di Claudio Ricci
(foto di Lucrezia Benfatto)
«La nostra associazione nasce per essere di servizio ai cittadini. Non per agitare problemi o strumentalizzare la questione sicurezza». Così l’ex consigliere Pd Romeo Renis ha presentato oggi “Insieme in sicurezza”. «Un’associazione apolitica e apartitica – ha spiegato Renis, presidente della realtà nata ufficialmente lo scorso 12 febbraio – costituita per volontà di un gruppo di cittadini che vogliono mettere al servizio di Macerata le loro conoscenze e professionalità a sostegno della prevenzione della promozione della legalità e della sicurezza urbana». Tra i soci fondatori la docente di Unimc Barbara Pojaghi, l’ex questore di Ancona Giorgio Iacobone e il presidente dell’Ircr Giuliano Centioni. Presenti tra il pubblico anche il presidente del Consiglio comunale Luciano Pantanetti e il presidente della Form Renato Pasqualetti, «Elemento caratterizzante sarà la mutualità del vicinato – continua Renis che aveva anticipato a Cm la nascita dell’associazione (leggi l’articolo) – Bisogna ritrovare il senso di solidarietà. Non conosco bene controllo del vicinato ma non vorrei che le cosiddette “ronde” escano dalla porta per rientrare dalla finestra. Non usiamo segnali stradali o chiamate a questo o quel numero. Noi preferiamo parlare di difficoltà sociali che tutti registriamo e proponiamo di tornare alle vecchie abitudini per recuperare il senso di comunità e di appartenenza in una logica di reti sociali che ci aiuterebbero a vivere meglio e in sicurezza».
Un diverso approccio rispetto al controllo del vicinato che parte dalla volontà di capire il problema della percezione della sicurezza e di costruire una corretta informazione al riguardo. In questo senso sono già partiti incontri nel circolo ricreativo dei giardini Diaz e sono in programma iniziative con le scuole e un’indagine con l’università di Macerata. «La psicologia della comunità da modo di analizzare il problema – spiega la professoressa Pojaghi – Occorre capire perché i cittadini si sentono non sicuri anche di più rispetto alla reale emergenza, in una realtà come Macerata in cui si verificano sì dei fenomeni ma in misura minore rispetto ad altre citttà italiane. C’è chi è partito dal controllo e dalla repressione noi preferiamo lavorare con i cittadini. Gli studenti faranno delle interviste ai cittadini per capire la percezione della mancanza di sicurezza».
Un vademecum già stampato in 20 mila copie che verrà distribuito alle famiglie maceratesi grazie al sostegno dello sponsor Infissi Design. All’interno consigli sulla prevenzione dei furti, truffe, raggiri on line, sicurezza dei dati personali, scippi e borseggi, esoterismo, giochi d’azzardo e cyberbullismo. «La sicurezza è un problema culturale – dice Iacobone – in questo anche l’uso delle parole è importante. Occorre diffondere una certa conoscenza dei fatti e delle fattispecie di fenomeni criminali. Ad esempio i vari tipi di truffe che sono state al centro dei nostri incontri con gli anziani. Fondamentale è tener presente la casistica e non vergognarsi mai di denunciare le truffe messe a punto da personaggi sempre più abili». Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.insiemeinsicurezza.it
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Sarebbe auspicabile che si reperiscano meglio le informazioni prima di dire cose non corrette.
http://controllodelvicinato.it/
Il fenomeno del controllo del vicinato NON è “la ronda” e in molte Nazioni è una realtà operante da molto tempo, con ottimi risultati.
https://en.wikipedia.org/wiki/Neighborhood_watch
https://crimestoppers-uk.org/
Questi signori non hanno compreso nulla del Controllo del Vicinato, diffondono informazioni non corrette e presentano, nei loro progetti, quello che il Controllo del Vicinato fa da anni.
Un’altra tematica sulla quale la provincia si muove tutta ad alto livello ma che ovviamente nel capoluogo viene ad essere trattata con un respiro intellettuale e con una maestria metodologica che non possono non produrre frutti straordinariamente innovativi per il progresso civile.
La proposta potrebbe essere interessante, e, conoscendo la serietà dei personaggi seduti al tavolo dei relatori, è senz’altro da approfondire.
In tale ottica, e per meglio capire in concreto come essa dovrebbe articolarsi, sarebbe opportuno che la neonata associazione fornisse qualche informazione aggiuntiva.
La pretestuosità delle affermazioni qualifica l’iniziativa.
Mi associo a Gianfranco Cerasi e Domenico Bevilacqua. Il “controllo del vicinato” è tutt’altra faccenda rispetto alle paventate ronde. Nasce, anzi, proprio dall’idea di solidarietà di quartiere che Romeo Renis giustamente ritiene fondante per l’incremento della sicurezza dei cittadini.
