di Donatella Donati
Siamo in un ristorante romano di via della Vite, nell’estate caldissima del 1950. I tavoli sono occupati da varie persone e ad uno di essi c’è una bella signora che si è tolta il bolerino e mostra la nudità delle spalle. Si avvicina a lei con il tovagliolo in mano, l’aria indispettita e la voce ben alzata un signore irritatissimo anche lui cliente del ristorante che è rimasto scandalizzato da quella nudità. Il signore in questione è un giovane parlamentare della Democrazia Cristiana molto serio e rigoroso, vedovo da poco, cattolico praticante e futuro presidente della Repubblica italiana. Si tratta di Oscar Luigi Scalfaro. La signora rimane sconvolta e del fatto si occuparono tutti i giornali di allora finanche il Parlamento con la stessa ipocrisia con cui hanno trattato in questi giorni la copertura dei nudi capitolini.
Un’ipocrisia tutta maschile che vede nel nudo anche se castigato come quello della signora in questione o un’offesa o un’espressione di libertà. La signora in questione ha raccontato in televisione alcuni anni fa questo episodio che la segnò profondamente e di cui la massima parte delle italiane di allora non seppe darsi ragione. Era pur vero che a Paola di Liegi futura regina del Belgio era stato negato l’ingresso nella chiesa di San Pietro per l’anno del giubileo solo perché indossava una gonna piuttosto corta non ancora una minigonna. Non c’era stato verso di convincere il portiere-inquisitore che si trattava di una appartenente alla corte reale del Belgio, una italiana tra l’altro discendente dalla famiglia Rufo di Calabria. Paola dovette rassegnarsi al divieto.
Nella nostra piccola città molto ricca di istituti religiosi che si occupavano di scuola dalla materna agli istituti superiori, ci furono momenti difficili per le alunne che aderivano alla nuova moda, minigonne, vestiti estivi svolazzanti, capi non più coperti in chiesa. In alcuni istituti superiori anche laici le ragazze furono obbligate a portare il grembiule nero e c’era una vera censura a quelle che cominciavano a portare minigonne. Le professoresse che osavano avvicinarsi alla nuova moda furono anche esse pregate di portare il grembiule rigorosamente nero. E’ stato il ’68 che ha portato anche a Macerata in primo piano la discussione sulla libertà della donna e la fine di tutto quello che la limitava. Eppure resta nei confronti della nudità soprattutto femminile un preoccupante giudizio spesso generalizzato che considera necessaria al pudore la censura delle gonne troppe corte, dei vestiti troppo scollati ritenuti provocatori.
Si spiega così la scelta, ancora senza responsabili precisi, di impedire che i casti occhi del capo di stato iraniano fossero tentati dalla nudità delle statue classiche la cui perfezione formale è invece garanzia di pura bellezza. Viene da pensare, tenendo conto delle risate che si sono fatti i giornali di tutto il mondo anche iraniani, che quello che manca alla classe dirigente italiana è il senso del ridicolo, la capacità cioè di prevedere come certi interventi verbali o concreti e certe iniziative prese sotto la spinta di emozioni infantili generino tante risate nel pubblico più evoluto e più colto. Aspettiamo con una certa curiosità quello che succederà in occasione della prossima Pasqua di Resurrezione nelle nostre scuole.
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Anche quando venne il Papa a Torino ci fu censura. Non solo Rouhani: nessuno si scandalizzò quando nella laica Torino per la visita del pontefice vennero coperti i manifesti della mostra su Tamara de Lempicka.
Da quel che si è potuto capire leggendo in vari giornali il resoconto dell’accaduto, e scontato (non poteva essere diversamente …) che tutti i soggetti coinvolti, dal personale del museo ai funzionari della Presidenza del Consiglio, si sarebbero rimpallati la responsabilità di questa stronzata, io ho ricavato l’idea che qui non si sia trattato di una faccenda che abbia visto coinvolta la “classe dirigente italiana”, per usare l’espressione dell’articolista.
