Alla fine si è parlato di Banca Marche al processo che vede imputato l’avvocato Massimo Camiciola per diffamazione nei confronti dell’ex presidente di Fondazione Carima, Franco Gazzani. Ed è stato proprio Gazzani, sentito oggi come testimone al tribunale di Macerata, che ha portato il discorso sulle vicende dell’istituto. Dall’udienza è emerso come l’ex presidente della Fondazione abbia avuto un ruolo importante per giungere al processo penale, grazie ad una denuncia in sede civile di una società di revisione. Gazzani ha anche detto che la Fondazione Carima «ha perso più di 200 milioni di euro dalla vicenda di Banca Marche».
Ha inoltre detto che per un periodo è stato costretto a viaggiare armato. Per i fatti relativi al processo ha spiegato di essersi sentito profondamente offeso dall’avvocato Camiciola che avrebbe sostenuto che avrebbe operato per distruggere Banca Marche. Oggetto del procedimento i contenuti, riportati in un articolo comparso su Cronache Maceratesi, del ricorso che avevano presentato i legali del gruppo Lanari al tribunale di Ancona contro Banca Marche e Tercas in cui si sarebbe ipotizzato che c’era un copione nelle vicende che hanno portato all’interruzione delle linee di credito verso il gruppo edile.
Un copione che, si affermava, più in generale avrebbe portato al dissesto dell’istituto di credito.
Sempre secondo l’accusa, Camiciola avrebbe messo in cattiva luce l’operato di Gazzani, rispetto a Banca Marche, facendolo apparire come l’artefice del commissariamento dell’istituto bancario da parte di Banca d’Italia, mosso da “sete di potere” – dice l’accusa – e volontà di colpire i gruppi imprenditoriali tra cui il gruppo edile Lanari che avevano beneficiato delle linee creditizie da parte della banca. L’articolo oggetto del processo è del 28 gennaio 2014, e aveva il titolo “La vicenda Banca Marche nella versione del gruppo Lanari un harakiri tra i più assurdi ipotizzabili”. Oggi per chiarire alcune circostanze in merito all’articolo è stato sentito anche l’autore, Marco Ricci. Camiciola al processo è assistito dagli avvocati Giovanni Bora e Rita Sisti. Gazzani e la Fondazione sono parte civile, assistiti dall’avvocato Gabriele Cofanelli.
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