Macerata, il partito del Minamor e i carrovincitoristi

Proposta/risposta a Pasqualetti per cambiare la città: facciamo socing come nel capolavoro di George Orwell. Ma forse c'è bisogno di un cambiamento un po’ più forte dei soli panem et circenses. Anche perché sotto il profilo dello sviluppo economico siamo tornati più o meno al 1984

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Carlo Cambi

Carlo Cambi

di Erasmo Crapapelata (alias Carlo Cambi)

Chiarissimo e stimatissimo professor Renato Pasqualetti,

sono a scriverle questa lettera per renderle pubblicamente grazie. Lei mi ha indotto a rileggere un libro immenso. Lo ha scritto subito dopo la seconda guerra mondiale un tal Eric Arthur Blair. Ha un titolo purtroppo profetico per come stiamo messi adesso: 1984. Più o meno è il potere d’acquisto che hanno in tasca i maceratesi, il valore delle loro case, il numero di occupati. In soldoni siamo tornati indietro di trenta anni. Anche se nel 1984 la crescita demografica era più sostenuta e anche le aspettative di futuro. Comprenderà caro Pasqualetti che se si guarda la realtà delle cose con questi numeri c’è poco da stare allegri. Vuole che glieli metta in fila per comprendere cosa è successo negli ultimi venti anni a Macerata? Vogliamo parlare delle tariffe, del calo demografico, del consumo di suolo, della perdita di occupazione, dell’arretramento del Pil? Sotto ferie è cosa triste. Ci sarà altra occasione. Leggendo il suo pregevole intervento su Cronache Maceratesi lei si propone di lanciare un’Opa (leggi l’articolo). Vuol dire che è sensibile ai temi economici. Se vuole ne discutiamo. Ma c’è una cosa che mi è dispiaciuta. Perché non mi ha citato per nome e cognome? Capisco: lo insegnavano alle Frattocchie – la vecchia e gloriosa scuola del Pci – , mai offrire una tribuna all’avversario. Il fatto si è che lei mi considera tale, io no. Io sono del suo partito: amo Macerata. La amo così tanto che ho scelto di viverci, non ci sono nato, ma la sento mia. Qui ho messo insieme la mia famiglia, qui pago le tasse (salate soprattutto quelle municipali), qui genero reddito, qui è nata mia figlia. Ed è per lei, come per tanti bambini, che cerco nel mio piccolo di darmi da fare per migliorare una città che ha i giardini sporchi, non ha la ludoteca, che nega le piscine, che ha pochissimi spazi per il gioco. Qui c’è anche mia madre che patisce l’Alzehimer e devo dire grazie agli operatori dell’IRCR (con i quali quando posso collaboro) per ciò che fanno. Ma anche questo mi porta a chiedermi se Macerata è o no una città a misura di bambini e anziani. Perché io abito in centro storico e intorno a me ci sono tante arzille signore over 80 alle quali facciamo la spesa talvolta perché di botteghe vicine ormai non ce ne sono più: avete fatto i centri commerciali, ma i nostri vecchi non ci possono accedere. E fanno fatica anche ad andare a Messa – per loro è vitale – perché la domenica l’ascensore di quel ParkSì che si vorrebbe riscattare pagando 2,5 milioni della comunità è chiuso. Vede Pasqualetti amare Macerata è cercare di capirla, di viverla. Non solo di comandarla. La cultura va benissimo, ma quando si hanno meno di 8 anni e più di 80 anni si ha bisogno anche di altro, magari di un autobus che funziona sempre e se si vuole bene amministrare bisogna evitare di salassare i cittadini con le tariffe dell’acqua e dei rifiuti che salgono a dismisura per fare utili che l’Apm invece di impiegare nel sostenere il servizio di mobilità spende per sponsorizzare investimenti a perdere economicamente, ma a vincere le elezioni. Dunque io amo Macerata, ma il mio amarla è un “i care”, mi occupo e mi preoccupo come credo debba fare un buon cittadino. Lei non mi consideri perciò un avversario: sbaglia. Perché una cosa voglio chiarirla a lei e a molti altri: io non sono candidato a nulla. E non mi candido a nulla. Per due fondamentali ragioni: la prima è che non mi sento all’altezza, la seconda è che non me lo posso permettere. Io vivo – come la stragrande maggioranza dei maceratesi – del mio lavoro, la mia famiglia tira avanti decorosamente con il nostro lavoro. Non ho prebende pubbliche: io. E allo Sferisterio ci vado pagando, volentieri, il biglietto. Chiarito questo però devo dire che mi ha fatto un gran piacere e anche sorridere l’essermi visto nei panni “di un improbabile condottiero con cuffia da piscina e ciambella”. La ciambella per la verità è colpa degli eccessi gastronomici, ma anche a lei, da quel che so, bere e mangiare non dispiace. Magari da qui in avanti mi firmo come Erasmo da Macerata detto il Crapapelata! Ora veniamo però al dunque.