Se per classe dirigente si intende Renzi o qualcuno dei suoi ministri, penso che lui e i suoi sodali siano fin troppo accorti e furbacchioni per non intuire immediatamente, anche l’avessero pensata per un momento, che la faccenda delle statue coperte li avrebbe ridicolizzati per l’eternità. Qualsiasi cosa Renzi faccia, la fa pensando a come la può tradurre in una veloce e furba tweetata di 140 caratteri, per farci una bella figura da gran paraculo. Questa faccenda qui l’avrebbe capito subito che non avrebbe sortito altro effetto che sputtanarlo di fronte all’universo mondo.
Qui secondo me ha giocato l’istinto da servo di qualche impiegato statale di livello medio o, magari, anche medio-alto, tipo un tirapiedi della Presidenza del Consiglio, un qualche manichino del cerimoniale o aliud simile che, magari consultandosi con qualche altro servo suo pari grado nei Musei Capitolini o nell’amministrazione comunale (i Musei Capitolini appartengono al Comune di Roma) ha pensato che con questa straordinaria trovata avrebbe avuto le lodi dei capi, tutti contenti a loro volta di aver compiaciuto l’inturbantato e fanatico ospite maomettano. Insomma: una catena di Sant’Antonio di coglioneria pura, tipica di quando un gruppo di statali, o di Italiani in genere, si mettono a pensare a cose più grandi di loro e vogliono dimostrare di essere più realisti del re.
Io credo anche che sia proprio in quella stupidissima scuola sessantottina e post sessantottina cui fa riferimento la Donati, penso esaltandone gli aspetti a suo dire innovativi per le libertà che le donne e la gente in genere dimostravano di avere acquisito anche tramite l’abbigliamento, dove quindi le ragazzette e le professoressine si presentavano tutte contente a giocare alle dive in minigonna con le chiappe mezze all’aria e dove tutti giocavano al nuovismo e al cambismo, sia quindi proprio in quella scuola e in quell’ambiente, invece, che altro non si faceva che giocare a un nuovo conformismo e a un nuovo modo di essere gregari a qualche moda. La gentaglia, o gentucola, che ha ideato questa bella trovata di coprire le statue, ha ricevuto l’istruzione e l’educazione proprio in questa innovativa scuola delle libertà, e ne è uscita fuori con meno senso critico di un ovino e avendo sviluppato invece a quanto pare un altissimo istinto da leccaculo, messo in pratica persino quando, come pare in tal caso, nessuno gli aveva nemmeno chiesto di leccare.
solo una madornale pidiotata ,che vogliamo farci? Ormai ci sono…speriamo non per molto!
Si potrebbe anzi chiedere all’Iran di mandarci qualche dirigente un po’ più intelligente di quelli che noi siamo attualmente capaci d’autoprodurci. Ho idea che la repubblica degli ayatollah soddisferebbe di buon grado questa nostra eventuale richiesta, vedendovi molto probabilmente un’occasione più unica che rara per disfarsi di qualche scarto della propria classe dirigente.
Per quanto riguarda la Pasqua effettivamente sembra che l’iconografia rigurgiti di resurrezioni assai discinte, si vedano ad esempio il dipinto del Rubens conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze e le due versioni della statua del Cristo della Minerva di Michelangelo, delle quali quella che oggi si ritiene essere l’autentica prima versione (si veda http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/arte/2014/02/20/il-cristo-portacroce-e-stato-scolpito-da-michelangelo-1.1221273 ) ci sconvolge con un nudo neanche minimamente mutandato, insomma tutti spettacoli dalla cui visione s’ha da sperare vivamente che le autorità preposte vogliano tener lontani i casti occhi degli alunni e delle alunne delle nostre scuole.
https://it.wikipedia.org/wiki/Resurrezione_di_Cristo_(Rubens_Firenze)#/media/File:Rubens,_resurrezione,_pitti.jpg
https://it.wikipedia.org/wiki/Cristo_della_Minerva#/media/File:Michelangelo-Christ.jpg
https://it.wikipedia.org/wiki/Cristo_della_Minerva#/media/File:Cristo_portacroce_michelangelo.jpg
Quando Rohani passera’ a Macerata per la presentazione del libro di Verdenelli su Mattei bisognera’ ricordarsi di coprire l’impudica ed esoterica rotatoria di via Roma del maestro Cacchiarelli.
Noi siamo più moderni. Anni fa il sarto dello Scià di Persia scrisse alla madre nelle Marche dicendole che c’era per lei una buona notizia perché al ritorno dall’Iran le avrebbe portato una Persiana. La madre, letta la lettera, si precipitò a rispondere al figlio scrivendogli: ” Per carità, figlio mio, non portare persiane perché qui ormai si usano le tapparelle! “.
