La deposizione della corona di alloro davanti alla sede della cerimonia con i gonfaloni dei Comuni e delle associazioni partigiane
Monica Minnozzi legge il messaggio di Nunzia Cavarischia, portato dalla nipote
di Gabriele Censi
“Mia nonna mi ha pregato di salutare tutti e di ringraziare, ma anche di dire che non è per questa medaglia, nè per questa Italia corrotta in cui comanda solo il dio quattrino che tanti miei compagni hanno combattuto e sono morti”. Un messaggio di Nunzia Cavarischia, 87 anni, affidato alla nipote Giulia Minetti e letto da Monica Minnozzi rompe il cerimoniale della festa provinciale della Liberazione nel teatro Leopardi di San Ginesio.
Poche parole di una donna partigiana soprannominata dai compagni “Stella Rossa”, nel 71° anniversario del “25 Aprile” e nell’anno che celebra anche i 70 anni del voto alle donne. Parole che danno ancora più forza ai concetti espressi in vari modi negli interventi programmati prima e dopo la consegna delle medaglie a 21 partigiani, alcune alla memoria, da parte della prefetta di Macerata Roberta Preziotti .
“La democrazia non è una conquista una volta per tutte ma va difesa ogni giorno. Lo stiamo facendo? – il sindaco di San Ginesio Mario Scagnetti ha preso in prestito le parole del presidente Mattarella per il suo saluto ai delegati delle associazioni partigiane della provincia, ai sindaci e alle altre autorità.
– La Liberazione si può solo vivere, non celebrare o ricordare”. Una mattinata sul filo dell’emozione accompagnata dalla musica del piccolo coro Selifa diretto dal maestro Mario Baldassarri che ha eseguito l’inno nazionale, Bella Ciao, Fischia il vento. Annalisa Cegna direttrice dell’istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, ha svolto una breve relazione sulla presenza partigiana nei nostri territori. Poi la consegna dei riconoscimenti agli eroi della Resistenza (ai familiari o a quelli che sono riusciti ad intervenire direttamente, nonostante l’età e un inusuale “25 Aprile” dal clima invernale: dal Balcone dei Sibillini la vista era su montagne innevate).
Bruno Baldassarri mostra il braccio, con il segno indelebile dell’esperienza nel lager, alla prefetta
Roberta Preziotti ha consegnato il primo riconoscimento a Bruno Baldassarri, partigiano di Tolentino di 96 anni che ha commosso la prefetta mostrando il segno sul braccio che testimonia la drammatica esperienza del lager. Poi Lanfranco Minnozzi dell’Anpi di Tolentino ha ritirato la medaglia per il concittadino Bruno Barbaro. Il presidente provinciale Anpi Lorenzo Marconi ha fatto le veci del premiato Mario Belfiglio di Civitanova. A seguire Ilario Bordolini di Tolentino (presente il figlio), Nunzia Cavarischia di Acquacanina (ritira la nipote Giulia Minetti), Ivo Cesanelli di Morrovalle, Alberto Coltrinari di Tolentino (ritira la figlia Naide), Luigi Francioni di Tolentino, Ivo Grimaldi di Matelica (il figlio Sauro), Emilia Latini di Potenza Picena, Vincenzo Maggiore di Cingoli, Ennio Menichelli di San Severino, cugino del cardinale Edoardo, la medaglia alla memoria è stata consegnata alla nipote Flora. Poi Egiziano Osimani di Porto Recanati, Costantino Paggetti di Castelraimondo, medaglia alla memoria ritirata dalla figlia Flavia, Luigi Panichelli di Civitanova, per lo scomparso Italo Paolucci di Macerata dal figlio Marco, Sergio Renaldi di Esanatoglia, Angelo Salomoni di Cingoli, Leda Serracchiani di Matelica (ritira la nuora Mariella), Alberto Verdinelli di Cingoli e Carlo Vissani di Tolentino.
Ha chiuso la cerimonia Giuseppe Scherpiani del coordinamento regionale Anpi ricordando come il fenomeno della Resistenza è stato un’esperienza non solo italiana ed evocando un nuovo impegno per una Europa ispirata a quegli ideali.
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Ha ragione la partigiana Cavarischia: se i partigiani delle Bande Niccolò (Pamtanetti, Pianesi, Berardi, Monachesi, Buscalferri, Filipponi, eccetera) potessero sorgere dalle tombe, abbatterebbero a raffiche di mitra quei politici corrotti che si riempiono la bocca con la parola “Resistenza”, tradendone nei fatti gli alti valori di democrazia e di onestà.
Mi auguro che la maggioranza degli Italiani, al referendum di ottobre non permettano a persone senza scrupoli di scassinare i valori principali di democrazia per la civile convivenza sanciti nella carta costituzionale, avuti in dono da coloro che hanno pagato con la morte per la nostra libertà.