di Laura Boccanera
(foto Federico De Marco)
«Abbiamo vissuto questi anni con la retorica del declino dell’eroina, ma non c’è stato alcun declino, l’eroina ha solo cambiato faccia, ma noi continuavamo a guardarla con occhiali vecchi, semmai era il declino dei nostri parametri». E’ Salvatore Giancane, medico, tossicologo che oggi pomeriggio ha squarciato il velo di Maya e offerto al pubblico intervenuto nella sala convegni della Bcc di Civitanova uno spaccato drammatico, sotto gli occhi di tutti, ma ampiamente sottovalutato. Il mercato dell’eroina, ovvero come dall’Afghanistan la droga arriva sulle coste marchigiane e sul perché siamo in emergenza e potrebbe essere troppo tardi. Incontro istruttivo e partecipato quello organizzato dall’associazione Citanò alla droga col coordinatore Andrea Foglia e con Sentinelle del mattino. Tra i relatori Giuseppe Bommarito, Gianni Giuli, Gaetano Angeletti e Mario De Rosa del Sert. Il dibattito ha toccato numerosi temi, tra cui anche la sensibilità maggiore sul tema provocata dai fatti di Macerata. E’ lo stesso Giuli, direttore del Dipartimento per le dipendenze patologiche dell’Asur a sottolinearlo: «la comunità maceratese è rimasta profondamente segnata e colpita da quanto avvenuto, oggi qui siamo in tanti, ma ci sono stati incontri in cui eravamo in 10. Bisogna cambiare nelle istituzioni culturali, nella famiglia, nella scuola, i nostri programmi di prevenzione oggi partono alle elementari.
La sfida è diminuire la domanda, formare spirito critico e capacità di dire di no». Ma ad offrire lo spaccato che spazia dal locale e arriva fino alle piantagioni dell’Afghanistan è Salvatore Giancane. Negli anni in cui l’eroina mieteva vittime in strada lui era in prima fila per permettere l’accesso alla cura ai clochard bolognesi, a chi viveva per strada e non accedeva al servizio sanitario. Oggi guarda all’eroina come ad un fenomeno in crescita e lo testimoniano i numeri: «la produzione di papavero è arrivata a 320mila ettari e a breve si arriverà ad avere due raccolti annui. Abbiamo accettato un narco stato in cambio della lotta al terrorismo» dice. Ma dai confini orientali la droga arriva nelle Marche grazie alla rotta balcanica passando attraverso l’Iran: «Questa regione ha un rischio geografico, l’ho capito nel 2006 quando alcuni pazienti in cura chiedevano il trasferimento al Sert di Ancona. Qui c’era il mercato all’ingrosso dell’eroina arrivato poi anche a Bologna. In Abruzzo si scambia una bustina di eroina con una di mandarini. E questo perchè ce n’è di più, nella criminalità esiste il diritto di passaggio. E’ la criminalità italiana che concede il passaggio dell’eroina in cambio di una parte di sostanza che poi ovviamente si trova a basso prezzo». Secondo Giancane la grande illusione del declino dell’eroina è generata da dati che sono stati letti erroneamente come il calo dei decessi: «ma i morti calavano perchè i Sert funzionavano», il passaggio dall’eroina iniettata all’eroina fumata «non vedevamo più le siringhe e i tossici emarginati per strada» e al cambiamento della gestione dello spaccio: «per strada ormai solo gli sfigati, chi consuma ormai si approvvigiona dallo spacciatore di fiducia e lo fa a casa».
L’avvocato Giuseppe Bommarito presidente dell’associazione Con Nicola oltre il deserto dell’indifferenza
Un quadro per nulla rassicurante nel quale operano, soprattutto nelle Marche, tre etnie: albanesi, nigeriani e pachistani. E dei nigeriani, ma anche dei rapporti con la criminalità nazionale, ormai nel ruolo di broker dello stupefacente, ha parlato anche l’avvocato Bommarito: «Che Pamela sia morta per overdose o per un atto volontario è evidente comunque che è morta per droga. Chi si avvicina a questa peste infestante finisce per essere vittima o carnefice – ha detto – un problema che è generalizzato, ormai le droghe si trovano ovunque e non riguarda più solo fasce di emarginazione sociale». Bommarito ha ricordato poi i maxi sequestri con le tonnellate di droga sbarcata sulle coste marchigiane: «C’è un crocevia di filiali e associazioni mafiose. Qui sono stati arrestati esponenti della ‘ndrangheta e della camorra i cui obiettivi sono i ragazzini di 11 e 12 anni, e tutto questo nella totale assenza delle istituzioni. In un recente incontro con i sindaci del territorio ad essere presenti erano in pochi e chi c’era non aveva quasi idea di cosa si stesse parlando». Un ulteriore e non secondario aspetto toccato da Giancane riguarda l’aspetto penale: il tossicologo è stato molto critico rispetto le normative vigenti: «l’overdose non è un fatto di polizia, è un’emergenza sanitaria, va ripetuto e capito, sta succedendo quello che avveniva negli anni 80 quando le vittime venivano scaricate davanti agli ospedali. Per paura di coinvolgimenti non si chiamano i soccorsi. L’importante non può essere prendere lo spacciatore di una dose, l’importante è salvare una vita, da questo punto di vista siamo regrediti».
