Il terremoto modifica l’Appennino,
montagne più vicine al mare di 2 centimetri

LA TERRA CHE CAMBIA - Lo rivela il sito dell'Ingv analizzati i dati della stazioni Gps collegate a satelliti americani che sorvegliano la terra dallo spazio 24 ore su 24. La catena montuosa che attraversa le Marche si allarga dopo il sisma del 24 agosto

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La faglia del "Cordone del Vettore"

La faglia del “Cordone del Vettore”

 

La frattura alla base del piano di faglia sul monte Vettore (foto dal sito dell'Ingv) https://ingvterremoti.wordpress.com/

La frattura alla base del piano di faglia sul monte Vettore (foto dal sito dell’Ingv)

 

di Marina Verdenelli

L’Appennino è più largo di 3-4 centimetri dopo il terremoto del 24 agosto. Lo rivela il sito dell’Ingv analizzati i dati della stazioni Gps collegate a satelliti americani che sorvegliano la terra dallo spazio 24 ore su 24. Il sisma cambia quindi un po’ la geografia dello Stivale, con la catena montuosa che si avvicina di più al mare, ai versanti Tirreno e Adriatico, di circa 2 centimetri a sponda. Le reti Gps che hanno documentato il fenomeno, mostrano come la faglia si stia spostando determinando quindi una deformazione anche della crosta terrestre dove poggia la catena montuosa del centro Italia e quindi delle Marche. Un Appennino che si sta schiacciando verso il basso. Le stazioni Gps acquisiscono continuamente dati sulla loro posizione grazie ai segnali radio inviati dalla costellazione di satelliti Usa in orbita intorno alla terra 24 ore al giorno da oltre 20 anni.
In questo modo, come rivela lo stesso sito dell’Ingv, sono stati ottenuti gli spostamenti massimi registrati nelle singole stazioni, compresa quella posta ad Amatrice che è la più vicina all’epicentro della scossa del 24 agosto, con un errore massimo di pochi millimetri.

Le analisi preliminari basate sulle sole stazioni Gps attive al momento del terremoto mostrano che questo è stato generato da una faglia lunga oltre 18 km e inclinata di circa 50 gradi, che corre con direzione nord-nordovest – sud-sudest e che si immerge verso ovest al di sotto dell’Appennino. Il movimento di questa faglia ha causato un’estensione della catena appenninica di circa 3-4 centimetri tra il Tirreno e l’Adriatico. Le registrazioni Gps ad alta frequenza (da 1 a 10 Hz) disponibili per alcune stazioni, mostrano chiaramente il passaggio delle onde sismiche e il conseguente movimento dinamico del suolo. I dati Gps acquisiti durante il terremoto del 24 agosto, come in occasione degli ultimi più forti terremoti italiani (Umbria-Marche nel 1997, Molise nel 2002 e L’Aquila nel 2009), permetteranno di comprendere sempre meglio l’evoluzione spazio-temporale delle deformazioni del suolo misurabili in superficie, in fase cosismica e inter-sismica, in vicinanza di faglie capaci di generare forti terremoti. L’analisi congiunta dei dati Gps con dati spaziali InSAR (i dati radar da satellite), permetterà nei prossimi giorni di fornire un quadro originale e dettagliato delle deformazioni del suolo e delle caratteristiche della faglia, contribuendo a disegnare con sempre maggiore dettaglio il livello di pericolosità sismica dell’Appennino.

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