Renato Pasqualetti

Renato Pasqualetti

La devo ringraziare perché leggendo il suo pregevole scritto – come traspare la cultura: una prosa sinfonica! – mi era sorto un dubbio: che lei si fosse fatto discepolo del pensiero debole. E francamente per uno nutrito a vincisgrassi e “Capitale” accodarsi a Gianni Vattimo mi pareva incongruo. O forse lei è debole di pensiero? Sarebbe disdicevole. Perché il suo appello al “volemose bene” mi era apparso riduttivo. Da un intellettuale organico – per dirla con Gramsci – e soprattutto perennemente in organico pubblico (lei, se non sbaglio, ha sempre campato con i soldi dei contribuenti: giusto?) ci si aspetta di più. Cercando di interpretare il suo pensiero ho trovato nella mia biblioteca la chiave. Lei si è ispirato a 1984 di George Orwell, al secolo mr Blair. Quando lei dice bisogna voler bene a Macerata immagina il Minamor, il Ministero dell’Amore che governa il Partito Unico. Il compito del Minamor è attraverso la psicopolizia di controllare tutto: di emarginare i dissidenti, di affermare che un pensiero diverso dal pensiero unico è cattivo perché non vuole il bene di tutti. Dica la verità: quanto le piacerebbe poter mettere un teleschermo in ogni casa maceratese e poter diffondere il pensiero unico del Grande Fratello e al tempo controllare tutti?! Per il bene collettivo, per voler bene a Macerata, ci mancherebbe altro! Pasqualetti sa da cosa ho ricavato che lei crede fermamente in questo? Dal suo mettere insieme – o è per rispetto della sua vicepresidente alla Form Stefania Monteverde? – i parcheggi, il centro, le piscine con lo Sferisterio. Perché il Minamor ha uno strumento formidabile per controllare i prolet – la gente comune che fa lavori pagati poco in cambio di minori controlli e di una fedeltà assoluta al Partito Unico: non le sembra di vederci un certo blocco sociale che sostiene i suoi amici di licenza (urbanistica) e di governo? – è il panem et circenses. Le faccio una proposta: alleiamoci e facciamo per Macerata un bel programma socing che significa produrre la neolingua, ma soprattutto riscrivere continuamente i fatti e la storia perché così si dà sempre ragione al Partito. Pensi che bella città da amare quella costruita su tre sole articolazioni sociali: il Partito Interno (di cui le fa parte) che comprende i leader, il Partito Esterno (che comprende i burocrati, quelli ai quali il suo partito strizza continuamente l’occhio) e i prolet ai quali io mi iscrivo. Sono d’accordo con lei Pasqualetti: facciamo un programma socing che sarebbe il socialismo realizzato di Orwell. Lo dica anche a Micozzi che si sta affannando per riscrivere la piattaforma elettorale del Pd.

