Un’assemblea pubblica per parlare del bilancio di previsione che sarà proposto nelle prossime settimane all’approvazione del Consiglio comunale. E’ questo lo scopo della riunione organizzata per mercoledì sera, 23 luglio alle ore 21.30, dall’amministrazione comunale di Civitanova nella sala consiliare di Palazzo Sforza. L’incontro, al quale sono stati invitati tutti i consiglieri dei sei comitati di quartiere, sarà aperto a tutta la cittadinanza. “Abbiamo pensato fosse opportuno organizzare dei momenti di incontro con la popolazione per illustrare i contenuti della proposta di bilancio di previsione 2014 – commenta il sindaco Tommaso Claudio Corvatta – In vista dell’approvazione del bilancio in Consiglio comunale è utile dialogare con i cittadini, così da pprofondire i contenuti dell’atto di programmazione di tutta l’attività amministrativa della città. Mi auguro sia un’occasione utile per chiarire tutti i dubbi dei cittadini ed illustrare dettagliatamente i contenuti della proposta approvata nei giorni scorsi in giunta”.
(l. b.)
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forza sindaco metti on line quello che avete deciso.
non posso venire all’incontro se non so bene di cosa si parla, dei numeri che avete deciso ed in base a quali relazioni dei tecnici.
comunque indire un’assemblea partecipata con un preavviso così breve sembra quasi fumo negli occhi.
io comunque ci sarò, se da qualche parte mi sarà dato modo di studiare i dati
“Ma come è buono lei”, diceva Gian Domenico Fracchia al suo direttore e noi potremmo riferirci al sindaco Corvatta. Sul bilancio preventivo, documento già approvato dalla giunta, mega assemblea con tutti dentro: quartieri e cittadinanza, gran confusione non si decide nulla, però ci si libera la coscienza sulla partecipazione. Lo stesso discorso vale per la “edilizia partecipata” – anch’essa promessa nel programma elettorale – assemblee mal impostate e senza costrutto sulla zona Ceccotti e tutti a casa. Ma cosa ci si può attendere da un’amministrazione che non fa funzionare la commissione bilancio, cioè non discute il preventivo nemmeno con i consiglieri? Così a pochissimi giorni dal voto in consiglio comunale assemblea con i cittadini, senza alcuna possibilità di modificare le decisioni già prese. Per me “bilancio partecipato” si intende un percorso condiviso, una partecipazione effettiva dei cittadini alle scelte che li riguardano. Perciò assemblee in ogni quartiere, incontri con le singole categorie e tutte le associazioni cittadine, al termine delle quali la giunta – riunita la commissione consiliare competente – formula la proposta definitiva di bilancio da portare in consiglio. Nel modo in cui agisce, invece, l’amministrazione dimostra di non credere nei comitati di quartiere, di cui pur ha voluto l’elezione diretta. Infatti essi non funzionano, non si nota il loro operato. Così come sono impostate le cose è solo fumo negli occhi, la giunta di sinistra non si distingue dalle precedenti. Decisioni prese nel palazzo, che passano sulla testa dei cittadini costretti a subirle – inclusa la pesante tassazione – senza poter contribuire a determinarle.
Al comune deve essere scoppiata l’ultimo ritrovato della guerra neurologica, la famigerata bomba al neurone, che distrugge i cervelli ma salva il resto.
Il bilancio partecipato è leggermente differente:
http://www.scribd.com/doc/103273250/03-Bilancio-Partecipato-e-Linee-Di-Intervento
Per non parlare della democrazia partecipata (per approvare la quale sarebbe bastato un mese):
http://www.scribd.com/doc/103273242/02-Democrazia-e-Linee-Di-Intervento
E, ovviamente, l’urbanistica partecipata:
http://www.scribd.com/doc/103273255/04-Urbanistica-Partecipata-e-Linee-Di-Intervento
Non è un caso che solo il 3,7% degli aventi diritto al voto abbia votato per quella farsa dei Comitati di Quartiere, inutili e falsi sin dal nome:
Il comitato è un ente, previsto dall’ordinamento giuridico italiano, che persegue uno scopo altruistico, generalmente di pubblica utilità, ad opera di una pluralità di persone che, non disponendo dei mezzi patrimoniali adeguati, promuovono una pubblica sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari a realizzarlo. Esempi sono i comitati di soccorso o di beneficenza e i comitati promotori di opere pubbliche, monumenti, esposizioni, mostre, festeggiamenti.
La disciplina dei comitati è contenuta negli articoli da 39 a 42 del Codice civile.
L’atto costitutivo, ossia l’accordo tra i componenti del comitato che dà vita allo stesso, non richiede forme particolari ma deve comunque specificare lo scopo in vista del quale il comitato è costituito.
I componenti del comitato (promotori) annunciano al pubblico lo scopo da perseguire ed invitano ad effettuare offerte in denaro o di altri beni. Il denaro e i beni così raccolti (donazioni), che vanno a costituire il fondo del comitato, non appartengono ai promotori né a coloro che li hanno donati (oblatori) ma sono irrevocabilmente destinati allo scopo annunciato, sicché il comitato possiede una sua autonomia patrimoniale seppur imperfetta. Qualora i fondi raccolti siano insufficienti allo scopo, o questo non sia più attuabile, o, raggiunto lo scopo, si abbia un residuo di fondi, l’autorità governativa stabilisce la devoluzione dei beni, se questa non è stata disciplinata al momento della costituzione.
Delle obbligazioni assunte verso terzi rispondono non solo il comitato, con il suo fondo, ma anche, personalmente e solidalmente, tutti i suoi componenti. Se ottiene il riconoscimento, il comitato diventa una fondazione o, secondo altri, un’associazione riconosciuta, comunque una persona giuridica e, quindi, risponde delle obbligazioni solo con il suo patrimonio. Nessuna responsabilità per le obbligazioni del comitato grava, invece, sugli oblatori che sono tenuti soltanto a effettuare le oblazioni promesse.
I componenti del comitato compongono l’assemblea dello stesso, organo non citato dal codice civile al quale, tuttavia, si ritiene spettino tutte le decisioni necessarie alla vita dell’ente. L’assemblea affida l’incarico di gestire l’attività dell’ente agli organizzatori, non necessariamente scelti tra i promotori del comitato. Gli organizzatori e coloro che assumono la gestione dei fondi raccolti sono responsabili, personalmente e solidalmente, della conservazione dei fondi e della loro destinazione allo scopo annunziato; si discute, però, se tale responsabilità sussista nei confronti dell’ente o degli oblatori.
Il comitato può stare in giudizio nella persona del suo presidente.