Alessandro Quarchioni, assessore al Comune di Mogliano
L’assessore comunale Alessandro Quarchioni interviene a proposito dell’antenna sull’edificio dell’acquedotto del Tennacola, per la quale i cittadini volevano risposte in merito alla compatibilità con il regolamento edilizio vigente e la salvaguardia della salute:
«Credo che l’anonimo cittadino moglianese, che ha dichiarato: “Da alcuni giorni è apparsa un’altra antenna sull’edificio dell’acquedotto del Tennacola” (leggi l’articolo) prima di inviare il comunicato stampa “è impazzito oppure ha bevuto” (cito in modo scherzoso Francesco De Gregori) oppure, beato lui, è tornato da 1 anno di vacanza perché le antenne in oggetto sono state installate il 22 novembre 2013, quindi sono sul tetto dell’acquedotto del Tennacola da circa 11 mesi.
Ritengo sia opportuno ricordare al comitato che si è formato e a chi scrive, le motivazioni per cui a Mogliano è nato il progetto Wimax. All’inizio del precedente mandato elettorale, diverse zone del comune di Mogliano (Cigliare, Macina, Poggio, San Michele, San Pietro e Santa Lucia) erano interessate dal fenomeno del digital divide, fenomeno che si verifica nelle aree che distano più di 2,5 chilometri dalle centrali telefoniche; 249 famiglie, 1 zona industriale ed 1 zona artigianale non erano servite dalla connettività Adsl e prive di banda larga ed internet veloce.
Per questi motivi all’inizio del 2010 l’amministrazione del comune di Mogliano, di concerto con la società Wave Max e la provincia di Macerata, ha elaborato due progetti per la realizzazione di due distinte reti wireless, che attraverso la copertura territoriale delle aree in digital divide, portassero a garantire le stesse condizioni di accesso a tutti i cittadini e le imprese residenti nel nostro territorio, fornendo banda larga fino a 20 Mbit.
La realizzazione dei due progetti, ha portato ad una copertura wireless stimabile intorno al 99% dell’intero territorio comunale. Il comune di Mogliano si è dotato, in tempi rapidi e senza alcun costo di realizzazione, di due infrastrutture tecnologicamente molto avanzate che permettono universalità d’accesso e mettono tutti i cittadini e tutte le imprese, in condizione di potersi collegare alla rete e beneficiare di servizi sempre più essenziali, a prezzi molto vantaggiosi. Inoltre, grazie alla realizzazione di queste due infrastrutture, si è ovviato ai futuri limiti che incontrerà la tradizionale “rete in rame”, che difficilmente riuscirà a far fronte al costante e continuo aumento del traffico dei dati.
Credo sia doveroso rispondere a chi si chiede “se le antenne sono compatibili con il regolamento edilizio vigente, se sono state monitorate per salvaguardare la salute dei cittadini”, anche per motivi di trasparenza e per informare e tranquillizzare la cittadinanza, esponendo in modo sintetico l’iter che ha portato all’installazione delle antenne in oggetto, in quanto tutto il procedimento si è svolto nel rispetto delle norme vigenti.
L’antenna a Mogliano
Il 20 giugno 2012 la società Wave-Max srl ha richiesto all’Arpam Dipartimento provinciale di Macerata il parere radioprotezionistico per l’istallazione di un impianto Wimax; parere rilasciato il 20 luglio 2012 in cui l’Arpam “rileva la compatibilità con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità previsti dal decreto ministeriale, relativamente all’esposizione della popolazione al campo elettromagnetico”.
E’ da specificare e sottolineare che la società Wave-Max srl è assegnataria del diritto d’uso per la Regione Marche delle frequenze per sistemi Broadband Wireless Access (BWA) nella banda 3,4-3,6 Ghz (Wimax), concessione ministeriale ottenuta a seguito dell’asta indetta dal Ministero delle Telecomunicazioni, nel marzo 2008 tramite bando pubblico.
La società Wave-Max successivamente, il 19 settembre 2013, ha presentato al comune di Mogliano ed all’Arpam la comunicazione dell’inizio dei lavori, come previsto dal decreto legislativo, per gli impianti con potenza massima in antenna inferiore o uguale a 7 watt e con dimensione radiante non superiore a 0,5 metri quadrati; poi il 22 novembre 2013 ha installato l’impianto sul tetto dell’edificio del Tennacola.
Infine, ritengo opportuno precisare, per far capire a tutti una materia complessa come quella che stiamo analizzando, che le antenne di cui stiamo trattando hanno una potenza di 3,5 watt, mentre quelle per la telefonia cellulare possono arrivare a potenze di 60 watt e che da tutti i rilevamenti effettuati nel corso degli anni, non sono mai stati riscontrati significativi livelli di inquinamento elettromagnetico.
Per portare un esempio concreto la scorsa settimana è stato rilevato un campo elettromagnetico di intensità di 0,6 Volt/metro, mentre il vigente regolamento comunale prevede un limite massimo di 3 Volt/metro e la normativa nazionale dispone che non debba essere superato il valore massimo di 6 Volt/metro; quindi, nel caso specifico, ci troviamo di fronte ad emissioni pari a un quinto rispetto al regolamento comunale e ad un decimo rispetto alla norma nazionale».
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L’assessore Quarchoni credo abbia risposto in maniera esauriente e penso che sarebbe ora con tute queste prese di posizione dei contestatori perditempo.
I rilievi dell’assessore Quarchioni non dicono nulla di nuovo. Si sa benissimo che le normative sono alquanto “elastiche”; si pensi alla flessibilità dei valori che definiscono ‘potabile’ l’acqua, seppure è ovvio che anche una presenza di ‘atrazina’ a norma (?) sia da considerarsi insalubre. Non è comunque una novità che i relativi limiti siano stati, più di una volta, adattati a valori meno rassicuranti. In ogni caso, relativamente al problema in discussione, bisogna dire che non si tratta solo di valori del campo elettromagnetico (un recente controllo indicava 1,6 v/mt), ma anche di ‘frequenze’. Mentre il valore terrestre varia da 3 a 30 Hz, quello dei ripetitori possono superare milioni di Hz. Ciò detto, bisogna ribadire che le emissioni delle antenne della Wave Max si assommano a quelle di altro vicinissimo ripetitore della Telecon per cui i sottoscrittori della petizione, mai interpellati per ogni siffatta realizzazione (si è mai valutata una eventuale soluzione alternativa, magari più costosa per le ditte in causa, ma meno rischiosa per i cittadini?) siamo costantemente sottoposti ad un insieme di sollecitazioni per niente rassicuranti. Se l’evolversi della tecnologia richiede, comprensibilmente, adeguati impianti, è altrettanto scontato che la tecnica disponga di soluzioni alternative che non mettano a repentaglio la salute pubblica. Non mi sembra una sottolineatura ovvia e per niente velleitaria. Giusto?