Lo Sferisterio durante la prima dell'Aida

Lo Sferisterio durante la prima dell’Aida

Che lei abbia questa idea me lo ha fatto venire in mente sentirle affermare che la stagione dello Sferisterio è stata un successo. Scusi, ma lei non era quello che aveva decretato la necessità di far confluire lo Sferisterio nelle Muse di Ancona? Mi sbaglio o lei ha partecipato come amministratore a tutte le ultime gestioni fallimentari dello Sferisterio? Dico una non verità se affermo che Francesco Micheli lo avete nominato direttore solo dopo che in consiglio di amministrazione dell’Associazione Sferisterio il rappresentante dei Cento Consorti vi ha detto che le terne presentate per il dopo Ricciarelli erano inadeguate? In forza del Minamor lei Pasqualetti diventa un carrovincitorista? Glielo dico dal profondo del cuore: lei mi fa paura. Mi fa paura perché il suo retropensiero resta profondamente stalinista. Lei vuole fondare davvero il Minamor a Macerata per evitare che nasca e cresca il dissenso. Dietro il paravento del voler bene lei cela l’aspirazione al pensiero unico. Il fatto si è – e di questo i politicanti un po’ agé per militanza come lei non si sono resi conto – che oggi ci sono i social network, ci sono i siti come Cronache Maceratesi, ci sono i tweet e controllare l’informazione è impossibile: generare il pensiero unico è deleterio. Si rassegni Pasqualetti: i fischi a Tosca li hanno ascoltati tutti. Come pure alcune cadute della sua Orchestra. E sono stati moltiplicati all’infinito. Già che siamo a parlare di questo: ci fa il santo piacere di adempiere all’obbligo di legge sulla trasparenza e pubblicare sul sito della Form i bilanci ivi compresi gli emolumenti e soprattutto i rimborsi spese degli amministratori? Se lo fa le vorrò ancora più bene. Ma leggendo il suo pregevole scritto mi è venuta in mente anche un’altra possibilità di lettura del suo appello. Mi ha ricordato tanto il Nerone di Petrolini. Gliene riporto un passo, vedrà che si riconosce.

Nerone: “Ignobile plebaia! Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria…”

Pubblico:”Brao!”

Nerone: “Grazie! …E’ piaciuta questa parola… pria… Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona… Ora gliela ridico… Più bella e più superba che pria.”

Pubblico: “Brao!”

Nerone: “Lo vedi all’urtimo come è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bravo! Guarda…Domani… saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi. Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l’ora è suprema, l’affare s’ingrossa e… e chi la fa l’aspetta! Ed ora, ed ora vattene, diletta ciurmaglia!”

Ora lo capisce Pasqualetti perché siamo stanchi dei penultimatum: sulle piscine, sui presidenti di commissione indagati. Lo capisce Pasqualetti perché non ci piace che l’ospedale sia sempre in bilico, che Macerata sia irraggiungibile, che le frazioni siano senza piazze e siano dimenticate così come i bambini e gli anziani? Lo capisce perché siamo stanchi di vedere Macerata la bellissima, la nostra amatissima Macerata, marginalizzarsi nel tessuto economico e non dare lavoro ai giovani né alle famiglie la possibilità di farli studiare, isterilirsi in quello sociale con la morte del commercio e dell’iniziativa privata schiacciata sotto un mare inutile di cemento e di burocrazia, diventare forse ostaggio di denaro sporco ed essere lei medesima sporca e malservita? Lo capisce – come ha acutamente osservato su CM Maurizio Mosca (leggi l’articolo) – perché bilanci fallimentari delle amministrazioni non possono essere sanati dalla sua Opa del volemose bene? Ho paura che farebbe fatica a collocare sul mercato delle opinioni le sue “buone azioni”. Guardi Pasqualetti il trucco del Minamor non funziona più. Ormai i cittadini hanno mille occhi per vedere e mille orecchi per ascoltare. E soprattutto hanno memoria. Così può capitare che diano più retta a uno di cuffietta e ciambella piuttosto che a uno di falce e parcella.

Con ossequi.



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