamo: «Alla base di questi gruppi c’è un forte senso di appartenenza a una comunità: come suggerisce il titolo, sei realmente di un determinato posto se hai vissuto determinate esperienze o se hai conosciuto certe persone in un periodo di tempo e in un luogo ben determinato. Una manifestazione di un fenomeno che non è nuovo, ossia del fatto che la nostra società sia permeata di nostalgia».
E adesso? Basta un rapido sguardo a “Sei di Macerata se” che è rimasto ben poco di quella spinta iniziale. Essendo un gruppo libero, sprovvisto di una policy precisa (problema generale di Facebook) e privo di moderatori, “Sei di Macerata” è ormai un campo di battaglia sterminato fatto di propaganda, lamentele, insulti e bestemmie. E non è tanto un problema di commenti, difficili da controllare ovunque su Facebook. Quanto piuttosto dei contenuti, di post. Un clima di odio che si autoalimenta ogni giorno di rabbia fine a se stessa. La nostalgia e le foto del passato hanno lasciato il passo a paura del futuro, insoddisfazione, linguaggio violento, qualche minaccia e tantissimi profili fake, i cosiddetti troll. Un po’ come Westworld, appunto.
E il caso di “Sei di Macerata se” è esemplare. Mentre in gruppi di altri comuni della stessa tipologia è possibile chiedere un favore o un’informazione senza essere sbeffeggiato o peggio, lo spazio maceratese è ormai caotico, dove il concetto di discussione civile è ormai un lontano ricordo. E il motivo è probabilmente da ricercare nei fatti degli ultimi mesi. Dopo l’omicidio di Pamela e il raid razzista di Luca Traini, lo spazio virtuale della città (così come la città stessa) è diventata foriera di voci contro l’immigrazione, contro il Comune, addirittura più pro che contro un ragazzo che ha sparato a diverse persone in giro per la città, contro i giornali, contro i maceratesi stessi. In un gioco di tutti contro tutti. Voci che rifiutano spesso la discussione e che preferiscono nascondersi dietro un nome falso per il puro gusto di dire qualcosa. E da questa confusione possono nascere anche alleanze tra estremi opposti come la bellicosa consigliera di centrodestra che condivide il post scritto dall’intellettuale del gruppo degli Antifa. Giusto due giorni dopo aver presentato mozioni contro la loro pignatta antifascista e contro i contributi al centro sociale. Dopo i fatti di Macerata in tanti credono di conoscere verità che non si conoscono. Sei di Macerata se… sei contro qualcuno o qualcosa.
Se la bestemmia è un problema, mi chiedo se siete mai usciti di casa, a Macerata. Trovatemi chi non bestemmia e gli farò una statua. Il problema di quel gruppo è il 'nazismo' di tanti iscritti.
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Io mi sono cancellata subito dal gruppo appena è comparsa, ben evidenziata, una bestemmia!
Più che di discarica di contenuti io parlerei di contenuti da discarica.
Per Candice. Io non bestemmio, in segno di rispetto nei confronti di coloro che credono.
Ogni chat libera a tutti e senza moderazione finisce così anche se l’argomento fosse Zio Paperino e Quì Quò Quà, non mi pare nulla di nuovo.
gli spazi percepiti come ‘liberi’ fanno emergere degli istinti che normalmente vengono camuffati dai più nel quotidiano cd non virtuale, in realtà il web è lo specchio di molti comportamenti sociali. il web è sempre stato controllato, è un arma a doppio taglio per chi non lo usa correttamente e nel contempo è un’opportunità che semplifica e a volte salva la vita come le informazioni corrette. La tecnologia ha connesso il mondo intero ed è una grande rivoluzione che va gestita con intelligenza
E’ lodevole che Cronache Maceratesi sollevi finalmente la questione del degrado del Gruppo Facebook “Sei di Macerata Se”. Quel gruppo e’ una brutta cassa di risonanza dove un pugno di utenti molto attivi raggiunge le bacheche di quasi 17000 membri. E non tutti hanno i mezzi per discernere tra le false notizie che vi vengono sparse.
Si dovrebbero sottolineare pero’ almeno un paio di questioni.
La prima.
Il problema in quel gruppo non sono tanto i troll, i fake o le bestemmie, come sembra suggerire l’occhiello. E’ piuttosto il dilagare di contenuti sempre peggiori. Ci sono utenti normali e veri che scrivono affermazioni pesanti. A me inquieta leggere di Maceratesi che, fosse per loro, raderebbero al suolo l’Hotel House. O prenderebbero a bastonate un elemosinante al supermercato. Come anche mi preoccupano le uscite fin troppo tenere, se non apologetiche, su Traini, sul mattone tirato alla vetrina del GUS, sulle manifestazioni di Forza Nuova. Questo liberi tutti, immerso nel marasma generale e generico di critiche all’amministrazione comunale, e’ il problema. In una accozzaglia di commenti beceri e violenti, e’ triste notare che la principale indignazione degli utenti sia rivolta alle bestiemme. Si guarda il dito, e non la luna.
La seconda.
I gruppi cittadini sono diventati incubatori di propaganda per l’estrema destra. Ne hanno gia’ scritto altri giornali.
https://news.vice.com/it/article/gruppi-cittadini-facebook-estrema-destra
Anche su quello di Macerata basta farsi un giro per notare la presenza frequente di politici locali che tentano di capitalizzare su un generale malcontento della cittadinanza.
La terza.
Va detto che anche giornalisti di Cronache Maceratesi sovente postano articoli nel gruppo. Non sarebbe raccomandabile evitare quella piattaforma? Spesso sotto i vostri articoli – non certo per vostra responsabilita’- si sviluppano discussioni molto violente e decontestualizzate. Secondo me, rischiate di offrire ulteriore legittimita’ a un gruppo che invece dovrebbe essere evitato il piu’ possibile.
“Se sei arrabbiato conta fino a quattro, se sei molto arrabbiato bestemmia”. (Phänomenologie des Geistes)
Per Pavoni. C’è, al riguardo, anche un bel libro di Massimo Picozzi (il noto criminologo) e di Catherine Vitinger: ” E’ inutile che alzi la voce “.