Oggi è uscito in edicola l’ultimo numero dell’Unità. Il 29 luglio era stata annunciata la fine della diffusione del quotidiano, dopo che l’assemblea dei soci ha bocciato il piano dell’azionista di maggioranza Matteo Fago, che aveva proposto l’affitto della testata per 12 mesi e il salvataggio dei lavoratori.
Da mesi il quotidiano fondato da Antonio Gramsci soffre di una crisi di liquidità e ha accumulato 25 milioni di euro di debiti. I giornalisti della testata hanno protestato diverse volte, scioperando e non firmando gli articoli. Il 14 luglio la deputata di Forza Italia Daniela Santanchè e la conduttrice televisiva Paola Ferrari hanno presentato un’offerta per rilevare il quotidiano, ma il comitato di redazione si è opposto alla cessione.
Non è ancora chiaro quale sarà il futuro del giornale, che se non arriveranno offerte per un rilancio della testata rischia il fallimento.
Anche lo Spi- Cgil Macerata esprime solidarietà ai lavoratori della testata.
“Proprio come l’edizione de L’Unità di oggi anche la home page del nostro sito nazionale (www.spi.cgil.it) resterà bianca fino a domani in segno di solidarietà con la redazione e i lavoratori del giornale”. Lo annuncia lo Spi-Cgil di Macerata in una nota: “E’ un gesto piccolo, ma simbolico, – precisa il Sindacato dei Pensionati della CGIL – che evidenzia la nostra affezione ad una testata che si è sempre mostrata sensibile ed attenta alle ragioni dei lavoratori e dei pensionati, tant’é che nell’ultimo numero ospita un articolo del nostro Segretario nazionale Carla Cantone.
Ci auguriamo con tutto il cuore che quello de L’Unità non sia un addio, ma un arrivederci».
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Dispiace sempre apprendere che delle persone sono in difficoltà con il lavoro.
La crisi colpisce un pò tutti i settori, tuttavia, se il quotidiano in questione non riesce a vendere un numero elevato di copie, potrebbe essere perchè i contenuti sono poco apprezzati dai lettori.
Indipendentemente dalle cause, il fatto che si siano accumulati anche dei debiti, nonostante le agevolazioni per l’editoria, apre altre riflessioni.
Se non erro, per alcuni giornali vi sono contributi diretti ed indiretti (denaro di importi anche consistenti), vi è un regime fiscale agevolato, così come agevolazioni per i costi postali.
Mi domando come fanno allora le “normali” imprese a resistere ancora, senza tutti questi incentivi.
Per quanto riguarda la mia opinione della cgil, anche io lascio in bianco le prossime righe ( che è meglio)