Quanto alle iniziative che questa associazione propone, credo che fare interviste ai cittadini per cercare di capire i perché di una sensazione di insicurezza sia totalmente inutile, se non a costituire un periodo di stage nei percorsi formativi giornalistici degli studenti che le effettuerranno. Ottima cosa, ma non c’entra un ben amato nulla con i problemi reali, in termini di sicurezza, nella nostra città.
La dovremmo buttare in psicologia? Purtroppo qui i problemi sono legati ai furti in aumento nelle abitazioni e nei negozi, ai danneggiamenti notturni delle automobili, alla diffusione crescente della droga: problemi che saranno senz’altro superiori in altre città delle nostre dimensioni, ma che non per questo consigliano di lasciar correre. Se proprio dobbiamo psicologizzare, cioè, bisogna fare i test su chi queste cose le compie, non su chi le subisce. E meno che mai fare i confronti con chi sta peggio: facciamoli piuttosto con chi sta meglio e imitiamo, copiamo, le modalità messe in opera da chi sta meglio. O, nell’imitare gli esempi buoni, miglioriamo l’offerta. Sennò a che serve, quest’associazione?
Fermo restando che le iniziative in tema di sicurezza collettiva dovrebbero essere sempre le benvenute, però in questa associazione “Insieme in sicurezza” mi pare che, perlomeno dalle premesse, si tratti più di fuffa, socio-progressiva fuffa, che di sostanza.
Dei giovani volontari dovrebbero andare in giro a chiedere alla gente: “La farebbe sentire più in pericolo un romeno che le si arrampicasse sulla grondaia del palazzo per venirle a svaligiare l’appartamento o la vista di un pakistano che ciondolasse ai Giardini Diaz aspettando un ragazzetto cui spacciare una dose?” Questo sarebbe il primo passo dell’iniziativa? I cui organizzatori, tutti assai politicamente targati, alla faccia delle affermazioni che il gruppo sarebbe “apolitico e apartitico”, passano poi a spiegarci che per carità, mica vogliono fare delle deprecabili “ronde” e nemmeno promuovere un’iniziativa come quella del “Controllo del vicinato”, che sta partendo, per esempio, qui a Treia, e che, dalle premesse, mi pare dotata di un minimo in più di concretezza e di senso dello stare con i piedi per terra.
La domanda che faceva l’avvocato Bommarito (che cioè gli organizzatori dessero qualche informazione in più sull’iniziativa) mi pare assai sensata. Per rispondere alla sua domanda, basta andare a leggersi, sullo stesso sito web dell’associazione, le sue finalità. Qui: http://www.insiemeinsicurezza.it/le-nostre-finalita/
Vogliono, fra le altre cose, promuovere dibattiti e seminari, “sensibilizzare” i cittadini più “deboli” contro le truffe, e (testuale) “favorire la promozione della legalità, per consolidare nei cittadini il rispetto delle regole, della tolleranza, dell’integrazione, della non violenza e del rifiuto della giustizia “fai da te””. Tante belle iniziative di sapore “sociale” (la parola gli piace …) con l’accento, quasi la priorità, sull’insegnare ai cittadini che di fronte al proliferare dei crimini contro la proprietà e l’incolumità personale, occorre “assorbire” il rifiuto dell’idea della “giustizia fai da te”.
Per carità, nemmeno un numero di telefono da chiamare se uno vedesse dei ceffi sospetti in giro per la strada! Scherziamo? Sarebbe discriminante e indurrebbe alla deprecabile “Giustizia fai da te”.
Qualche consiglio che basterebbe tuo zio a dartelo, senza necessità di costituzione di associazioni ad hoc, e tanta inutile frittura d’aria. Da restare basiti, se, ripeto, non si conoscessero le opinioni politiche degli “apolitici” promotori.
Più ho letto il programma di questa “associazione” e più ho apprezzato non solo il concetto del “controllo del vicinato”, ma anche delle “ronde”, che io, per inciso, non “pavento” per nulla.
Nemmeno quello di Treia è Controllo del Vicinato.
Il Controllo del Vicinato è uno solo, cioè, quello portato avanti da anni dall’Associazione Controllo del Vicinato.
con tutto il rispetto quando esponenti a vario titolo del Pd si inseriscono come il pomodoro in qualsivoglia discorso specialmente in quello riguardante una questione quella della sicurezza che il governo centrale ha volutamente e sta volutamente trascurando per il sottoscritto si tratta solo di propaganda politica e nulla piu’ per non dire altro….
Sempre la stessa storia che si ripete condita in tutte le salse, Macerata avrebbe tutte le potenzialità per diventare anche Capitale della Scienza del Vicinato ma, come al solito, i maceratesi non vogliono volare alto.