Marche crocevia dei signori dell’eroina «Mafia nigeriana? Non è rituale Ai vertici ci sono laureati»
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Infatti prendere lo spacciatore – anche piccolo – e rilasciarlo non ha senso. Ha senso invece prenderlo e NON rilasciarlo. Occorre cambiare la legge: con i convegni si rischia di fare accademia.
Iacobini, lasci perdere gli slogans! Questi incontri mon fanno accademia come semplicisticamente li definisce lei! Fanno informazione, spiegano come il fenomeno delle droghe si evolve e si propone ad un mercato sempre più grande e sempre più giovane. Se poi come penso lei vive a Civitanova, ha ben poco da fare battute, dovrebbe invece preoccuparsi di partecipare queste sane iniziative ad una platea sempre più vasta, perché nella sua città il problema è grande….assai!!
Signor Oro, che cosa propone lei per sconfiggere la droga?
L’approccio a queste problematiche deve cambiare come è cambiata la società. Si devono sporcare le mani anche le istituzioni informando, dando l’esempio e facendo da cassa di risonanza. Due legislature nel comune di Civitanova Marche si sono dimostrate sorde a proposte che miravano alla diffusione dell’informazione mirata. I ragazzi sanno tutto sulle sostanze e sui loro effetti. Occorre dare loro gli strumenti e gli anticorpi perchè non sviluppino dipendenze. Noi di civitasvolta@gmail.com abbiamo inoltrato le nostre proposte. Ad oggi nessuna risposta e nemmeno un seguito a un ultimo appuntamento chiesto un mese fa
Per Civita Svolta. In breve (non c’è tempo da perdere), quali sono le proposte?
Parole, parole, parole… https://www.youtube.com/watch?v=siQ3vEWSYkM
Iacopini, perché cojoni Civita Svolta riducendo le loro proposte alla canzone di Mina e Alberto Lupo ” Parole “. Dicono di aver fatto proposte, ti danno un indirizzo e mail per saperne di più, quindi che dici? Non è che devono fare l’elenco delle loro proposte qui, anche se volendo potrebbero farle, magari su un articolo dedicato, ma farle dove devono essere ascoltate e costruite su criteri che trovano utili per la lotta alla droga. Quando fai la domanda ” che cosa proponi per debellare la droga “, la risposta, penso migliore che si potrebbe fare è il famoso slogan ” prevenire è meglio che curare “, mentre quello che viene di più usato è l’altro ” se la conosci, la eviti “.Se fallisce il primo è chiaro che rimane il secondo. E infatti al secondo si sta. Anzi al terzo : “ L’hai conosciuta, la usi e adesso sei un problema per te, per i tuoi genitori ecc. ma tanto tu a questo punto te ne freghi “. Ma a Droga dilagante intanto si deve far conoscere a quelli che ancora non fanno parte del giro, che cos’è la droga e i suoi inganni, e che si parli che già si fa alle elementari questo dà l’esatto conto di come siamo messi. Male, malissimo. Qualche decennio fa, si fermava il tossico, lo si portava in caserma, lo si invitava a dire dove lo aveva presa, gli si toglieva la dose custodita in tasca così da costringerlo a darsi da fare per trovare un’altra dose e così spariva un’altra autoradio e il problema anche allora non si risolveva se non per ottenere che qualche altro piccolo spacciatore che spacciava per farsi anche lui, finisse qualche tempo dietro le sbarre e la cura poteva venir fuori quando ormai l’ombra del carcere diventava talmente lunga che alla proposta di andare in comunità si di rispondeva sì. La comunità non sempre funzionava in questi casi, perché era un obbligo ma a qualcuno lo ha salvato, dalla droga, ma poi spesso e finito nel tunnel dell’alcool e il destino viste le precedenti malattie epatiche derivanti dall’uso della siringa spianava la strada a cirrosi e cancri al fegato. I malati di Aids, lasciamoli perdere, droga o non droga erano già condannati ad una breve esistenza. Ritornando a noi, poi si finisce nei migliori dei casi a volersi curare ed andare in comunità. Ma se poi in comunità succede questo: …. Accusa Kappa : “Mi hanno raccontato che la terapia si basa anche su funzioni religiose e letture di brani di Don Giussani. Tempo fa c’è stata una ispezione del Sert in seguito a una lettera anonima che li accusava di somministrare cibo scaduto. Non siamo mai riusciti ad ottenere una relazione su quella ispezione”…. Possiamo continuare ma sono cinquant’anni che si gira attorno al problema della droga e adesso che tutto è peggiorato ma di tanto, di tantissimo, possiamo continuare a chiederci: ” cosa fare? “.
Forse sarebbe il caso di comminare agli spacciatori non gli arresti domiciliari, ma la prigione – senza sconti, attenuanti e indulti.
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/06/06/news/mattarella_grazia_nicola_scomparin-167421310/
ma vi siete mai messi a tavolino e capire come arriva qui la droga?? e quanti soldi intascano a nero chi fa finta di non vedere???
Combattete contro il governo???partita persa amici.
Poi parlate di spacciatori ma oltre a loro perché non parlate di idioti che la consumano.
Siamo bravi a fermarli e trovargli droga addosso..complimenti alle forze dell’ ordini.diciamo..ovvio.. ma dopo 2 giorni fuori..hhaahha..allora che lavoro è se non c è regole dallo stato principale.
Per Moscati. Le risposte a queste domande servono a qualcosa? Oppure occorre potenziare gli interventi di polizia e carabinieri, pagando loro straordinari e dando loro tutti i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione (intercettazioni telefoniche, accesso ai dati degli spacciatori, etc.).