Addio a Maurizio Monachesi,
farmacista e fondatore del coro Sibilla

MACERATA - L'uomo si è spento a 91 anni nella sua casa di via Capuzi. Gli amici lo ricordano per il suo impegno a sostegno del gruppo canoro e per il lavoro nella farmacia Cappelletti di corso Matteotti. Ottimista e tenace era cresciuto nel quartiere delle "Casette"
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Maurizio Monachesi festeggia i suoi 90 anni

di Claudio Ricci

Macerata dice addio a Maurizio Monachesi. Per 48 anni ha servito intere generazioni di maceratesi dietro al banco della storica farmacia Cappelletti in corso Matteotti, nel pieno centro cittadino.  Fu tra i fondatori del coro Sibilla che proprio quest’anno festeggerà i 40 anni di attività. Nato e cresciuto nella zona di corso Cairoli, “casettaro” sfegatato, si è spento a 91 anni nella notte di Pasqua. Con una cerimonia discreta parenti ed amici lo hanno salutato ieri mattina nella chiesa Santa Madre di Dio, in via Barilatti. Molto conosciuto in città, oltre che per il suo lavoro anche per il simpatico rapporto di collaborazione con il dottor Cappelletti. Con il Cem, centro escursionistico maceratese, precursore del club alpino,  aveva contribuito nell’ottobre del 1976 a far nascere, insieme ad altri maceratesi amanti della montagna, il famoso coro Sibilla, diretto prima dal maestro Mandini e successivamente da Don Fernando Morresi.

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Maurizio Monachesi (primo della fila) in una foto insieme al Coro Sibilla

Monachesi aveva molto a cuore l’attività del coro che ha seguito prima come corista e successivamente dando il proprio contributo affettivo ed economico. «L’aspetto più caratteristico della personalità di Maurizio – ricorda l’amico Gianni Crucianelli – era l’ottimismo, vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno. 17 anni fa fu colpito da una malattia per cui i medici gli avevano dato solo sei mesi di vita. Invece, grazie anche alla sua forza d’animo e alla sua tenacia ha superato le difficoltà per parecchi anni». Da bambino aveva vissuto per alcuni anni nell’orfanotrofio maschile di Corso Cairoli dell’Ircr dove ricopriva un ruolo particolare. Suo infatti era lo squillo di tromba che segnava l’alzata e la ritirata di tutti i collegiali. «Testa precocemente ingrigita, lo ricordo sull’arco della porta della farmacia – dice Luigi Staffolani – nel suo “zinale” nero, a fianco del dottor Cappelletti, impeccabile e monumentale nel suo grembiule candido, spesso con la sigaretta accesa tra le dita. Mi pare di ricordare anche frequenti, simpatici ma affettuosi battibecchi tra i due, dai quali traspariva sicuramente affetto prima ancora che rapporto di lavoro subordinato. Purtroppo al funerale c’era pochissima gente a salutarlo – continua Staffolani – anche della stessa parrocchia che lui amava molto, magari anche sostenendola in qualche necessità, da quello che mi si dice. E’ morto quasi dolcemente anche se solo nel suo appartamento, nella notte di Pasqua».

 

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