Giulio Salerno, Antonio Pettinari, Massimo Rubechi e Simone Calzolaio durante il consiglio provinciale
di Claudio Ricci
Università, politici, tecnici, sindacati e cittadini intorno ad un tavolo per essere informati e capire com’è la riforma Del Rio, quella, per intenderci, che ha declassato le Province ad enti di area vasta con minori trasferimenti da parte dello stato e funzioni amministrative ridotte. Un cambiamento che non riguarderà l’ente maceratese fino alla scadenza dell’attuale madato, che avverrà nel 2016. Un termine a cui la Provincia ha deciso di prepararsi per tempo attraverso un consiglio aperto, a cui sono interventi Giulio Salerno, docente di Economia e Diritto dell’università di Macerata e i ricercatori Simone Calzolaio e Massimo Rubechi. Consiglio partecipato, oltre che dai tecnici e dagli esponenti di Cgil, Cisl e Uil anche dai sindaci, dai presidenti delle comunità montane, da esponenti dell’università e dai dipendenti della pubblica amministrazione. Al centro del dibattito una lezione, che partendo dal tema delle problematiche applicative della legge ha fornito numerosi spunti di riflessione. Dalla relazione di Calzolaio si evince come le Province dovranno affrontare tutta una serie di cambiamenti a partire da quelli di profilo istituzionale, cominciando dalla composizione e dalla elezione dei vertici. Il nuovo organo apicale dell’ente sarà composto da un presidente, un consiglio, e un’assemblea dei sindaci. Il presidente sarà eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della provincia e rimarrà in carica quattro anni. Possono essere eletti presidenti i sindaci dei comuni il cui mandato non scade nei successivi 18 mesi e i consiglieri provinciali e presidenti della provincia uscenti (ma solo per questa prima volta e senza diritto al voto). Il consiglio provinciale, in carica per due anni, varierà nel numero in base agli abitanti della provincia: nel caso di Macerata, provincia con popolazione oltre i 300mila abitanti, si parte da 12 componenti eletti dagli stessi sindaci e consiglieri comunali. Gli incarichi di presidente, consigliere provinciale e componente dell’assemblea dei sindaci sono esercitati a titolo gratuito. Altro discorso per ciò che riguarda le funzioni, aspetto ancora non precisamente definito dalla legge del Rio. In sostanza i nuovi enti vedranno svuotate le proprie competenze, mantenendo la gestione dell’edilizia scolastica, la programmazione della rete delle scuole compresi i compiti di pianificazione in tema di trasporti e ambiente. In più, avranno il compito di controllare i fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e di promozione delle pari opportunità. Tutte le altre competenze passeranno ai comuni, a meno che le regioni non preferiscano tenerli per sé.
«Dato il trasferimento delle competenze e delle risorse dalle Province alle Regioni e ai Comuni – ha dichiarato il presidente Pettinari – l’obiettivo della giornata di oggi è quello di capire come continuare a garantire la continuità e la qualità dei servizi al cittadino di cui la provincia si è sempre fatta carico. Una giornata di analisi resa possibile dalle competenze messe a disposizione dal tavolo tecnico promosso grazie alla collaborazione del professor Salerno. Un luogo di alte professionalità che si avvale dei contributi delle quattro università marchigiane e vuole formare gli amministratori al fine di affrontare al meglio questa piccola, grande rivoluzione. Per questo ho già proposto il tavolo (primo in Italia) come soluzione da adottare a livello nazionale e vorrei ufficializzarlo tramite un protocollo d’intesa con l’Upi»
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pure questo vo fa le riforme,ormai è diventato lo sport nazionale e i cittadini……………………pagano!!!!!!!!!!!!!!!!!
Le Province devono chiudersi; anzi no, dietrofront del Governo, le teniamo però ci mettiamo gli amministratori locali dei comuni; tanto non hanno niente da fare ai comuni, così gli facciamo fare qualcosa (ironicamente, sia ben inteso). Oppure sta a vedere che è una scusa per fargli dire che, se le cose vanno male in comune è perchè si sono troppo impegnati per la provincia, o viceversa (qui c’è un po’ di realtà).
Però dobbiamo risparmiare perchè occorre tagliare le spese; anzi no, dietrofront del Governo, le competenze rimangono ed allora i fondi alle province arriveranno lo stesso.
Però chi andrà ad amministrare avrà il suo peso. Cavoli. Se ci andassi io che ne peso oltre 120 kg conterei più di tutti !!! Invece no, qualcuno che nei grandi palazzi prende fior di migliaia di euro l’anno per fare calcoli statistici, invece che pensare a risolvere la crisi si inventa un calcolo empirico che dice chi nel voto vale 6, chi 3, chi 2 in base agli abitanti. Sta a vedere che tra poco i barchetti non li facciamo più arrivare a Lampedusa, ma da noi, così gli diamo la residenza per un po’ di tempo, quanto vale per il calcolo dei residenti, almeno i consiglieri dei comuni valgono di più. Tanto sembra che allo Stato piaccia ciò: per la prov di MC ha stanziato 103mila euro per i rifugiati politici, per la loro integrazione nel contesto sociale. E per chi dei nostri soffre la crisi? per i nostri imprenditori? forse qualcuno a Roma pensa che per risolvere la crisi economica basta trovare la legge elettorale o sapere quante sedie ci saranno in Parlamento la prox tornata o trovare il calcolo per attribuirle.
Ultima cosa che forse è sfuggita ai giornalisti (fotografi e cineoperatori tanti, ma poi di scrivani non ne ho visti; come si fa poi a scrivere gli articoli???). Con la nuova riforma gli amministratori dei comuni dovrebbero ricoprire i nuovi incarichi provinciali; naturalmente Civitanova e Macerata dovrebbero essere le capofila. Di questi comuni, non c’era nessuno degli amministratori, a dimostrazione di quanto a lor signori interessi la gestione del territorio e di chi vi abita. E noi andremo a finire nelle loro mani. Le premesse sono lampanti; poi vedrete che invece, quando si tratterà di accordarsi su chi avrà le nomine, allora si muoveranno TUTTI.