@Franco, tenga presente che il papa è la massima autorità religiosa cattolica e parte integrante della nostra cultura, ma il presidente iraniano chi è ? Cosa rappresenta ? Io per lui e per personaggi come lui che rappresentano le peggiori dittature al mondo, neanche il visto per l’ingresso in Italia darei e anzi lo rimanderei a calci in c… nel suo Paese!
Per Paoletti. Se l’Italia ha concluso accordi vantaggiosi con l’Iran, direi che possiamo chiudere un occhio riguardo alla copertura delle statue. Come disse Machiavelli: il fine giustifica i mezzi.
il ministro dei beni, delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini in compagnia del ministro dell’Agricoltura e del Commissario Unico di Governo per Expo 2015 ha presentato alla stampa l’ultimo gioiello della politica digitale italiana applicata al turismo: l’ormai arcinoto verybello.it
Nelle ore immediatamente successive alla presentazione del sito, l’iniziativa, sul web, è stata letteralmente seppellita da critiche e polemiche tanto che l’hashtag #verybello già conta – dopo meno di 24 ore – più di 13 mila tweet, tra i quali è davvero difficile, per non dire impossibile, trovare commenti positivi o plausi che non siano, naturalmente, quelli del ministro Franceschini, del suo staff o di quanti hanno, a vario titolo, preso parte all’operazione.
Il ministro, dal canto suo, nel pieno delle polemiche, non ha trovato niente di meglio da fare che cinguettare così: “In 6 ore 500.000 accessi a verybello.it ! Come speravamo grande pubblicità da ironie, critiche e cattiverie sul web… Verygrazie!”.
La pena di morte in Iran è prevista per omicidio, adulterio, stupro, omosessualità, pratiche non sessuali ma erotiche tra uomini per 4 volte, bacio con lussuria in pubblico per 4 volte (fino al dicembre 2004), reati legati alla prostituzione, reati legati alla droga, blasfemia, estorsione, corruzione, contrabbando d’arte, terrorismo, consumo di alcool per 3 volte (fino al dicembre 2004), rapina a mano armata, atti incompatibili con la castità(fino al dicembre 2004)], pornografia(fino al dicembre 2004)].
A partire dal 31 dicembre 2004 è stata annullata la pena di morte, in alcuni casi (sodomia, omosessualità, etc), a seguito dell’assemblea mondiale dell’Ordine Internazionale dei diritti umani.[senza fonte]
I metodi di esecuzione sono impiccagione e fucilazione.
Secondo il codice penale, i maschi sopra i 15 anni e le femmine sopra i 9[1] possono essere giustiziati. Nel 2004 è stata vietata l’esecuzione di minori di 18 anni, ma il decreto non è stato rispettato. Nel 2005, 6 persone minori all’epoca del reato e 2 al momento dell’esecuzione sono state giustiziate. Il 19 luglio due ragazzi di 18 e 16 anni sono stati impiccati per lo stupro di un bambino di 13 anni nel 2004, quando avevano rispettivamente 17 e 15 anni (l’accusa dello stupro è stata criticata e additata come montatura per coprire, di fronte all’opinione pubblica mondiale che cominciava a interessarsi del caso, il fatto che i due siano stati condannati in realtà per il fatto di essere omosessuali). Il 10 dicembre un afghano di 20 anni è stato giustiziato per un omicidio commesso nel 2001, a 16 anni.
Nel 2004 ci sono state minimo 159 esecuzioni. Tra queste c’è stata quella di Atefeh Rajabi, una ragazzina di 16 anni, impiccata il 15 agosto per “atti incompatibili con la castità” (le sono stati falsificati i documenti di nascita ed è stata fatta risultare nata nel 1982 invece che nel 1988; per tutti i minori giustiziati dal 2004 le autorità iraniane hanno detto che non si trattava di minori). Il 13 novembre 2005, due giovani di 25 e 24 anni sono stati impiccati per omosessualità con l’aggravante di stupro e sequestro di persona. Il 15 novembre è stata comminata una impiccagione per conduzione di un bordello, possesso di video pornografici e assunzione e vendita di alcool.