Se le imprese «rosa» calano in settori tradizionalmente femminili come l’abbigliamento, sono sempre di più le donne marchigiane alla guida di imprese in settori tipicamente maschili, come l’edilizia, l’impiantistica, il calzaturiero. In quattro anni, tra il 2009 e il 2013, il sistema produttivo marchigiano ha registrato un calo di 2.054 imprese, passando da 177.771 a 175.617 aziende iscritte alle Camere di commercio. Sono invece aumentate, secondo i dati forniti dal Centro Studi della Cna Marche, le imprese al femminile. Si è passati da 42.415 aziende guidate da donne a 42.603, con una crescita di 188 attività. In crescita anche i bar, i ristoranti e le attività legate al turismo gestiti da donne, così come le attività immobiliari, i servizi finanziari, di direzione aziendale, le attività professionali ed i servizi alla persona. In forte calo, invece le imprenditrici agricole. Complessivamente nelle Marche ogni quattro imprese, una ha una donna al comando (il 24,3 per cento) e in alcuni settori, come la sanità e i servizi alla persona, ormai un’impresa su due è «rosa».
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Ipotesi:
impresa edile o calzaturificio in crisi, le banche fanno la loro parte e l’imprenditore ha il nome “bruciato”.
Apro una nuova ditta a nome della moglie o della figlia, sperando nei tanto sbandierati aiuti all’imprenditoria femminile.
La notizia, non contestualizzata, sembra bella.